Itinerario aggiornato a gennaio 2019
Accesso: Donnas, Valle d’Aosta. Frazione Bondon, che si raggiunge dopo breve deviazione a destra dalla strada della collina per Albard. Ampio parcheggio.
Tipo di percorso: ad anello.
Quota partenza: circa 500 m
Quota massima: circa 1200 m
Tema geologico: Ultime fasi evolutive delle eclogiti sia basiche che silicee ricomprese nei “micascisti eclogitici”. Riconoscimento di una deformazione gravitativa profonda di versante.
Percorso alternativo: se si dispone di poco tempo limitarsi a Peragema 980 m; ritorno per la via dell’andata.
Precauzioni: avviarsi solo se suolo non innevato, se no ci si perde.
Avvertenze: totale assenza di acqua.
Antichi blocchi di frana scavati e chiusi per farne cantine.
Il gran versante dell’adret di Donnas è interamente costituito da materiale roccioso fratturato, che forma un accumulo incoerente di massi separati da buchi, il tutto ricoperto dal bosco di castagno. Il versante è coronato in alto dal festone verticale della nicchia di distacco.
Dalle case di Bondon salire per la bella mulattiera segnata con il n° 8. Dopo una decina di minuti osservare una bella roccia incisa sul sentiero, visibile solo con luce radente. Notare pure le numerose cavità che discretamente si aprono a lato del sentiero: d’estate, nella gran calura da questi orifizi soffia una piacevolissima aria gelida, che ora d’inverno passa inosservata.
Ci si rende ben presto conto che in tutto il percorso non si calpesterà mai alcun affioramento di roccia in posto, ma solo detrito a blocchi eterometrici, a volte enormi. Per questo motivo non si troverà mai un filo d’acqua in superficie. L’accumulo detritico copre il ripido versante con pendenza nell’insieme uniforme, regalando rari ma preziosi balconi panoramici sullo sbocco della Dora in pianura. Questi balconi panoramici corrispondono in genere a “grumi” di roccia più integra, spremuti alla superficie del corpo di frana nel corso dei movimenti di rilascio e ricomposizione tipici delle deformazioni gravitative profonde di versante. In pratica si tratta di grandi frane un po’ speciali, in cui il materiale crollato non precipita a valle su lunghi dislivelli, ma porzioni di versante si “siedono”, si allentano lungo solchi beanti e si riassestano fratturandosi su livelli poco inferiori, come se scendessero ad occupare un vuoto interno.
Alla Croix de Piole ammirare la cappella tripla con tettuccio trionfale, poi girare a sinistra sempre seguendo il segnavia n° 8. Il sentiero è a volte nascosto da cumuli di foglie secche di castagno, ma abbastanza ben segnalato.
A Piole toccare la pista sterrata e salire sul detrito, come da segnali gialli, a visitare la prima bella barma con due locali sotto roccia. La barma è una roccia atta a costituire, al naturale o mediante lavori, un magazzino per materiali e prodotti agricoli nonché un riparo provvisorio per gli uomini. Se sotto la barma viene ricavato, mediante scavo e/o consolidamento murario, un locale dotato di una porta e a volte di una presa di luce, questo si chiama barmet e in genere viene arredato con rozzi ripiani, nicchie, panche e, raramente, con un focolare. Ovviamente un barmet si può ricavare in questo modo solo sotto massi erratici o detritici. L’interesse della costruzione sta nella costanza della temperatura, che varia poco nel corso delle stagioni ed è generalmente fresca, favorendo la conservazione delle derrate alimentari. Per estensione da questo concetto naturale di conservazione, vengono chiamati “balmetti” anche altre costruzioni atte ad immagazzinare alimenti, come quelle legate alle correnti di aria fredda ai piedi della roccia di Borgofranco.
Proseguire quindi attraversando la pista proveniente da Albard e salire a Peragema, che si annuncia con imponenti rupi, altissimi ripari sotto roccia e antichi ripostigli con graticci in legno per accumulare foglie da lettiere. Trascurando il bivio salire a sinistra per entrare fra case e roccioni, ripiani megalitici e barme a profusione.
Notare, all’inizio del villaggio, il pregevole relitto di eclogite basica (boudin verde scuro di onfacite) sul roccione a sinistra del sentiero, proteso a valle, che sostiene un piccolo fabbricato.
Questi boudins (lenticelle deformate) che espongono minerali di alta pressione ci fanno capire che siamo nell’unità dei Micascisti eclogitici, composta prevalentemente da parascisti e metagranitoidi, entrambe rocce derivate dal basamento continentale dell’antica placca adriatica (africana). Ricordiamo (vedere Manualetto di geologia alpina) che è di grande interesse trovare rocce continentali riequilibrate ad altissima pressione, in quanto generalmente si ritiene che le rocce continentali, più leggere, non possano sprofondare in subduzione sotto un’altra placca. Vi è qui evidentemente un nodo fondamentale per la conoscenza del nostro Pianeta.
Notare pure una vistosa roccia a coppelle a lato del sentiero ove questo riprende verso monte. Altre coppelle sono incise a valle del sentiero e verso il risalto roccioso che sostiene la panoramica cappellina, esposta sul baratro della valle.
A quota 1162 si lascia a destra un rudere e si piega a destra salendo a mezza costa fino al bivio per il Gias superiore; a questo punto si è già in vista del Gias inferiore e dei suoi barmet. Passati accanto alla costruzione principale si prosegue in discesa seguendo questa volta il segnavia n°9. Continuare verso sud-est, poi sud, fino all’antico nodo viario di Beuby, ora in completa rovina e amputato del suo ruolo di crocevia fino a quando non si ripristinerà il panoramico sentiero da Perloz a Machaby attraverso Verale e La Cou.
Il segnavia 9 ci porta ancora, toccando altri balmet, fino alla pista sterrata proveniente da Albard, al ripiano erboso (massi coppellati), alle case ed al belvedere di Piazze (Platse). I meno stanchi potranno fare una puntatina giù al Santuario di Madonna della Guardia attraverso il famoso “sentiero salasso” secondo il Vescoz (un’oretta l’andata-ritorno). Poi prendere per qualche centinaio di metri la pista carrozzabile verso Albard, quindi scendere a sinistra verso un secondo nucleo di case, passare a monte della celebre cappellina settecentesca (affresco “delle due mani destre” in quanto sembra che i santi siano raffigurati senza la mano sinistra ritenuta peccaminosa), scendere alla cappella tripla di Croix de Piole e di qui a Bondon. Prima di salire in macchina, dare un’occhiata alla chiesetta di Bondon affrescata sulla facciata con santi e una madonna nera con cartiglio, che afferma fieramente: sarò pure nera, ma sono bellissima. Ingenuo razzismo d’altri tempi.
Bonjour
Itinéraire qui mérite d’être connu, bravo, j’apprécie depuis quelques années vos propositions diverses, la géologie, la botanique… et la vie des femmes et des hommes est une approche à laquelle je suis particulièrement sensible ayant des attaches familiales dans la val de Gressoney au niveau de Fontainemore (Clapasson, Coumarial). Je ne manquerai pas de faire avec plaisir ce parcours lors d’un de mes relativement fréquents passage dans le secteur du Sézia Lanzo que je tente patiemment de décrypter géologiquement .
Christian Kresay (filiation Blanc)
PS En France j’habite au pied du plateau de Chambaran, vaste espace de colline et plateau Miocène (Molaase caillouteuse), nappé dans les parties basses par les sédiments du Riss et du Wurm, sur les terrasses constituée au niveau de la plaine de la Bièvre Valloire.
Nos recherches actuelles dans un cadre associatif concerne ces dépots tertiaires et quaternaire en lien avec la vie des gens, la flore et la faune…
Bien cordialement
Christian Kresay
Grazie Francesco i tuoi itinerari sono sempre fonte preziosa di notizie sulla struttura geologica della Valle, anche nei siti meno conosciuti.
PS: Autre question! où est prise la photo de l’alpage du début de ce site dans le Valtournenche?
C’est quelle Promenade?
La photo est betement prise aux alentours de la Manda sur la piste carrossable qui mène aux replats des paturages (Cleva de la Seya) au départ de Promindoz.
Mais ne trouves-tu, Francesco, pas que ce chemin est terrible à la descente à cause des feuilles de chataigniers ?
Amitié et bonne année à vous deux, Claudine
Merci Claudine de ton attention. J’ai l’espoir que si l’on suit le circuit dans le sens que j’ai indiqué, les feuilles seront moins agaçantes. Bonne année à vous aussi.
Francesco