A grande richiesta, ecco una nuova piccola serie di orridi, caratterizzati anche questi dalle ridotte dimensioni ma anche da un certo fascino. Gli orridi valdostani ben conosciuti sarebbero qui esauriti. Sono assai gradite nuove segnalazioni!
Gouffre des Busserailles
Breve (104 m) ma impressionante forra coperta, quasi in grotta, del torrente Marmore nella valle del Cervino alla quota di 1740 m, in Comune di Valtournenche. Si trova a lato della strada regionale, ma anche sullo splendido tracciato dell’antica via mulattiera per il Colle del Teodulo, che consigliamo di percorrere in anello da Crépin o da Singlin (partenza possibile dal parcheggio della telecabina Cime Bianche). Nella profusione tutt’intorno di magnifiche marmitte dei giganti, a lato dello storico ponticello sorge l’altrettanto storico edificio in cui i visitatori possono rinfrancarsi, dopo l’emozione dell’orrido, con leccornie fatte in casa e servite da eleganti signore in costume locale. La visita è a pagamento, regolamentata su passerelle metalliche che si spingono fino alla cascata spumeggiante. All’interno (consigliata ma non indispensabile la pila frontale) diverse scritte storiche furono incise nella roccia dai primi esploratori, oltre centocinquant’anni fa.
La gola è verticale o anche a strapiombo, incisa per 35 m all’interno di una bancata di serpentiniti antigoritiche massive, rocce bluastre che lo sfregamento (dell’acqua in questo caso) rende lucide e lisce. La bancata fa parte di una unità geologica detta di Zermatt-Saas che comprende altre rocce oceaniche profonde con una mineralogia specifica di alta pressione e bassa temperatura (metamorfismo eclogitico). L’unità è stesa tra il Monte Rosa e le Grandes Murailles in leggera pendenza verso queste ultime. La sua superficie pianeggiante regge i vasti pascoli della Manda per poi fare a sud uno scalino sul fondovalle, sovrastando lo squarcio vallivo irto di frane attorno al capoluogo. Lo scalino si mostra “consumato” dal passaggio glaciale lungo il contatto con le Grandes Murailles, e lì il torrente scorrendo si è scavato l’orrido, che traccia dunque il passaggio dalla sommità della bancata al livello di base delle frane sottostanti.
Orrido di Guillemore
Sul torrente Lys in Comune di Fontainemore presso il confine con Issime, alla quota 890 m, la forra è nota per le leggende riportate dal Christillin e per il ponte in pietra costruito nel 1821 (U. Torra, 1966). Vi si giunge dalla strada regionale (cartello, parcheggio difficile) ma anche dal villaggio di Planaz (deviazione più in basso a destra) con una bella mulattiera.
Il solco è inciso, con alcune piccole “marmitte”, entro un corpo di roccia steso attraverso la valle, che trattiene il bacino ora idroelettrico di Issime. La roccia è una quarzite a granato, dura e tenace, con inclusi basici eclogitici che abbiamo già descritto a pagina 108 del libro Andar per Sassi. Di colore chiaro, presenta poche fratture. Essa potrebbe costituire da sola la causa dell’anomalia nel profilo altimetrico del Lys che dà luogo all’orrido. A valle del corpo quarzitico il torrente precipita infossandosi in terreni detritici, scavalcato dal ponte gettato sulle ultime balze rocciose.
Goilli di Pourtset
Scavata dal torrente Ayasse, la forra lambisce l’abitato di Château (1423 m), capoluogo di Champorcher, senza che passando la si noti particolarmente. Eppure il solco è profondo (circa 90 m in corrispondenza della torre), lungo e spumeggiante quanto basta, sovrastato appunto dalla scenografica rocca con castello. Il percorso di visita è stato tracciato sulla riva opposta, a partire dal sentiero per Outrelève, con alcuni cartelli esplicativi che val la pena di leggere. A parte un tentativo di installarvi una centralina elettrica, non risulta vi siano significativi utilizzi storici del luogo. Curioso è nel nome il richiamo al porcellino, che già suona nel nome del Comune.
La genesi della forra è complessa. La chiave di tutta la morfologia locale sembrerebbe essere una branca della faglia detta Ospizio Sottile, di orientamento SW-NE, che percorre il vallone di Laris e poi raggiunge la strada regionale nel paese prima della discesa. Al suo fianco SE, essa determina il rilievo di una bancata di serpentiniti stesa a sbarrare la valle tra la rocca del castello e la riva opposta. In tal modo a monte viene trattenuto il gran bacino che si estende fino a Chardonney, mentre giù a valle della bancata l’erosione procede vigorosamente sul substrato lì affiorante di roccia solubile (calcescisti). Durante le glaciazioni la sommità della bancata fungeva probabilmente da soglia glaciale, mentre a valle nessuna traccia del ghiacciaio sembra più reperibile, a parte i terrazzi alti sul versante destro. L’orrido si forma nel passaggio del torrente dalla soglia superiore delle serpentiniti alla base dei calcescisti, erodendo progressivamente la bancata.
Le Tre Goye dell’Ayasse
Stupenda e ridente forra lunga oltre un chilometro in Comune di Hône, tra le quote 440 e 395 metri s.l.m. La roccia è liscia, chiara e ondulata con vasche e cascatelle, in una fantasmagoria di striscioline bianche o leggermente colorate. Un progetto europeo l’ha resa visitabile per un buon tratto mediante una passerella ed un sentiero attrezzato, che vanno comunque percorsi con gran prudenza ed attenzione. L’accesso (con cartello giallo) avviene alla prima curva a gomito della stradina per Pourcil, da imboccare alla piazzetta del municipio attraversando il ponte. Diversi cartelli esplicativi interessanti sono stati piazzati in luoghi panoramici. L’accesso al greto del torrente, da effettuarsi con enorme cautela, può avvenire solo fuori sentiero verso la fine del percorso attrezzato. Una visita dell’orrido è già stata proposta, in una prospettiva diversa, su questo stesso sito.
L’orrido trova la sua ragion d’essere nell’attraversamento di una banda rocciosa particolarmente sana e solida all’interno degli Gneiss minuti della zona Sesia. Mentre a monte dell’orrido il torrente scorre sui detriti di un’enorme deformazione gravitativa (frana lenta e profonda di tutto il versante sinistro), e a valle sbocca nel conoide di Hône, nel tratto dell’orrido invece l’acqua scava la roccia del versante destro che qui affiora sul fondo. Lo stesso corpo roccioso prosegue poi a NE e va a sostenere la parete che sovrasta la chiesa, la strada regionale e una parte del paese. La roccia è tenace e assai poco fratturata in quanto “risanata”, a partire da originarie rocce magmatiche a composizione granitica, durante una speciale deformazione duttile in profondità. Infatti la fascia rocciosa che ora interessa l’orrido quand’era ancora sepolta è stata spinta a scivolare su se stessa per diversi chilometri (trasposizione tettonica) impastandosi con molta acqua in una massa di sottili “straterelli” fitti e ben aderenti. Ora questi livelli affiorano di taglio mostrando striscioline bianche di quarzo (+ albite), alternate a qualche sfumatura grigio-verde di mica/clorite e giallo-verde di epidoto.
Lo Ratus
Lunga forra sul torrente di Brenve in Comune di Pontboset, fra 700 e oltre 850 metri s.l.m., visitabile solo in piccola parte. Da Frontière si scende per la via di Hône fino all’aereo ponte dove si può acrobaticamente scendere sul greto (con cautela e se il livello è basso) per ammirare lo scorrere dell’acqua in armonia col fluire delle striscioline di roccia, qui molto più colorate (bluastre) che alle Tre Goye. Poi si ritorna sulla riva a monte e si prende il bel sentierino nel bosco che risale il torrente fino ad immettersi nel percorso alto di visita dell’orrido. Non è un paesaggio particolarmente spettacolare ma ci si rende conto che la parete sinistra (idr.) a tratti incombe verticale su di noi per quasi cento metri.
Nella parte più bella le rocce sono le stesse che alle Tre Goye, ma con più minerali scuri, ricchi in ferro e magnesio: la roccia di partenza non era più (solo) un granito. Anche se le tracce glaciali non sono evidenti, la conformazione generale della zona suggerisce che la forra percorre una gola di raccordo allo sbocco del vallone di Brenve.
Qualche indicazione bibliografica
- Torra U. (1973) – La Valtornenche e le sue antichità. Ivrea 430 p.
- Torra U. (1966) – La Valle di Gressoney e le sue antichità. Ivrea 220 p.
- Coop. La Traccia (2001) – La Valle di Champorcher. Aosta 128 p.
- Comunità Montana Monte Cervino (2000) – Guida storico-artistica a cura di Maria Cristina Ronc. CDA Torino 318 p.
- Servizio Geologico d’Italia (2010) – Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000 foglio 91 Chatillon. Ispra (Roma) e Regione autonoma Valle d’Aosta.
- Servizio Geologico d’Italia (2012) – Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000 foglio 70 Monte Cervino. Ispra (Roma) e Regione autonoma Valle d’Aosta.