Per una volta, rinunciamo a correre lungo il canale. Fermiamoci ad ammirare questa natura particolare, le specie rare che vivono nei ripidi pendii aridi e sassosi, le rocce utili ed insolite, i panorami vertiginosi. Fermiamoci ad evocare la vita nei castelli, nei villaggi e nelle campagne di questa spettacolare trasformazione quattrocentesca. Fermiamoci a ragionare sull’opera idraulica, le sue motivazioni e le sue arti. Grande è il piacere di immergersi nel corso storico di una umanità autentica, palpitante, progressiva.
01. Il ru è lungo circa 15 km e i primi 8 km abbondanti sono in Valtournenche, percorribili dal personale autorizzato. I restanti 6 km e rotti si svolgono sul versante della grande valle esposto a sud.
Abbiamo già affrontato in queste pagine il vasto tema dei canali irrigui nelle Alpi Occidentali. Offriamo in questo articolo solo immagini e spunti per un sogno sospeso fra natura e storia.
02. Un tratto del canale non aperto al pubblico. Notare gli archi di sostegno in pietra a secco e la roccia a destra scavata per il canale.03. Sulla stessa roccia, in posizione riparata, si sono conservati simboli sabaudi ed ecclesiastici tracciati con la biacca presumibilmente nel corso del XVII secolo. Notare fra l’altro il trigramma rovesciato: SHJ anziché JHS.
Accesso: dalla Statale di fondovalle (S. S. 26) a Chambave svoltare nella Strada Regionale n. 11 in direzione Verrayes. Se si dispone di due o più macchine parcheggiarne una nel villaggio di Marseiller, alcuni km sulla strada principale per Verrayes, poi ridiscendere un tratto e prendere a sinistra il bivio per Saint-Denis; da qui al secondo bivio a destra scendere a Cly e proseguire fino alla fine della strada asfaltata, frazioni Raffort e Bovarey. Se si ha un solo automezzo al bivio per Saint-Denis girare subito a destra e andare direttamente verso Cly, Raffort e Bovarey.
Partenza: dalla stradina sterrata poco più in alto si stacca a sinistra il sentiero che costeggia il canale. Se non si è lasciato un automezzo a Marseiller, il ritorno avviene ripercorrendo a ritroso il canale.
Lunghezza percorso di andata: poco più di 6 km. Il restante tracciato del canale non è incluso nella rete sentieristica ufficiale e presenta dei rischi.
04. Fronte di antica cava di calcare dolomitico. Il toponimo “raffort” significa “fornace da calce” e questa è probabilmente la fonte della materia prima. La fornace pare sia stata distrutta dalla costruzione della strada poco più in basso.05. Dopo la dolomia bianca, ecco la serpentinite nera. Si tratta della roccia valdostana più “primitiva”, più vicina alla madre di tutte le rocce della Terra, la peridotite che sta giù nel mantello terrestre. Questa serpentinite fa parte della serie del Combin, poco trasformata da modeste variazioni di pressione e temperatura dopo la sua nascita in fondo all’antico oceano alpino.06. Strisciante e incollato al roccione di serpentinte, ecco l’astragalo di Montpellier.07. Ed eccoci in vista del castello di Cly, dimora del castellano (cioè funzionario della corte sabauda) che nel 1421 autorizzò la costruzione del canale concedendo per una certa somma lo sfruttamento delle acque del versante destro della Valtournenche.08. Mentre il castello di Cly è costruito su uno sperone di metabasiti, al nostro livello dominano ancora le serpentiniti sulle quali prospera l’odoroso timo.09. Non tutte le specie vegetali possono vivere sulle rocce di serpentino. Fra le poche specie compatibili vi sono il timo e l’alisso argentato dai bei corimbi gialli.10. Dettaglio dei fiori di Thymus vulgaris. Ogni anno a maggio a Verrayes si celebra la Festa della Sarrieula, il timo in lingua locale.11. Nel contratto di distribuzione settimanale dell’acqua del canale, il castellano di Cly si riservò l’intera giornata di martedì.12. Questo prato ben irrigato a lupinella testimonia dell’utilità delle acque del canale per produrre foraggio.13. A monte del canale invece permangono le condizioni aride tipiche dell’adret della grande valle. Roverella, timo e coronilla cercano l’acqua del canale.14. Ecco la traccia del grande lavoro di ogni anno: prima di immettere l’acqua la corvée spala il fondo del canale e accumula il fango lungo il bordo a valle.15. E qui arriviamo al dato più inquietante: tutto il versante è in dissesto profondo e a tratti cede scendendo anche di diversi centimetri all’anno. L’affossamento del terreno ha qui costretto a sollevare il tubo del canale.16. Lo scivolamento verso il basso non ha risparmiato alcuni nuclei abitati.17. A Gubioche, frazione di Saint-Denis, questo ponticello in pietra segnava uno dei trasferimenti di competenze fra Saint-Denis e Verrayes quanto a sorveglianza e manutenzione del canale.18. Uno sguardo alla scarpatina del canale per identificare un bel deposito morenico: molto limo glaciale in cui sono dispersi diversi blocchi di diverse dimensioni, spigolosi ma leggermente smussati.19. Festival di piante fiorite senza clorofilla, parassite o saprofite. Da sinistra una orobanche e due orchidacee, il limodoro e la neottia.20. Maggio è anche il mese delle grandi fioriture “banali”che rallegrano il canale: qui papavero e verbasco.21. In un tratto detritico il canale è protetto da un muro a secco controripa. Il materiale è costituito interamente di blocchi di calcare che prevale all’affioramento in zona. La costruzione era perfetta, ma i movimenti del versante stanno dando una spinta eccessiva al muretto che pende verso valle.22. Si attraversa anche qualche fascia umida. Questo è il Roteus che significa “forra”.23. L’acqua che gocciola dalle pareti del Roteus è molto calcarea e tende a cedere carbonato di calcio sul suo percorso. Le concrezioni calcaree si modellano su quello che trovano: qui dei rametti di edera a confronto, quelli vivi e le impronte fossili.24. La roccia che così si forma per precipitazione del carbonato di calcio si chiama travertino. Qui al Roteus è stato cavato per essere utilizzato, come vedremo, a Marseiller.25. Eccoci ormai in vista di Marseiller e dei suoi prati irrigati dal nostro canale.26. Uno squarcio bianco nel versante ci fa sapere che la zona è stata indagata dai cavatori di marmo verde, specialità della zona.27. Da vicino osserviamo questa roccia composta da marmo e serpentino, ingentilita da un rametto fiorito di coronilla (Emerus major Mill.).28. Tra Chambave e Verrayes si stende la terra d’elezione del gualdo, il pastel dei francesi, pianta affine all’indaco che per secoli ha fornito la materia prima per i pigmenti blu, con un processo lungo e complicato. Ha stelo alto e fiori gialli.29. Dal canale si deve scendere di un centinaio di metri se si vuole visitare il villaggio di Marseiller con i suoi tesori artistici. Qui la cappella di San Michele in veste invernale.
Per la visita della Casa Saluard, le informazioni possono essere ottenute al Comune di Verrayes, telefonando in orario di ufficio ai numeri 0166 43106 oppure 0166 43133. Per la cappella invece occorre scaricare l’app Chiese a porte aperte, registrarsi e quindi gestire la prenotazione della visita in autonomia.
30. Gli affreschi di Giacomino d’Ivrea, firmati e datati 1441, sono stati recentemente restaurati. Qui un particolare dell’inferno.31. Nel vano della porta è affrescato questo lavoratore con i suoi attrezzi, sicuramente in riferimento allo scavo del canale o alla sua manutenzione.32. Casa del notaio Jean Saluard, promotore dello scavo del ru. Diverse finestre sono riquadrate con blocchi di travertino proveniente verosimilmente dalla cava lungo il canale.33. L’interno di Casa Saluard conserva alcuni frammenti di affresco, tra cui una rara raffigurazione dell’Arcivescovo Turpino, Pari di Francia nel ciclo di Orlando.34. Il villaggio di Marseiller da ovest e la forra dove finisce il ru.
Bibliografia consultata
Vauterin G. (2007) – Gli antichi Ru
della Valle d’Aosta. Le château, 415 p.
Barocco J., Giai L., Rivolin J.-G. (2001) – Un chef-d’œuvre du Moyen Age: le Ru de
Marseiller. In Histoires d’eau. Centre d’Études franco-provençales –
Saint-Nicolas
AA.VV. (1994) – Actes du colloque international sur
les bisses. Annales Valaisannes 70, 1995