Geologia e vino
Clima e suolo, terrazzamenti e supporti in pietra, tutto è speciale nei vigneti di La Salle e Morgex per produrre il bianco DOC.
Argomento: Condizioni di affioramento delle ultime falde alpine in prossimità del Fronte Pennidico, loro contatti e formazione di suoli viticoli sul fondovalle.
Località: Morgex (Aosta).
Accesso: Ferrovia Aosta-Pré St Didier, stazione di Morgex. Autostrada A5, uscita Morgex.
Partenza: frazione Villair, parcheggio all’estremità del villaggio presso il ponte sul torrente Colombaz.
Tipo di percorso: Circuito pedestre, visita delle vigne e della cooperativa vinicola.
Quota partenza: Villair 1000 m.
Quota massima suggerita: 1250 m.
Durata prevedibile: mezza giornata.
Periodo consigliato: mezze stagioni (percorribile tutto l’anno, eventualmente con le racchette d’inverno)
Documentazione: 50 itinerari nell’Espace-Mont-Blanc, CDA Torino; Geologia dei vini italiani, BeMa Milano.
Carta geologica: Carte Géologique de la France au 1:50000, feuille 704 Mont Blanc.
Consigli: Terminare il percorso con un tuffo nelle vasche calde di Pré St Didier, nel prato di fronte al Monte Bianco. Soprattutto d’inverno.
Ultima verifica percorso: novembre 2005
Circuito di ricognizione alla torre di ChâtelardAttraversato il ponte, salire fino a toccare il Ru Colombaz e tenersi subito a sinistra su detrito stabilizzato. I blocchi ed i ciottoli sul terreno sono quarziti e calcari filladici delle rocce sovrastanti, appartenenti alle Brecce di Tarantasia. Queste rappresentano antichi accumuli detritici provenienti dall’erosione delle prime Alpi al Cretacico. Per loro si tratta quindi di un ritorno all’origine: detriti erano e detriti ritornano. La matrice polverosa in cui sono immersi proviene invece anche dalla frammentazione degli scisti neri carboniferi (riva sinistra idrografica della “comba” sovrastante) che si sbriciolano facilmente. Questo insieme forma un suolo arido, poroso, su cui la vigna s’installa con disinvoltura. Merito forse delle radici che, caso eccezionale, non sono di vite americana ma di un vecchio ceppo autoctono. |
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Attraversato un boschetto si sbuca sulla strada regionale che si prende in discesa per esaminare un bell’affioramento roccioso sullo sbancamento in corrispondenza di uno slargo: i neri scisti antracitiferi sono qui in contatto con uno dei tanti corpi cristallini chiari che costellano il margine della cosiddetta zona permo-carbonifera assiale (nella foto). Questa zona, originariamente la copertura di una “terra di mezzo” con le sue foreste e le sue sterminate paludi, ha fornito il carbone delle miniere di La Thuile nel secolo scorso. | |
Continuando in discesa si giunge quindi al villaggio ed al castello di Châtelard (nella foto), che si erge su di uno sperone cristallino all’interno della formazione permo-carbonifera. | |
Altri affioramenti di tale formazione tutt’altro che omogenea si trovano sia sulla stradina asfaltata che scende verso la Croix des Prés (scisti arenacei, nella foto) sia sul sentiero che nasce a destra fra le case e che ci riporta, seguendo sempre la direzione ovest, verso il Villair. | |
Ma prima di abbandonare il castello, conviene dare un’occhiata al panorama verso sud-est, nella direzione verso cui scorre la Dora. Una vasta superficie dissestata taglia il versante: si tratta dell’”accidente Col de Bard – Saint Nicolas” (nella foto), importante linea tettonica su cui si gioca, da circa 20 milioni di anni, il rilievo dell’alta Valle d’Aosta. | |
Il giro delle vigneDal Villair, sempre a piedi, si prosegue dalla parte opposta sulla Strada delle Vigne (nella foto) fino a Dailley, avendo cura di inoltrarsi di tanto in tanto verso il piede della montagna dove affiorano le Brecce di Tarantasia con qualche fessura piena di rozzi cristalli di calcite. Questa zona-limite fra vigna e roccia è particolarmente suggestiva anche per la presenza, ahimè residua e non rinnovata, delle lastre di pietra a sostegno delle basse pergole. |
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Le lastre provengono dalla cava di Arpy o da siti similari, dove le torbiditi quarzitiche delle Brecce di Tarantasia assumono struttura fortemente orientata in fitti piani paralleli ricchi e lucenti di mica bianca. I sostegni lapidei impreziosiscono la vigna trattenendo il calore del giorno e reirradiandolo dopo il tramonto, come una specie di stufetta ausiliare. | |
A piedi o in macchina si può quindi recarsi alla sede della Cooperativa vinicola in frazione Ruine per ulteriori informazioni ed acquisti. Un ultimo consiglio geologico. Nei dintorni, dare un’occhiata alle vigne di La Salle piantate sui terreni carboniferi: un suolo nerissimo per produrre un bel vino bianco! |