Geologia delle falde alpine. Ma il Cervino è davvero africano?
Riconoscimento nel paesaggio di masse rocciose di diversa origine e natura. Osservazione delle loro spettacolari modalità di sovrapporsi nella catena montuosa.
Escursione verificata a settembre 2006 e parzialmente ad agosto 2014
Località: Valtournenche, Valle d’Aosta.
Accesso: 25 km da Châtillon (autostrada A5, stazione FS, autostazione).
Partenza: località Lago Blu, vari parcheggi lungo la strada regionale.
Quota partenza: 2000 m.
Punto culminante: Motta di Plété Centrale, 2870 m.
Tempo di percorrenza: 5 ore andata e ritorno, al netto delle soste.
Segnavia: sentiero intervallivo n°107, poi n°21, quindi un breve tratto fra pascoli e macereti.
Periodo consigliato: luglio-settembre.
Punti di appoggio: tra luglio e agosto vari punti di ristoro al Lac Bleu ed al pianoro de La Salette.
Documentazione: Guide geologiche regionali n°3: Le Alpi dal M. Bianco al Lago Maggiore – vol. 1 itinerario 7 / vol. 2 itinerario I – BeMa Editrice, Milano 1992.
Cartografia: Carta dei sentieri 1:25000 n°7 Valtournenche – L’Escursionista editore.
Cartografia geologica: Carta geologica federale svizzera, foglio Matterhorn.
Descrizione del percorsoDal Lago Blu, circa 1,5 km prima di Cervinia, raggiungere la pista poderale che si diparte poco a monte del lago (ex pista di bob) e percorrerla salendo in direzione sud poi est (qualche scorciatoia possibile sulla sinistra prima e dopo il Layet). Seguendo a destra il segnale 107, alla quota 2123 m abbandonare la pista (bel sentiero in saliscendi), attraversare la condotta forzata e, poco sopra un pittoresco alpeggio, ritrovare una pista sterrata fino ai casolari di Verser 2300 m. Qui il sentiero 107 si stacca a destra; continuare invece verso sud-est sulla pista che prende il numero 21. Alla Cleva de la Seya, sempre seguendo il 21, prendere a sinistra abbandonando la pista. Evitare quindi il sentiero a sinistra n° 19 che salirebbe diretto alla nostra meta ma si perde su un costone erboso ripidissimo. Continuare in fondo ad un valloncello e dopo una discesa risalire il gran prato umido fino all’alpeggio di Grand Plan (a questo alpeggio si giunge più rapidamente con la telecabina da Valtournenche alla Salette, quando funziona). Sul ripiano il sentiero fa un gran giro verso sinistra per risalire a mezza costa i vari gradoni della dorsale delle Motte di Plété. A quota 2787, dopo una breve discesa, attraversando un ghiaione appare la Motta di Plété Ovest, riconoscibile per la capanna sulla spianata sommitale. Qui in mezzo al ghiaione si stacca a sinistra il sentiero 19 che scende per la direttissima; proprio in questo punto, invece, abbandonando i sentieri, risalire il ghiaione a destra per uscire sui pascoli ondulati, e seguire verso nord il dolce valloncello. Superata una specie di lunga trincea che fa sprofondare il terreno di qualche metro, risalire gli ultimi dossi e portarsi sul bordo della spianata nord, di fronte al Cervino. |
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Interesse geologico del percorso
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Il secondo è costituito, sul bordo occidentale, da un nerissimo corpo decametrico di peridotite serpentinizzata, roccia del mantello terrestre sotto la crosta oceanica, rara in questa zona (Zona del Combin) dove dominano i metasedimenti. | |
In terzo luogo saremo attirati dai “funghi di prasinite”, curiosi bitorzoli alti oltre un metro sulla spianata, formati da un cappello piatto di metabasite, relitto di un’antica colata basaltica stratiforme, sostenuto da una tozza colonna di calcescisti, che resiste all’erosione proprio grazie alla lastra di metabasite che le fa da ombrello. Dall’osservazione di queste forme possiamo farci un’idea delle trasformazioni del paesaggio dovute all’asportazione continua del materiale circostante per sbriciolamento e per dissoluzione dei carbonati. | |
E finalmente, il Cervino. |
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Scampoli di geologia del CervinoSistemiamoci comodi di fronte alla Gran Becca. All’estrema destra lo spazio è riempito dalle coltri glaciali che avvolgono il massiccio del Monte Rosa. Il cuore del massiccio, fuori campo, è un nucleo cristallino di roccia continentale dalla dinamica di sollevamento più intensa ad est (Sesia e Ossola) e declinante verso di noi. Su questo nostro bordo inclinato a scivolo si aggrappano i brandelli della falda oceanica, che ricopre ancora in parte la falda cristallina. Sollevati loro malgrado ad altezze vertiginose, i vari residui della falda oceanica digradano dagli oltre 4000 m del Breithorn alle piste di sci e all’agglomerato di Cervinia. |
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Ai nostri piedi spicca il Lago del Goillet color turchese con la sua diga. Tutt’intorno i pascoli sono interrotti da risalti rocciosi, essenzialmente metabasiti. Più a monte, verso il Monte Rosa alla nostra destra, i macereti sono composti anche da detriti di calcescisti, mentre l’arroccamento della funivia al Plateau Rosa avviene su un piccolo affioramento della fascia bianca triassica. Di fronte, Théodule e Fürggen espongono metabasiti listate, con giacitura immergente anch’essa verso ovest parallela al piano del versante. Su questo piano poggia il Cervino come un’immensa astronave galleggiante sull’oceano giurassico. La linea che individua il piano di scorrimento diviene abbastanza intuitiva sotto alle Grandes Murailles, al livello dei pascoli alti, per un diverso stile morfologico che può essere colto con un po’ di pazienza e di fantasia. Invece sotto il Cervino il contatto è per lo più sepolto sotto alle morene che fasciano il piede della montagna, testimoniando di recenti ben più imponenti masse glaciali. Cervino e Grandes Murailles fanno dunque parte di un unico grande corpo roccioso di natura continentale, la Falda Dent Blanche, sovrascorso sulla falda oceanica provenendo da est, cioè dalla zona di Ivrea. Geologicamente parlando, si attribuisce alla zona di Ivrea una continuità con la placca litosferica africana, per cui si parla del Cervino come di una falda africana. Il sovrascorrimento della falda africana è avvenuto quando essa era ancora spessa il doppio di quanto sia alto ora il Cervino dalla base alla cima. Ciò si deduce dal tipo di minerali che si sono cristallizzati in tale occasione sul piano di scivolamento, che indicano appunto una pressione corrispondente a qualche chilometro di roccia. Da allora l’erosione ha dimezzato lo spessore della falda in corrispondenza del Cervino, riducendolo ulteriormente tutt’intorno all’aerea piramide. Contemporaneamente, come si è visto, il piano di appoggio si è alzato, spinto in su dalle altre falde inferiori, come il Monte Rosa, che tendevano a raggiungere l’attuale posizione topograficamente più elevata. | |
La sovrapposizione di diversi grandi corpi rocciosi strappati via dalle loro placche d’origine e accatastati gli uni sugli altri produce paesaggi impressionanti per l’energia e la potenza che esprimono. Della massiccia parete delle Grandes e delle Petites Murailles alla nostra sinistra si potranno notare due particolari. Il primo è la enorme frana di crollo che ha interessato come nicchia di distacco la parete sotto ai Jumeaux; il materiale detritico è ammucchiato da metà parete al fondovalle, rimaneggiato da pulsazioni glaciali ed asportazioni varie, naturali ed antropiche. Il secondo è la dislocazione dell’asse della catena in corrispondenza del ghiacciaio di Vaufrède (nella quinta foto), dislocazione di qualche decina di metri causata da una bella faglia che percorre, con laghi e colli, tutta la dorsale fino in Valpelline, dove ha provocato una frana a metà del secolo scorso (frana di Chamen). Delle litologie del Cervino e degli avvenimenti connessi si parlerà in occasione di un altro itinerario che si spingerà più a contatto della montagna. |