{"id":1211,"date":"2011-01-05T00:00:13","date_gmt":"2011-01-04T23:00:13","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=1211"},"modified":"2020-04-13T14:43:35","modified_gmt":"2020-04-13T12:43:35","slug":"breuil-de-la-thuile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/breuil-de-la-thuile\/#content","title":{"rendered":"Breuil de La Thuile"},"content":{"rendered":"

Strani incontri al Piccolo San Bernardo<\/h3>\n

Una “traversata oceanica” fra mandrie bovine e cavatori di pietra ollare<\/h4>\n

Escursione verificata a settembre 2017<\/em><\/p>\n

Localit\u00e0:<\/strong> Comune di La Thuile (Aosta)
\nAccesso:<\/strong> SS 26 del Piccolo San Bernardo (dalla A5 uscita Morgex, poi direzione Tunnel Monte Bianco fino a Pr\u00e9 St-Didier, quindi a sinistra per il valico del Piccolo San Bernardo) oltre La Thuile, un paio di tornanti sotto il colle, stradina sterrata a destra per il Lago Verney.
\nParcheggio:<\/strong> a pochi metri dall\u2019imbocco della stradina sterrata, casotto del Consorzio Pesca.
\nPeriodo consigliato:<\/strong> da fine luglio a settembre (nevicate invernali abbondanti, primaverili persistenti).
\nQuota partenza:<\/strong> lac Verney 2080 m.
\nQuota massima:<\/strong> punta Tormotta 2680 m.
\nDislivello:<\/strong> 600 m + qualche saliscendi.
\nDurata:<\/strong> prevedere tutta la giornata, con un totale di 4-5 ore di marcia effettiva (andata e ritorno).
\nTracciato:<\/strong> sentieri nei prati, poi nei pascoli e pi\u00f9 su nei macereti; varie scappate fuori sentiero.
\nSegnavia:<\/strong>\u00a0sentiero a bolli gialli dal Lago Verney alla serie di laghetti superiori; abbandonare il sentiero fino alla cresta, percorrerla verso nord e trovare il sentiero 14 al colle.
\nTopografia:<\/strong> L\u2019Escursionista editore, Carta dei sentieri La Thuile 1:25000; Didier & Richard, Mont Blanc Beaufortain 1:50000.
\nDocumentazione:<\/strong> Per gli appassionati, resta insuperato lo storico volume La zone des br\u00e8ches de Tarentaise<\/em> di P. Antoine (Universit\u00e0 di Grenoble 1971). Approfondita descrizione di questo percorso in Le Alpi dal M. Bianco al Lago Maggiore<\/em> (Guide geologiche regionali n\u00b03, BeMa editrice Milano 1992) volume secondo itinerario B1 (vedere anche volume primo itinerario 9). Consigliato anche La Thuile, paesaggi geologici e storici<\/em> di F. Bonetto e G. Boschis, itinerario n. 2.
\nCartografia geologica:<\/strong> BRGM, Carte g\u00e9ologique de la France 1:50000 feuille 728 Ste Foy Tarentaise. ISPRA, Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000, foglio Courmayeur 089.<\/p>\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n
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Descrizione del percorso a piedi<\/h3>\n

Scesi al lago Verney, attraversare l\u2019emissario sul ponticello e prendere un esile sentierino decisamente pi\u00f9 a destra di quello principale (che fa il giro del lago). Evitare per\u00f2 di scendere all’alpeggio sottostante. Il sentierino, segnato da piccoli bolli gialli e da qualche freccia, risale il pendio erboso fino ad uscire sui prati del ripiano superiore in corrispondenza del Lago Verney Superiore (2280 m). Da qui il sentiero continua con moderata salita nel valloncello (poco inciso) del torrente Torveraz per poi attraversare verso destra alcune bancatine rocciose e parecchi ripiani ricchi di laghetti. Dopo un’ultima bancata rocciosa (breve e ripida discesa) il sentierino entra nel vallone principale e si immette nel sentiero 14 che sale dal fondovalle. Al colle (W della Pointe Rousse, 2531 m) in saliscendi tenere il nord nell’ampio valloncello, quindi salire a destra i pascoli fino alla panoramica punta della Tormotta. Ridiscendere al valloncello e continuare la discesa a destra per il pittoresco lago (2486 m), esplorando i dintorni. Per il ritorno, risalire al colletto della Pointe Rousse e seguire il sentiero n. 14.<\/td>\n

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Interesse geologico<\/h3>\n

L\u2019itinerario permette di attraversare un minuscolo oceano in miniatura, pian piano raschiato via dalla sua antica piana abissale, schiacciato e poi dolcemente depositato in mezzo alle nostre montagne. Ora giace, rovesciato, in mezzo a quel mucchio di nobili detriti che \u00e8 la fascia delle Brecce di Tarantasia fronteggianti il Monte Bianco. Inutile ripetere che responsabile di questi lentissimi, impercettibili movimenti \u00e8 la (ancora attiva?) convergenza delle due placche continentali europea ed africana, che stritolano e fanno sprofondare quanto sta in mezzo, nella fattispecie il nostro bacinetto oceanico. Quel che colpisce qui \u00e8 l’estrema variet\u00e0 dei corpi rocciosi coinvolti, dai colori ben contrastanti, che si avvicendano sul terreno strettamente accostati e financo sbriciolati e compenetrati l’uno nell’altro.<\/p>\n

Il nome giusto di questo insieme di rocce oceaniche sarebbe Unit\u00e0 del Breuil; ma siccome a studiarla bene ed a divulgarne i risultati nel mondo scientifico furono i geologi francesi, le diedero l\u2019ostico nome di Roignais-Versoyen dal toponimo di una vallecola al di l\u00e0 della frontiera dove ne affiora un lembo. Identica sorte tocc\u00f2 alle Brecce di Tarantasia (la Tarentaise \u00e8 una grande valle savoiarda), chiamate pure Unit\u00e0 di Sion dagli svizzeri (Sion \u00e8 una cittadina del Vallese), che affiorano alla grande in Valle d\u2019Aosta.<\/td>\n<\/tr>\n

All’inizio non affiora alcuna roccia ma si cammina su una distesa di cuscinetti erbosi creati dalla lama d’acqua che imbibisce la piana del lago, e che d’inverno gela gonfiandosi. Anche il primo pendio e il successivo ripiano sono ricoperti dalla coltre erbosa ben irrigata. Poi, all’imbocco del valloncello di Torveraz si affastella di tutto, dagli antichi magmi oceanici (anfiboliti grigio-verdastre) agli antichi sedimenti fangosi e ricchi di materia organica (argilliti e scisti carboniosi neri o grigio scuri) fino ai resti di graniti continentali surriscaldati (gneiss chiarissimi a quarzo e feldspati). Questi ultimi poi sono quello che meno ci aspetteremmo in ambito oceanico, la quintessenza della continentalit\u00e0. La roccia \u00e8 pulita, lisciata dall’abrasione glaciale in bei dossi montonati. Pi\u00f9 in alto il gneiss sviluppa, esposto alle intemperie, una patina ocracea o rossastra cui il monte deve il nome.<\/td>\n\n

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Risalendo il vallone, sul lato alla nostra destra sfilano le litologie che ritroveremo sul sentiero un volta superato il colletto, e precisamente:<\/p>\n
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  1. scisti neri o grigio plumbei, che si sfaldano in placchette, con intercalazioni pi\u00f9 chiare arenaceo-quarzose, in cui sembrano avvolti o imballati gli altri elementi oceanici<\/li>\n
  2. piccoli corpi di serpentiniti massive<\/li>\n
  3. metabasiti ad anfibolo, albite e clorite (prasiniti), che nelle linee delle sezioni affioranti ricordano a volte gli originari cuscini di lava, per lo pi\u00f9 fortemente deformati<\/li>\n
  4. calcescisti e rocce carbonatiche.<\/li>\n<\/ol>\n<\/td>\n<\/tr>\n
Al colletto si osserver\u00e0 in dettaglio il contatto delle chiare rocce granitiche della Pointe Rousse (paleozoiche, 270 milioni di anni fa) con i neri scisti carboniosi (mesozoici, 160 milioni di anni fa), quindi fra grandi depositi morenici appariranno anche i corpi magmatici oceanici. Tutte queste litologie e le loro numerose varianti (in particolare intrusioni magmatiche stratiformi ben visibili per il colore pi\u00f9 chiaro rispetto agli scisti carboniosi) sono esposte intorno al pittoresco lago della Tormotta e su lungo il versante che porta allo spartiacque con la Francia. I loro rapporti reciproci (genetici, stratigrafici, tettonici) e le varie tappe evolutive sono ancora in buona parte da determinare.<\/td>\n\n

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La morfologia del vallone del Breuil \u00e8 assolutamente speciale. Un solco profondo si addentra all\u2019interno delle Brecce di Tarantasia permettendo di verificare che queste, anche tramite una spettacolare piega coricata sotto la Tormotta, formano il supporto della successione oceanica del Versoyen. Ma il solco si arresta bruscamente contro l\u2019enorme balconata che corre alla destra idrografica e alla testata del vallone, come se le rocce oceaniche sovrastanti, pi\u00f9 tenaci, proteggessero il resto del vallone dall\u2019erosione del torrente.<\/td>\n<\/tr>\n
Il nostro percorso si svolge sulla vasta ed aerea balconata della destra idrografica, fra il piede della cresta spartiacque con la Savoia ed il bordo sul vallone. Qui si allungano e vengono a morire le morene dei miseri resti glaciali ancora attivi, e l\u2019intensa deglaciazione porta acqua, fanghi e detriti ad accumularsi sulla gran spianata sospesa, prima di precipitare nel solco del vallone. Grandi e piccoli laghi si formano e si prosciugano, dopo essersi fittamente impennacchiati di bianchi eriofori. L\u2019ambiente \u00e8 in rapida evoluzione e il paesaggio cambia parecchio da una stagione all\u2019altra. Affrettarsi a vedere lo spettacolo, prima che la montagna si prosciughi in deserte distese detritiche.<\/td>\n\n

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\"Grandi<\/a>

Grandi strisciate di detriti, morene in fase di demolizione, laghetti pi\u00f9 o meno effimeri si formano sulle cangianti litologie del Versoyen<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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