Nei dintorni della palestra di roccia delle Crêtes (Bionaz) è stato tracciato un sentierino, una deviazione al sentiero n. 4 per il Berrié, indicato come Percorso naturalistico panoramico Gaules. Lo integriamo qui in una breve escursione che consigliamo di fare, prendendosela comoda, in mezza giornata, dandosi il tempo di osservare e riflettere con calma. Al ritorno ci starà l’aperitivo (mattina) o la merenda (pomeriggio) con ampia scelta fra i locali di Dzovennoz o l’Alpe Rebelle a Chez-Chenoux.
- Accesso: Provenendo da Aosta sulla S.S. 27 del Gran San Bernardo, a Variney (Gignod) prendere a destra per la Valpelline (S.R. 28) e seguire la direzione Bionaz.
- Parcheggio: slargo all’imbocco della galleria di Perquis (Bionaz), sulla destra per chi sale, 1586 m.
- Inizio salita: Frazione Moulin, di fronte al parcheggio, segnavia n. 4.
- Punto culminante: Alpeggio Lo Gran Ronc 1850 m.
- Dislivello circa 270 m.
- Punto d’acqua alle Crêtes.
Avvertenza per capire il paesaggio naturale della Valpelline
In Valpelline le rocce sono sovente “infilate a coltello” quasi verticalmente sul fondo della valle e sui bassi versanti. La “lama del coltello” è quasi sempre orientata parallelamente al corso della valle (direzione NE-SW). Le “lame” della roccia sono costituite dai piani in cui si concentrano i minerali alternativamente bianchi e neri. Tali piani, tagliati in superficie, ci appaiono in sezione, dando alle rocce affioranti l’apparenza di striscioline chiare e scure. Fratture e grosse faglie si producono lungo questi piani per tutto il fondovalle, ma anche la semplice erosione scava solchi o creste a seconda della resistenza dei minerali nella roccia.
Dal Moulin alle Crêtes
Il piacevole sentiero n. 4, largo e ben tracciato, si alza senza strappi passando, ad una certa distanza, sotto la palestra di roccia e giungendo ad attraversare il minuscolo villaggio delle Crêtes. Questo è ora raggiunto da una stradina asfaltata da Dzovennoz ed è dotato di un B&B. Vi si trovano un magnifico forno da pane in pietra e una fresca fontana, oltre a fabbricati tradizionali di pregevole fattura con segni di vita montanara.
Dalle Crêtes alla sommità del sentiero natura
Dal parcheggino del villaggio si sale seguendo le indicazioni “Percorso naturalistico panoramico Gaules” e si imbocca il sentiero n. 4 poco sopra la stalla. Tralasciando il primo bivio a destra si imbocca il secondo, sempre seguendo le indicazioni del sentiero natura. Alcune attrezzature facilitano la progressione e ad un punto panoramico è possibile, un po’ acrobaticamente, salire lungo il tronco di un larice per passare sopra un roccione proteso sulla valle. La salita prosegue dolcemente fino a portarsi in cresta, dove si procede in piano con varie panchine in legno fino al punto di ricongiungimento con il sentiero n. 4 per il Berrié.
Dal culmine del sentiero natura al Gran Ronc
La tranquilla salita nel bosco rado di larici porta in breve al bel ripiano del Gran Ronc raggiunto da una pista sterrata proveniente da Chez-Chenoux, dove eventualmente si può passare per il ritorno, visitando la Marmitta dei Giganti. In generale, per la discesa conviene tenersi sempre sul sentiero n. 4 fino alla macchina.
Approfondimento: una preziosa chiave di lettura delle nostre rocce
Prima di iniziare la salita (per chi è scrupoloso) o al rientro (per chi è impaziente di partire) conviene percorrere a piedi la strada dismessa sul fianco esterno della galleria, dove sono meglio esposte le associazioni minerali che definiscono la roccia locale.
Tralasciando l’iniziale ingabbiamento in reti metalliche, la parete espone poi per un lungo tratto una roccia fittamente listata di granellini neri lucenti in una pasta bianca. Vi troviamo un anfibolo calcico, identificabile come orneblenda (granellini neri), e plagioclasio (pasta bianca). Per formarsi, tali minerali richiedono elevate temperature e poca profondità nella crosta terrestre, entro una placca continentale. Si ipotizza che le nostre rocce si siano formate in una crosta continentale assottigliata per distensione e scorrimento sopra una colonna di roccia calda del mantello in risalita. Tali condizioni possono essersi verificate alla fine dell’era Paleozoica (circa 270 milioni di anni fa), con la frammentazione del supercontinente Pangea. Abbiamo quindi accesso, su questo affioramento, alle rocce che esistevano prima delle Alpi, prima cioè che le masse rocciose della regione venissero sistematicamente trasformate dall’orogenesi alpina (che possiamo far iniziare circa 70 milioni di anni fa). La conoscenza dell’antica “materia prima” è della massima importanza per ricostruire la storia geologica ante-alpina, e per capire le trasformazioni intervenute nel processo di surrezione delle Alpi. Altro problema interessante è capire come hanno fatto queste rocce a sfuggire al “tritacarne” alpino. Si capisce così perché la Valpelline è intensamente frequentata dai geologi di tutto il mondo.
Verso lo sbocco a monte della galleria la roccia si tinge di rosa popolandosi fittamente di granati. Una parte di essi si aggrega a corona attorno ad una grossa lente bluastra di anfibolite. In diverse bande e lenti i granati evolvono parzialmente in altri minerali (biotite) mantenendo la forma geometrica loro propria.
Attorno ai granati più antichi, grossi come ciliegie, cristallizzano altri granati più freschi, grossi la metà: segno forse di una ripresa dei processi di fratturazione del supercontinente (rifting) dopo una fase di rallentamento segnata dalla comparsa dell’anfibolo sui vecchi granati.
Grazie Francesco per la interessante e dettagliata (come sempre) descrizione ! L’occasione di vedere le pegmatiti e gli adorati granati non me la perdo ! Per me, cresciuta a gneiss Dora-Maira , serpentiniti ed eclogiti (meglio se granatifere), la geologia della Valpelline è una botta di vita…Grazie !
Patrizia
Grazie Patrizia di questo simpatico commento di una del mestiere!