Descrizione itinerario
Dal parcheggio a monte del Villair salire lungo la pista sterrata che attraversa il ponte e seguirla (scorciatoia possibile) fino ad imboccare a sin. la mulattiera per il Rifugio Bertone (acqua). Continuare a salire oltre il rifugio sul crestone che diventa poi orizzontale per oltre 1 km, riprendere la salita per la Tête de la Tronche, scendere al Col Sapin e divallare a destra seguendo i segnavia. A fondovalle (fontana), tra le case di Tsapy risalire brevemente il versante opposto per visitare la miniera (indicazione Trou des Romains) e ridiscendere a Tsapy. Seguire in discesa la pista sterrata fino al parcheggio e quindi al Villair.
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La dorsale erbosa dei Monti della Saxe si erge isolata fra i solchi della Val Ferret (sinistra) e della Val Sapin (destra); essa corre quindi parallela al Monte Bianco (sinistra) ed alle falde alpine (destra)
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Schema tettonico dell’arco alpino occidentale, che evidenzia i rapporti fra Fronte Pennidico e massicci cristallini europei
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Interesse geologico
- Struttura ed evoluzione (Oligocene – presente) del massiccio cristallino del Monte Bianco (Carbonifero) e delle sue coperture sedimentarie (Giurassico). L’intero massiccio rappresenta un “grumo surriscaldato” poi raffreddato e ricristallizzato a debole profondità (plutone) di antichi scisti in seno alla crosta europea.
- Dinamica del Fronte Pennidico: deformazioni associate alla subduzione della litosfera europea ed alla successiva sutura continentale. La crosta europea, con il suo Monte Bianco all’interno, converge verso le falde alpine, fino ad infilarvisi sotto e infine a collidere in profondità con la placca adriatica (africana). Il Monte Bianco sorge sulla sutura fra le placche.
- Mineralizzazioni a solfuri di piombo, geneticamente legate alle deformazioni dei plutoni granitici.
- Morfologie glaciali attive e relitte. Particolarmente evidenti le fresche forme erosive a circo e gli accumuli morenici sottostanti, entrambi abbandonati recentemente dalle masse glaciali.
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Dai Monti della Saxe, il Monte Bianco sovrasta il solco tettonico Val Vény-Val Ferret
Squarci gessosi in Val Sapin: scaglie tettoniche triassiche lungo il Fronte Pennidico
Falde alpine: le Brecce di Tarantasia (Tête de la Tronche, Col Sapin)
Uno degli ingressi alla storica miniera detta Trou des Romains (solfuri di piombo e argento)
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Soste geologiche consigliate lungo il percorso
- Poco sotto il Rifugio Bertone compaiono, in affioramento e in detrito, i graniti porfirici della Saxe, parenti stretti del granito del Monte Bianco. In effetti il gran costone che forma i Monti della Saxe rappresenta una scaglia di basamento elvetico, appartenente quindi, con le sue coperture (calcari ed argilloscisti) ben esposte più in alto, alla placca europea. Il contatto tettonico del basamento cristallino con le coperture giurassiche appare nel suo insieme anche sul versante di fronte (SW), in corrispondenza del Mont Chétif: in effetti la Dora taglia delle strutture continue, che si congiungono idealmente ai due lati della valle. Argilloscisti e calcari affiorano, come la scaglia cristallina, perfettamente verticalizzati ed orientati secondo la direzione prevalente delle strutture in questa regione alpina (NE-SW).
- La grande traversata in piano sulla dorsale erbosa permette di passare in rassegna, aldilà della Val Ferret (calcescisti), il massiccio cristallino del Monte Bianco con la sua struttura interna a ventaglio, che isola verticalmente torri e guglie, e con la sua dinamica glaciale in forte regresso. Siamo qui di fronte al nucleo granitico del massiccio, dalla morfologia particolarmente frastagliata, mentre verso sinistra la cupola sommitale ben innevata (4807 m) esprime, nelle sue forme grevi e continue, la natura scistosa del guscio incassante.
- La sorprendente morfologia a solco lungo la base del massiccio del Monte Bianco (valli Ferret-Vény) sottolinea la coerenza interna del plutone cristallino e la sua dinamica di indentazione verso le falde alpine (unità pennidiche stese a SE del massiccio, ad iniziare dal versante sinistro della Val Sapin). Difficile trovare un posto migliore, sulle Alpi, per verificare nel paesaggio il movimento di convergenza litosferica alla base dell’orogenesi: il massiccio cristallino, sul bordo della placca europea, s’impenna all’incontro con le falde alpine, mentre di fronte al massiccio incombente le prime falde alpine si deformano in conseguenza. In mezzo, giù nel solco della Val Sapin, sprofonda la placca europea in uno sfavillio di brandelli tettonici bianchi (gessi del Trias) e neri (scisti del Carbonifero).
- Il solco della Val Ferret in questo tratto inferiore separa il massiccio del Monte Bianco dalla sua scaglia cristallina dei Monts de la Saxe, mentre la linea strutturale del Fronte Pennidico passa alla testata della Val Sapin fra la Testa Bernarda e la Tête de la Tronche. Oltre che per un valloncello dissestato, il gran sottoscorrimento della placca europea si nota sul versante esterno (vallone dell’Armina) per il contrasto cromatico fra le porfiriti bluastre ad anfibolo della scaglia cristallina (basamento europeo) ed i calcescisti beige a quarzite delle Brecce di Tarantasia (falde alpine).
- Nel seguito del circuito si osserveranno in dettaglio le pieghe ed i differenti livelli delle Brecce di Tarantasia (Tête de la Tronche, Col Sapin e detrito sottostante), formazione terrigena derivante dall’erosione cretacica delle prime falde alpine, e si costeggeranno gli spettacolari affioramenti gessosi lungo il Fronte Pennidico (pericolo, non abbandonare il sentiero). La teleferica poco dopo l’alpeggio del Curru trasportava a valle il carbone di un altro brandello tettonico. Dalla testata della teleferica è visibile nel panorama del versante opposto la miniera Trou des Romains, verso il contatto delle coperture con la scaglia cristallina della Saxe.
- Al Trou des Romains, lo scavo delle due gallerie visibili presenta caratteri arcaici (inclinazione, percussioni) confermati dalla toponomastica locale (Tsapy e Sapin da Captivi, prigionieri di un bagno penale com’erano di solito gli antichi operai delle miniere). Piccoli cristalli e spalmature di galena sono reperibili in detrito all’imbocco delle gallerie (sconsigliato entrare).
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