Geologia urbana: a Verrès nel borgo in festa
Ecco una passeggiata “di stagione”, particolarmente adatta a chi, oltre alle pietre, ama l’arte e la storia. Proponiamo dunque di gironzolare per il borgo di Verrès ed i suoi immediati dintorni nei giorni del grande Carnevale, con le sfilate in costume e a cavallo che rievocano Caterina di Challand ribelle ai potenti ed al maschilismo.
Nota: nel 2019 le feste di carnevale culminano dal 2 al 5 marzo.
- Località: Verrès
- Accesso: Autostrada A5, uscita Verrès. Parcheggio libero alla prima curva della strada regionale per la Val d’Ayas, entrata Parco St-Gilles. Ferrovia Torino (Milano)-Chivasso-Aosta, stazione Verrès. Autolinea Torino (Milano)-Aosta, fermata Verrès.
- Durata: D’inverno il percorso completo (borgo + croce + castello) può prendere tutte le ore di sole, più o meno dalle 10 alle 15, compreso spuntino al bar.
- Tema geologico: L’impiego delle pietre verdi, in particolare le eclogiti, nell’architettura e nell’arte dello storico borgo.
Sistemata la macchina all’ingresso del Parco, si ridiscende nella via centrale trovandosi di fronte all’ufficio turistico gestito dalla Pro Loco dove ci si può eventualmente procurare una piantina del paese e qualche dépliant sul castello e la Collegiata.
Avviamoci dunque per via Caduti della Libertà che si restringe e si fa centro storico, con varie case in corso di restauro, per sbucare nella raccolta piazzetta René de Challand delimitata da nobili edifici, di cui almeno due dotati di torre, e di cui uno ripristinato per esposizioni e in certi periodi visitabile. Notare sulla facciata uno dei numerosi affreschi celebranti il passaggio del santo sudario (la Sindone) nei suoi complicati trasferimenti savoiardi (XVI secolo). Verso il fondo della piazzetta inizia a sinistra l’antica strada per Challand, pavimentata con un pregevole acciottolato che osserveremo più attentamente poco oltre. Lasciamola dopo pochi metri per salire dolcemente a sinistra verso la Prevostura di Saint Gilles.
Già il panorama si apre sulle massicce lose dei tetti ed i fantasiosi camini del borgo sottostante. Dal terrazzino alla base della scalinata si osserveranno, verso l’alto, una colonna in pietra (non locale) del secolo XIX, una grande finestra a trifora gotica e una sorprendente corona di mensole a metà della torre che funge da campanile. Salita la scalinata, la pietra in cui sono scolpiti questi oggetti potrà essere osservata da vicino nel portale della chiesa, cui si accede di lato, e soprattutto (oh meraviglia) poco più avanti nel portale della Prevostura. Questo portale è assai originale, anche per l’assemblaggio dei blocchi, con eleganti colonne scolpite e motivi sobriamente ritorti che si rincorrono come tentacoli e s’armonizzano perfettamente nella verde tenuità della pietra rugosa.
È venuto il momento di rivelare la natura di questa roccia che ispira gli artisti e permette loro virtuosismi. Pesante, non troppo dura, a grana variabile da fine a media o medio-grossa, è formata da una massa compatta di minuscoli aghetti verdi o grigio-verdi dai riflessi feltrati, in cui sono immerse più o meno fitte listature di granelli biancastri di plagioclasio (che possono anche mancare). La forma ad ago dei cristallini e la elevata densità ci orientano verso gli anfiboli: si tratta ad esempio di attinolite, silicato idrato di calcio, magnesio e ferro di colore verdino. L’anfibolite “verde” rappresenta una forma tipica assunta dal basalto (magma ricco di ferro, magnesio e calcio proveniente dal mantello, cioè dalle parti profonde sotto la crosta terrestre) quando, successivamente alla deposizione della colata sul fondo dell’oceano, sprofonda sotto altre masse rocciose nelle fasi di chiusura dell’oceano stesso. La nostra pietra scolpita proviene dunque dal basalto di una antica placca oceanica sottoposta a subduzione nel corso dell’orogenesi alpina. Tale roccia viene chiamata metabasalto (o più genericamente metabasite) e nella fattispecie essa affiora in una zona appena a monte del risalto roccioso di Saint-Gilles.
Ridiscesa la scalinata, potremo ammirare da tutti i lati questo splendido palazzo che nei suoi successivi stadi evolutivi percorre tutto il grande secolo dell’arte e dell’imprenditoria valdostana (dall’inizio del XV all’inizio del XVI secolo). Noteremo che qua e là sui percorsi della Collegiata e del giardino spuntano da terra roccioni scuri ed arcigni, un po’ bluastri e un po’ rugginosi. Si tratta della roccia speciale su cui è costruito l’intero complesso della Prevostura di Saint-Gilles, giardini ed arboretum compresi, ma che sui rari affioramenti è difficile determinare. Invece un bel campionario della mineralogia locale è esposto sui blocchi di tutti i muri, sia degli edifici che dei giardini, e perfino sul muro esterno dalla parte della strada regionale.
Nell’insieme i blocchi di pietra danno al paramento una tonalità violacea scura, con plaghe verdi e sfumature blu. Avvicinandosi per il dettaglio, si riconosce il pirosseno sodico verde, l’anfibolo sodico blu e meno sistematicamente il granato in cristalli per lo più corrosi; non mancano però granati piccoli (1-2 mm) rosso scuro, trasparenti e ben formati.
Anche di queste rocce l’origine va cercata sul fondo dell’antico oceano alpino, ma non nella lava eruttata bensì nel magma rimasto intrappolato all’interno della crosta oceanica (chiamato gabbro). Così si spiegano i cristalli più grossi e le lievi differenze di composizione chimica. La differenza nei minerali (pirosseno, granato) va invece spiegata con la fortissima pressione, a temperatura relativamente bassa, cui è stata sottoposta questa roccia durante la costruzione della catena alpina (facies eclogitica). Infatti l’associazione pirosseno sodico + anfibolo blu + granato esprime gli equilibri mineralogici di una roccia a composizione basaltica che viene a trovarsi a grande profondità entro una crosta ispessita e quindi protetta dal calore interno della terra. La roccia di Saint-Gilles è dunque un metagabbro eclogitico.
Riprendendo la strada antica di Challand, potremo osservare la pavimentazione ad acciottolato delle rampe: la dominante blu riflette l’abbondanza di serpentiniti, roccia privilegiata per i selciati a causa… del suo scarso attrito, ideale per le slitte (senza neve) ma micidiali per i poveri mortali che scivolano soprattutto quando la pietra è bagnata. Dopo un centinaio di metri si attraversa la strada asfaltata e si può visitare l’arboretum della Prevostura con molte specie di piante, locali ed esotiche, tra cui lecci. Con un’oretta di marcia i più volenterosi saliranno alla croce che sovrasta Verrès per ammirare colorati metagabbri di tipo diverso da quelli della Prevostura. Questi infatti hanno cristalli più grossi, meno ben definiti, e sono più ricchi in magnesio. Nella discesa, prendendo a destra si passa accanto al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina.
Le attrattive geologiche di Verrès non sono affatto finite: ripassando nel paese, si incontra il ponte costruito nel 1825 con eccezionali anfiboliti verdi, striate di bianco (quarzo, albite) e di giallo (epidoto) a far da parapetto; quindi la suggestiva via Artifizi conduce alle case sotto lo strapiombo del castello. Da piazza Chanoux una bella stradina pedonale lastricata sale al castello ed alle balze di serpentiniti su cui sorge, lisciate dall’antico ghiacciaio balteo e incise con qualche coppella ed uno scivolo. Ma se proprio non ce la fate, i bar del borgo sono in grado di farvi dimenticare ben più che la sete e la fatica della camminata.
veramente molto interessante per uno-come me-appassionato ma solo autodidatta.Grazie !!!