Per molti è un Luogo del cuore. Ma è soprattutto un punto nodale della nostra civiltà. La civiltà antica delle Terre Alte. Quella meno antica della grande stagione dell’alpinismo. Quella più recente della Resistenza. Quella eterna della Scienza e dello stupore di fronte all’Universo.
Inquadramento geografico e particolarità
La conca di Cheneil, in Comune di Valtournenche, fa parte della serie di panoramiche terrazze che si susseguono a gradoni sul crinale fra Valtournenche e Val d’Ayas dai 1500 m di Promiod agli oltre 2200 m della Salette, attraverso La Magdeleine e Chamois. Geologicamente, tali terrazze si impostano al limite fra la falda oceanica profonda detta di Zermatt-Saas (rocce di origine magmatica a ferro e magnesio) e la sovrastante falda oceanica superiore detta del Combin (rocce di origine sedimentaria a marmo e silicati). Il contatto fra queste due unità oceaniche corre quasi orizzontalmente, sottolineato dalla sottile fascia triassica delle Cime Bianche che da Cheneil è visibile in chiare rupi calcareo-dolomitiche alla base della Becca d’Aran. Queste grandi ondulazioni sospese in altitudine, per lo più invisibili dal basso, aperte alla vista sul Cervino, il Rosa e le Grandes Murailles, dotate di chimismo misto calcareo-siliceo, formano terreno d’elezione per i pascoli ed i villaggi che caratterizzano la civiltà alpina. Anche la biodiversità risulta stimolata ed arricchita dalla varietà dei substrati.
In particolare il villaggio di Cheneil si trova sulla storica via intervalliva da Crétaz, grossa frazione di Valtournenche, a Champoluc in Val d’Ayas attraverso il Colle di Nanaz. Ugualmente importante era la via in quota che univa Cheneil alle terrazze inferiori di Chamois e La Magdeleine. Data la minore estensione e la maggior quota rispetto alle terrazze inferiori, la conca di Cheneil non fu mai eretta a Parrocchia né a Comune e non ebbe la strada carrozzabile. In tempi più recenti, il completamento della strada carrozzabile, pur tracciata fino ad un centinaio di metri dal bordo della conca, fu osteggiato dalla maggioranza dei turisti abituali e da una parte dell’opinione pubblica in generale. Il microcosmo raccolto e luminoso della conca divenne per molti il simbolo stesso della vita in armonia con la natura.
Per generazioni di cittadini, di viandanti e di alpinisti, affacciarsi alla conca è stato ogni volta un momento di intensa emozione.
Bilancio ambientale alla vigilia dei lavori
Nella zona della conca i terreni sono di proprietà consortile indivisa uti singuli con una quarantina di soci, tranne alcune chiazze di terreno pianeggiante a prato, tra cui la spianata antistante il villaggio, che sono private.
Le costruzioni moderne sono una decina alla periferia della spianata, di taglia modesta o modestissima, seminascoste nel verde, di tipologia rustica, adibite a seconda casa da turisti, tranne una più grande a chalet nel bel mezzo della spianata, utilizzata tutto l’anno. Tutte sono comunque anteriori al 1968.
Le costruzioni tradizionali del villaggio sorgono su terreno consortile ma sono state dotate di una pertinenza privata. Si tratta di edifici originariamente a destinazione mista (abitazione/produzione) e produttiva (allevamento/servizi) di taglia modesta, con struttura interamente in pietra. Alcune case di abitazione, pur tra grosse difficoltà di ordine pratico (trasporto materiali cantiere) e burocratico (parametri di abitabilità, struttura proprietaria), sono state oggetto di buoni interventi di manutenzione straordinaria; per la maggior parte invece gli edifici versano in stato di abbandono e in cattive condizioni, ma con adeguati mezzi appaiono recuperabili.
All’interno del villaggio, e ben armonizzati con esso, sorgono due fabbricati in pietra più grandi, di tre piani, databili all’inizio del secolo XX, storicamente adibiti ad albergo. Uno di questi alberghi è tuttora in attività. Gli strumenti di pianificazione edilizia prevedono già la possibile costruzione di un terzo fabbricato da adibire ad albergo.
La viabilità interna, oggetto di piano già approvato, è per ora in terra battuta in continuità con quella esterna dei sentieri.
Il villaggio è collegato alla rete elettrica nazionale da una linea aerea di alimentazione che sale lungo il torrente.
Il bordo della spianata ospita l’attestamento di una teleferica privata che permette il trasporto di merci non troppo ingombranti dal piazzale automobilistico sottostante. Essa serve pure per l’evacuazione dei rifiuti domestici. Varie baracche metalliche e mezzi operativi parcheggiati ingombrano la zona di arrivo della teleferica, peraltro ad alto valore paesaggistico.
Gli interventi pubblici principali effettuati a partire dagli anni ottanta sono i seguenti:
a) tracciamento di una pista sterrata per mezzi speciali sul versante destro idrografico, e sua prosecuzione fino nei pressi dell’alpeggio di Château;
b) realizzazione di acquedotto;
c) canalizzazione delle fognature;
d) interramento delle linee elettriche nel villaggio e nella spianata antistante (resta un palo con trasformatore sul bordo della spianata);
e) tracciamento dell’Alta Via escursionistica n. 1 attraverso la conca.
Da tempo i proprietari della zona richiedono un accesso automobilistico al villaggio, compresi i mezzi pesanti, per facilitarne la ristrutturazione, la fruizione e l’utilizzo economico.
Che cosa fare secondo criteri di sviluppo sostenibile
Il pregio del luogo consiste nel fatto di essere un nucleo completo di civiltà alpina autentica e contemporaneamente un luogo storico d’incontro con la civiltà urbana, inserito in un contesto naturale ad alto valore intrinseco e paesaggistico. Cheneil è civiltà alpina autentica per l’integrità territoriale ed architettonica, nonché per la presenza o le testimonianze delle attività tradizionali; Cheneil è anche luogo storico d’incontro con la civiltà urbana per le vestigia di “archeologia turistica” ed il prestigio alpinistico. Questo microcosmo mantiene il suo fascino grazie alla scarsa invadenza di elementi perturbatori e/o banalizzanti, che sono comunque già presenti. Risulta evidente che il pregio del luogo, unico motore turistico attuale, debba essere difeso e rafforzato da iniziative che ne valorizzino il carattere originale di proposta culturale, se vogliamo filosofica, sia pure in un contesto commerciale. Quindi l’azione, che riconosciamo necessaria, sembrerebbe doversi concretizzare in due direzioni principali.
a) L’istituzione, da parte delle Amministrazioni, di strumenti evoluti di operatività urbanistica da mettere a disposizione dei proprietari. In particolare va istituito un team di architetti formati al restauro ed esperti di antropologia alpina, che assista i proprietari nei loro progetti di ristrutturazione/riconversione turistica e porti avanti le loro legittime iniziative per arrivare ad un accettabile livello di vivibilità territoriale. Validi esempi di tali gruppi di professionisti sono operativi nei paesi dell’arco alpino, dove il loro lavoro sostituisce in tutto o in parte quello del geometra, del progettista, della Sovrintendenza e dell’ufficio tecnico comunale, e come tale è remunerato sia dal cittadino che dall’amministrazione. In tal modo si è sicuri fin dall’inizio di portare avanti speditamente un progetto valido ed approvato. Un altro dei risultati che si ottengono è di trovare soluzioni più razionali, coordinando ed ottimizzando, ai problemi delle infrastrutture, dei trasporti pesanti e degli impatti.
b) La redazione di un progetto vincolante sull’orientamento delle attività economiche sul territorio della conca, alla realizzazione del quale sia subordinato ogni finanziamento per opere pubbliche, ed in compatibilità del quale sia rilasciato ogni permesso edilizio. Tale progetto di orientamento dovrà prevedere il lancio in grande stile di attività legate al contesto naturale e storico-culturale, con, indicativamente, un giardino alpino, un geoparco, un parco per l’osservazione del cielo notturno, percorsi culturali e naturalistici (“key-to-nature”), alpeggi aperti, esposizioni di documenti ed oggetti concernenti la ricca storia dell’alpinismo locale, sale e laboratori per workshop, sfruttando la posizione di tappa sull’Alta Via (sulla quale fare globalmente qualche sforzo in più, adeguandola alle Grandes Randonnées). Data la fitta rete sentieristica, un nucleo di guide escursionistiche potrebbe essere presente in modo semipermanente.
Si suggerisce altresì di ripristinare lo “storico” campo di bocce e di potenziare l’osservatorio telescopico sull’alpinismo del Cervino e delle montagne circostanti (privacy permettendo).
In entrambi i settori d’intervento, sono da prevedere periodi di formazione mediante corsi che possono essere approntati apposta o prevedere la frequenza in istituzioni esterne.
Si ritiene che ogni tentativo di agganciarsi invece allo sgangherato treno del turismo di massa, sia pure con buone credenziali, sia soggetto a grossi rischi di perdere tanto il delicato pregio ambientale quanto, di conseguenza, il reddito turistico.
Il progetto infrastrutturale in corso
Contempla i seguenti interventi:
a) un ascensore inclinato automatico della capienza di otto persone, con percorso in lunghezza di un centinaio di metri, dai dintorni del piazzale automobilistico al bordo della spianata, con due stazioncine di partenza ed arrivo;
b) una strada sterrata di poco meno di un chilometro sul versante sinistro idrografico, larga tre metri più le superfici laterali di servizio, camionabile, con sbarra di chiusura ed uso limitato alle attività produttive, ai servizi ed alle emergenze, inagibile d’inverno ai veicoli su ruote;
c) una vasca di carico per uso idroelettrico ad incremento della potenza della centrale di Maen tramite sifone (CVA, collaterale al progetto);
d) il ripristino del versante destro con distruzione della pista attuale; non sono previsti interventi sul piazzale-parcheggio.
Il costo totale (esclusi i lavori CVA) è previsto sui tre milioni di euro.
– Lo scopo dichiarato dell’ascensore è quello dell’incremento della clientela turistica, con l’apertura di una vera stagione invernale; esso servirebbe pure per gli approvvigionamenti quotidiani di merci di consumo, oltre che per i transiti dei residenti, in alternativa al sentiero. Stando così le cose ci sembra inevitabile la costruzione di un tronco stradale dal piazzale alla stazione di partenza, cosa per ora non esplicitamente prevista; e dato il sovraffollamento cronico del piazzale, è facile prevedere la richiesta di un suo allargamento in tale direzione.
– Lo scopo dichiarato della pista è innanzitutto quello di infrastruttura pesante al servizio dei cantieri (cantieri di ristrutturazione privata, di strutture produttive e di opere di pubblico interesse); in secondo luogo servirebbe per i trasporti gestionali e per l’attività zootecnica. Si rinuncia formalmente alla presenza di autovetture “private” nella conca, salvo imprecisati “veicoli elettrici”, ma si presume che il regime della pista sarà quello generale delle poderali valdostane, con permesso a proprietari ed invitati; la presenza di abitati permanenti potrà comunque essere un ostacolo giuridico alle limitazioni. Il tracciato invernale della strada si presta ottimamente all’uso delle motoslitte, ora penalizzate dalle difficoltà sul versante destro.
A margine si può notare che la costruzione di una pista interpoderale a spese pubbliche senza apparenti finalità istituzionali (né mantenimento dell’attività rurale, né servizio obbligatorio alla popolazione, ma solo su generica richiesta di privati) non appare giustificata senza un controllo sull’utilità socio-ambientale dell’opera, cosa impossibile senza un progetto complessivo di sviluppo.
La prospettiva indicata dal progetto infrastrutturale ci sembra innegabilmente quella di uno sviluppo turistico standard, orientato al collegamento con gli impianti di Chamois (come dichiarato dal locale imprenditore turistico). Le proposte commerciali appaiono in linea ed in concorrenza con quelle delle altre stazioncine turistiche valdostane ed alpine in generale. Neppure le residue caratteristiche ambientali del sito, dopo i lavori, hanno alcuna garanzia di essere al centro delle future azioni imprenditoriali. Se si ritiene prioritario che nello sviluppo turistico venga mantenuto e valorizzato il contesto ambientale e culturale della conca, non si può che dare un giudizio negativo sul progetto attualmente in corso.