Quando la roccia gioca con l’acqua e col fuoco.
Scopriamo la roccia che si tira come la pasta sfoglia e fonde sotto ai vulcani.
Località: Hône e Pontboset (Valle d’Aosta).
Accesso: Autostrada A5 uscita Verrès, a destra SS 26 fino in località Bard, innesto a destra SR 2 della Valle di Champorcher, nel centro di Hône svoltare in piazza del Municipio, attraversare il torrente Ayasse, proseguire a destra fino al primo tornante.
Parcheggio: nel tornante. Se non c’è posto ritornare per 300 m al piazzale camper sulla sinistra.
Tipo di percorso: visita della forra di Hône, poi salita a Courtil partendo dal centro di Hône.
Segnavia: giallo, verticale, indicazione “Le Tre Goye di Hône” per la prima parte.
Quota partenza visita della forra: 400 m circa
Quota partenza escursione a Courtil: 360 m
Nota: è naturalmente possibile andare a visitare il “vulcanello fossile” in macchina parcheggiando a Courtil.
Quota arrivo: Courtil 1240 m
Dislivello: quasi nullo per la visita dell’orrido; 900 m circa per Courtil.
Durata: 1 ora la visita dell’orrido; 3 ore la salita a Courtil.
Periodo consigliato: per la visita dell’orrido qualsiasi stagione va bene purché non vi sia ghiaccio o neve al suolo (succede di rado). Per la salita a Courtil in pieno inverno possono essere utili le racchette da neve. Sconsigliata la piena estate.
Avvertenze: Per i gruppi con bambini è consigliabile limitare la visita dell’orrido alla prima sosta attrezzata.
Documentazione: La Valle di Champorcher, Ed. La Traccia, Aosta
Ultima verifica percorso: settembre 2014
Tema geologico: Evoluzione tettono-metamorfica del basamento crostale apulo.
La neve si fa sospirare? Niente paura! Ecco un giro natalizio con finale a messa nel suggestivo e sperduto borgo di Pontboset, appuntamento in chiesa il 24 dicembre alle 21,30. Oppure una originale fine d’anno con cenone all’agriturismo (Le Moulin des Aravis, frazione Savin, prenotare al n° 0125 809831) l’acqua dell’Ayasse che spumeggia silenziosa dietro le vetrate, sempre a Pontboset ma in una frazione più in alto. In ogni caso qui ci occupiamo dell’aperitivo: una succosa giornata al sole dell’adret di Hône dopo un preludio nella penombra della forra, fra vasche da favola e cascatelle degne dell’Alhambra. | |
Inoltriamoci dunque sulla stradina indicata dal cartello giallo e attraversiamo l’Ayasse su di una passerella metallica. Primo incontro dall’alto del ponte con l’acqua dalle verdi trasparenze e dalle chiare e levigate pareti rocciose. Poi si risale lungo il torrente passando in rassegna le “tre goye”, cioè le tre serie di vasche limpide e canalette spumeggianti. Dopo un secondo belvedere attrezzato con panchina e cartelli (leggere almeno quello geologico!) c’è la possibilità di scendere sul greto del torrente e passeggiare brevemente sulla roccia sana e compatta, con poco detrito e senza fratture. | |
Sotto i nostri piedi, una fantasmagoria di striscioline bianche e verdine accompagna o interseca il flusso dell’acqua in suggestivi giochi senza fine. In effetti camminiamo su antichi assemblaggi profondi a quarzo + giadeite parzialmente retrocessi nella risalita in superficie. Gli assemblaggi a quarzo + giadeite sono il prodotto della trasformazione di parti di crosta continentale (sedimenti, graniti) trascinati a grande profondità (almeno 60 km) nel corso di processi di sovrapposizione fra placche litosferiche. La sovrapposizione di due placche o di loro parti è il processo che crea le catene di montagne in tutto il mondo. Infatti sulla superficie terrestre il movimento reciproco delle placche, quando è convergente, fa accavallare i bordi, ispessire la crosta e quindi elevare di quota la superficie stessa. Ma fa anche giungere le rocce crostali a maggiori profondità, che poi alquanto misteriosamente risalgono all’affioramento. La geometria di questo affioramento in sottili e regolari letti paralleli è dovuta alla notevole disponibilità di fluidi durante la risalita in superficie. Tali fluidi derivavano probabilmente dalle vicine rocce oceaniche intrise d’acqua che ora sono esposte poco più a monte nella stessa vallata. Da che mondo è mondo, ad aggiungere acqua si ammorbidisce l’impasto e si facilita la creazione di forme filanti e complesse. | |
Ritornati al capoluogo di Hône, ci si incammina a sinistra verso Champorcher e subito si imbocca via Alfano per un centinaio di metri, quindi si svolta a destra in un sottopassaggio e si esce in salita fra le vigne. Prima di attraversare due volte la strada regionale si avrà modo di esaminare lo scalino roccioso che sovrasta il paese, composto di minerali più retrocessi e meno leggibili che nell’orrido. Toccata ancora in una curva la strada regionale si prosegue dritto oltre una cappella fra le vigne e poi fra i castagni. Ci si rende qui conto di essere su di una mulattiera speciale, ampia e con pendenza moderata: è la strada militare fatta costruire a varie riprese dal Settecento (guerre napoleoniche) alla vigilia della prima Guerra mondiale. | |
Nel villaggio di Charvaz, a monte del gradino roccioso, la mulattiera diviene stradina asfaltata, attraversa la regionale e prosegue per Folliasse e Barge prima di ridivenire mulattiera. Risalito il pendio boscoso con ampi tornanti, la mulattiera sbuca sulla strada asfaltata per Courtil che si segue per una cinquantina di metri, quindi si prende a sinistra il Chemin des lauzes a tratti lastricato che già illustra lo stile degli affioramenti in quota, dove sorgono le cave di lastre per coperture e rivestimenti in pietra. Infatti le striscioline che vedevamo nella forra qui divengono grigie sequenze di piani di foliazione su cui le pareti rocciose si modellano in “placche” alpinistiche subverticali. | |
Dopo aver attraversato una carrareccia, la mulattiera giunge sotto alle case di Courtil e passa ai piedi di un impluvio in forma di parete piatta moderatamente inclinata. Questa parete ripropone, più deformate, le sequenze eclogitiche della forra con alcune lenti decimetriche di epidoto color verde pistacchio. Ma soprattutto, a lato del ruscelletto saltellante, con bell’effetto scenografico, la parete chiara è tagliata da un dicco lamprofirico verde-azzurro scuro, una sorta di vulcanello fossile. | |
Il dicco è limitato da due piani paralleli verticali distanti una quindicina di centimetri, dai contatti netti che intersecano brutalmente i letti quarzo-giadeitici. La roccia è una pasta microcristallina omogenea con rari inclusi dell’incassante. | |
Un secondo dicco più sottile si apre sulla parete bagnata verso destra. La roccia magmatica ha fornito un’età radiometrica di poco più di 30 milioni di anni: un sussulto tardivo, quando la catena alpina era già sistemata al suo posto. Siccome tutto l’arco alpino, dall’Adamello a Traversella, registra un’ondata di magmatismo in quel preciso periodo, si è interpretata questa vampata di calore come l’effetto dell’avvenuta collisione in profondità fra la placca europea in subduzione, che vola in pezzi, e la base frontale della placca africana. Ecco dunque fra le severe montagne di Hône, poco abitate d’estate e ben silenziose in questo secco inverno, una testimonianza diretta di quanto il nostro pianeta macina lentamente laggiù, all’insaputa di quasi tutta l’umanità.Una visitina al grosso villaggio di Courtil farà ammirare pregevoli costruzioni tradizionali e riposanti scorci ricchi di civiltà montanara. Il ritorno potrà avvenire, fra assordanti fruscii di foglie secche, sulla stessa via dell’andata. |