Itinerario breve
Comune: Montjovet/Emarèse. Da Saint-Vincent, frazione Cillian, imboccare la strada regionale 33, oltrepassare il bivio per Estaod e parcheggiare al successivo bivio con la strada sterrata di servizio al canale della Revetta (Ru d’Arlaz).
Il manganese ed i suoi composti sono una presenza tutto sommato significativa nelle valli alpine occidentali. La loro apparizione è quasi sempre legata alle rocce originarie dell’antica placca oceanica: il manganese è minerale a suo agio negli abissi sottomarini. Ancora adesso, fanno discutere gli “ovetti” o noduli di manganese che si raccolgono disseminati sul fondo degli oceani. Per lo più, il manganese sulle Alpi lo vediamo sotto forma di ossidi in grandi colate nere che strisciano le pareti verticali delle serpentiniti. Ma a volte la sua comparsa è più variopinta. Ancora oggi, ad esempio, le già frugatissime discariche di Prabornaz (vallone di Saint-Marcel, Valle d’Aosta) rilasciano splendidi campioni mineralizzati ad ossidi, carbonati e silicati di manganese. La spessartina (un granato) disegna sottili bande gialle, la piemontite (un epidoto) e l’alurgite (una mica) formano geometriche figure rosse, la braunite fornisce la massa nera dell’impasto, alternata al quarzo bianchissimo, ed il violano (un clinopirosseno) ci sorprende con sporadiche, irreali chiazze blu-viola intenso. Nelle modeste gallerie di Varenche (Saint-Barthélemy, comune di Nus) invece accanto alla nera braunite ed alla gialla spessartina dominano i minerali rosa, carbonati e silicati di manganese, in fitte striscioline. Rare sono le tracce in letteratura di altri siti significativi nelle Alpi Occidentali per i minerali di manganese.
Si capirà quindi il mio stupore quando, pochi giorni fa, appena iniziata una pigra passeggiatina invernale su una strada sterrata a caso, mi sono trovato sullo sbancamento una sfilza di noduletti rossi e neri, bande e boudins rosa ed aranciati, inseriti in filoncelli bianchi di quarzite. La banda chiara di quarzite con mica bianca emergeva dal piano stradale e dal canale laterale per un lungo tratto, poi s’impennava in un tripudio di filoncelli bianchi a ripetizione, su una parete impraticabile per un comune mortale. Al di sopra incombevano grevi le bancate di metabasalti (anfiboliti ad anfibolo verde).
Qualche intenditore doveva essere passato prima di me, perché sul bordo del canale era posato un blocchetto di roccia incorporante un filoncello rosa spesso un paio di centimetri, costellato di masserelle millimetriche rugginose. Non sarò mai abbastanza riconoscente verso questi cercatori di minerali, perché tutte le mie ricchezze in materia derivano appunto dai loro scarti. Mi sono ricordato inoltre che il geologo Paolo Castello tanti anni fa mi aveva raccontato di aver provato lo stesso stupore nel trovare le stesse mineralizzazioni nella cavità adattata a grotta di Betlemme che si trova poco a monte rispetto alla mia stradina sterrata, nel villaggio di Salèraz (Emarèse). Ne aveva poi scritto una segnalazione che riporto in bibliografia qui sotto.
Il manganese, questo sconosciuto: è il quarto minerale al mondo per quantità estratte, e quasi nessuno sa a che cosa serve. Nell’Ottocento, quello coltivato nelle miniere valdostane pare venisse inviato a Murano per rendere trasparente il vetro (eliminando gli ossidi di ferro) e/o per colorarlo di viola. Ma questo è un impiego marginale su scala mondiale. Quasi il 90 per cento del manganese serve nella lavorazione dell’acciaio: diffondendosi nella massa metallica, assorbe e neutralizza i solfuri e molte altre impurità. Non vi sono prodotti sostitutivi: c’è il sospetto che alcune grandi operazioni borsistiche su scala mondiale concernenti la proprietà di grandi imprese siderurgiche siano in realtà manovre per accaparrarsi diritti sullo sfruttamento di miniere di manganese.
Bibliografia
Castello P. (1990) – Note sulle mineralizzazioni a ferro-rame, magnetite e manganese di Châtillon, Verrès e Émarèse (Valle d’Aosta) del Complesso Piemontese dei Calcescisti con Pietre Verdi. Rev. Valdôtaine d’Hist. Naturelle, 44: 41-50.
Ringrazio molto il prof. Dal Piaz per questo commento che ci permette di disporre di una buona bibliografia per le mineralizzazioni a manganese delle Alpi Occidentali, con i principali studi recenti sulle antiche sorgenti idrotermali oceaniche della Valle d’Aosta. Raccomando in particolare, anche per la facilità di reperimento, il foglio 091 Chatillon della nuova carta geologica al 1:50000 che si può acquistare sul sito della Zecca e Poligrafico dello Stato.
Altra Bibliografia
Dal Piaz G.V., 1969. Nuovo affioramento di quarziti e scisti a piemontite in Valle d’Aosta. Boll. Soc. Geol. It., 88: 613-619, 6 fig.
Baldelli C., Dal Piaz G.V. & Polino R., 1983. Le quarziti a manganese e cromo di Varenche-St. Barthélémy, una sequenza di copertura oceanica della falda piemontese. Ofioliti, 8: 207-221.
Dal Piaz G.V., Di Battistini G., Venturelli G. & Kienast J.R., 1979. Manganiferous quartzitic schists of the Piemonte ophiolite nappe in the Valsesia-Valtournanche area (Italian Western Alps). Mem. Sci. Geol., 32: 24 pp., 13 fig., 13 tab.
DAL PIAZ G.V., a cura di (1992) – Le Alpi dal M. Bianco al Lago Maggiore. I Volume: 13 itinerari. II Volume: 97 escursioni a piedi. Guide Geol. Regionali, Soc. Geol. It., BE-MA Milano, 3/1: 311 pp., 3/2: 209 pp.
DAL PIAZ G.V., GIANOTTI F., MONOPOLI B., PENNACCHIONI G., SCHIAVO A. & TARTAROTTI P. (2010) – Foglio 091 Chatillon e note illustrative. Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, licenziati per la stampa nel 2007.
Martin-Vernizzi S. (1982) – La mine de Praborna (Val d’Aosta, Italie): une série manganésifère métamorphisée dans la faciès éclogite. Thèse 3eme cycle, Univ. Pierre et Marie Curie, Paris VI, 320 pp.
MARTIN S. & KIENAST J.R (1987) – The HP-LT manganesiferous quartzites of Praborna, Piemonte ophiolite nappe, Italian Western Alps. Schweiz. mineral. petrogr. Mitt., 67, 339-360.
MARTIN S., REBAY G., KIENAST J.R. & MEVEL C. (2008) – An eclogitized oceanic palaeo-hydrothermal field from the St Marcel valley (Italian Western Alps). Ofioliti, 33: 49-63.