{"id":1213,"date":"2011-01-05T00:00:59","date_gmt":"2011-01-04T23:00:59","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=1213"},"modified":"2020-04-13T18:21:58","modified_gmt":"2020-04-13T16:21:58","slug":"il-cervino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/il-cervino\/#content","title":{"rendered":"Il Cervino"},"content":{"rendered":"

Geologia delle falde alpine. Ma il Cervino \u00e8 davvero africano?<\/h3>\n

Riconoscimento nel paesaggio di masse rocciose di diversa origine e natura. Osservazione delle loro spettacolari modalit\u00e0 di sovrapporsi nella catena montuosa.<\/p>\n

Escursione verificata a settembre 2006 e parzialmente ad agosto 2014<\/em><\/p>\n

Localit\u00e0:<\/strong>\u00a0Valtournenche, Valle d\u2019Aosta.
\nAccesso:<\/strong>\u00a025 km da Ch\u00e2tillon (autostrada A5, stazione FS, autostazione).
\nPartenza:<\/strong>\u00a0localit\u00e0 Lago Blu, vari parcheggi lungo la strada regionale.
\nQuota partenza:<\/strong>\u00a02000 m.
\nPunto culminante:<\/strong>\u00a0Motta di Pl\u00e9t\u00e9 Centrale, 2870 m.
\nTempo di percorrenza:<\/strong>\u00a05 ore andata e ritorno, al netto delle soste.
\nSegnavia:<\/strong>\u00a0sentiero intervallivo n\u00b0107, poi n\u00b021, quindi un breve tratto fra pascoli e macereti.
\nPeriodo consigliato:<\/strong>\u00a0luglio-settembre.
\nPunti di appoggio:<\/strong>\u00a0tra luglio e agosto vari punti di ristoro al Lac Bleu ed al pianoro de La Salette.
\nDocumentazione:<\/strong>\u00a0Guide geologiche regionali n\u00b03: Le Alpi dal M. Bianco al Lago Maggiore \u2013 vol. 1 itinerario 7 \/ vol. 2 itinerario I \u2013 BeMa Editrice, Milano 1992.
\nCartografia:<\/strong>\u00a0Carta dei sentieri 1:25000 n\u00b07 Valtournenche \u2013 L\u2019Escursionista editore.
\nCartografia geologica:<\/strong>\u00a0Carta geologica federale svizzera, foglio Matterhorn.<\/p>\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n
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Descrizione del percorso<\/h3>\n

Dal Lago Blu, circa 1,5 km prima di Cervinia, raggiungere la pista poderale che si diparte poco a monte del lago (ex pista di bob) e percorrerla salendo in direzione sud poi est (qualche scorciatoia possibile sulla sinistra prima e dopo il Layet). Seguendo a destra il segnale 107, alla quota 2123 m abbandonare la pista (bel sentiero in saliscendi), attraversare la condotta forzata e, poco sopra un pittoresco alpeggio, ritrovare una pista sterrata fino ai casolari di Verser 2300 m. Qui il sentiero 107 si stacca a destra; continuare invece verso sud-est sulla pista che prende il numero 21. Alla Cleva de la Seya, sempre seguendo il 21, prendere a sinistra abbandonando la pista. Evitare quindi il sentiero a sinistra n\u00b0 19 che salirebbe diretto alla nostra meta ma si perde su un costone erboso ripidissimo. Continuare in fondo ad un valloncello e dopo una discesa risalire il gran prato umido fino all’alpeggio di Grand Plan (a questo alpeggio si giunge pi\u00f9 rapidamente con la telecabina da Valtournenche alla Salette, quando funziona). Sul ripiano il sentiero fa un gran giro verso sinistra per risalire a mezza costa i vari gradoni della dorsale delle Motte di Pl\u00e9t\u00e9. A quota 2787, dopo una breve discesa, attraversando un ghiaione appare la Motta di Pl\u00e9t\u00e9 Ovest, riconoscibile per la capanna sulla spianata sommitale. Qui in mezzo al ghiaione si stacca a sinistra il sentiero 19 che scende per la direttissima; proprio in questo punto, invece, abbandonando i sentieri, risalire il ghiaione a destra per uscire sui pascoli ondulati, e seguire verso nord il dolce valloncello. Superata una specie di lunga trincea che fa sprofondare il terreno di qualche metro, risalire gli ultimi dossi e portarsi sul bordo della spianata nord, di fronte al Cervino.<\/td>\n<\/tr>\n

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Interesse geologico del percorso<\/h3>\n
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  • Il Lago Blu, come la sua modesta replica poco pi\u00f9 in basso, occupa una piccola depressione nel gran corpo di frana che costituisce l\u2019intero versante ovest della Motta di Pl\u00e9t\u00e9. \u00c8 possibile che i due specchi d\u2019acqua si siano impostati in altrettante conche provocate dallo scioglimento di ghiaccio residuo (permafrost) nascosto all’interno del materiale in scivolamento. Il delicato colore delle acque del lago sarebbe dovuto, come in casi analoghi, alla tipica lucentezza azzurrina dei minuti cristalli lamellari di serpentino di cui \u00e8 composto il limo glaciale del fondo.<\/li>\n
  • Tra la Cleva de la Seya e il Gran Plan si mostra forse il pi\u00f9 completo e fresco, bench\u00e9 antico, esempio valdostano di frana di crollo. Per accorgersene bisogna deviare sul sentiero n\u00b0 19 al bivio dopo la Cleva, salendo cos\u00ec qualche decina di metri, oppure scendere sul 19 dall\u2019alto, affacciandosi alla nicchia di distacco. In alto, la fronte squadrata della Motta di Pl\u00e9t\u00e9 Occidentale sovrasta la superficie di scivolamento liscia come un cucchiaio, che giunge ripida quasi fino al piano. Qui di fronte si erge l\u2019accumulo tondo dei detriti franati, con un gioco di intersezioni fra concavit\u00e0 paraboliche e convessit\u00e0 sferiche che a percorrerlo incute sottili inquietudini metafisiche, del tipo: sembra ieri che \u00e8 franato, non riprender\u00e0 mica proprio adesso…<\/li>\n<\/ul>\n<\/td>\n

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  • Il gran piastrone Manda-Salette-Pl\u00e9t\u00e9, coperto di pascoli, si articola in vari livelli a ripiani quasi orizzontali. Quello basale \u00e8 sostenuto da una bancata rocciosa continua che attraversa tutta la valle ed \u00e8 ancora affiorante al bivio dei sentieri del Gran Plan, su piccoli risalti rocciosi ricchi di anfibolo blu aghiforme e di epidoto verde-giallino. Espone litologie oceaniche profonde appartenenti alla zona Zermatt-Saas con serpentiniti, metabasiti\u00a0(antiche lave espanse o intruse sul fondo dell\u2019oceano alpino) e filoni rodingitici a vesuviana. Il piano sovrastante, sul sentiero che fa il giro sopra il Gran Plan, \u00e8 sorprendentemente costituito da rocce a quarzo, mica e feldspati, composizione che indicherebbe un’origine da placca continentale, sulle quali si imposta la vistosa fascia bianca dei carbonati triassici, essenzialmente calcari e dolomie. Lungo il versante la fascia bianca appare a diversi livelli, il pi\u00f9 basso dei quali punteggia gi\u00e0 di bianchi clasti i pascoli alla Cleva della Seya. Sullo spartiacque con la Val d\u2019Ayas la fascia bianca affiora alla grande per scolpire la dentellata cresta delle Cime Bianche. Questa fascia bianca testimonia di un altro avvenimento molto pi\u00f9 antico: l’apertura dell\u2019oceano alpino. Ma questa \u00e8 un\u2019altra storia…<\/li>\n<\/ul>\n<\/td>\n<\/tr>\n
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  • Sui gradoni pi\u00f9 alti delle Motte dominano invece i calcescisti, antichi sedimenti di mare aperto, con lenti e boudins<\/em> di metabasite fortemente deformati.<\/li>\n<\/ul>\n<\/td>\n
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  • Sulla gran spianata sommitale, mossa dalle onde dei calcescisti fittamente stratoidi, tre fenomeni attireranno la nostra attenzione.
    \nIl primo \u00e8 la geometria delle faglie e delle fratture, con improvvisi scoscendimenti ad andamento rettilineo per centinaia di metri, con fessure e sdoppiamenti di cresta nonch\u00e9 inghiottitoi pi\u00f9 o meno circolari: il paesaggio appare piuttosto surreale.<\/li>\n<\/ul>\n<\/td>\n<\/tr>\n
Il secondo \u00e8 costituito, sul bordo occidentale, da un nerissimo corpo decametrico di peridotite serpentinizzata, roccia del mantello terrestre sotto la crosta oceanica, rara in questa zona (Zona<\/em>\u00a0del Combin<\/em>) dove dominano i metasedimenti.<\/td>\n\n

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In terzo luogo saremo attirati dai \u201cfunghi di prasinite\u201d, curiosi bitorzoli alti oltre un metro sulla spianata, formati da un cappello piatto di metabasite, relitto di un\u2019antica colata basaltica stratiforme, sostenuto da una tozza colonna di calcescisti, che resiste all\u2019erosione proprio grazie alla lastra di metabasite che le fa da ombrello. Dall\u2019osservazione di queste forme possiamo farci un\u2019idea delle trasformazioni del paesaggio dovute all\u2019asportazione continua del materiale circostante per sbriciolamento e per dissoluzione dei carbonati.<\/td>\n<\/tr>\n
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E finalmente, il Cervino.
\nConsigli:<\/em> Fare riferimento al Manualetto di geologia alpina<\/a><\/p>\n<\/td>\n<\/tr>\n

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Scampoli di geologia del Cervino<\/h3>\n

Sistemiamoci comodi di fronte alla Gran Becca. All\u2019estrema destra lo spazio \u00e8 riempito dalle coltri glaciali che avvolgono il massiccio del Monte Rosa. Il cuore del massiccio, fuori campo, \u00e8 un nucleo cristallino di roccia continentale dalla dinamica di sollevamento pi\u00f9 intensa ad est (Sesia e Ossola) e declinante verso di noi. Su questo nostro bordo inclinato a scivolo si aggrappano i brandelli della falda oceanica, che ricopre ancora in parte la falda cristallina. Sollevati loro malgrado ad altezze vertiginose, i vari residui della falda oceanica digradano dagli oltre 4000 m del Breithorn alle piste di sci e all\u2019agglomerato di Cervinia.<\/td>\n<\/tr>\n

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Ai nostri piedi spicca il Lago del Goillet color turchese con la sua diga. Tutt\u2019intorno i pascoli sono interrotti da risalti rocciosi, essenzialmente metabasiti. Pi\u00f9 a monte, verso il Monte Rosa alla nostra destra, i macereti sono composti anche da detriti di calcescisti, mentre l\u2019arroccamento della funivia al Plateau Rosa avviene su un piccolo affioramento della fascia bianca triassica. Di fronte, Th\u00e9odule e F\u00fcrggen espongono metabasiti listate, con giacitura immergente anch’essa verso ovest parallela al piano del versante. Su questo piano poggia il Cervino come un\u2019immensa astronave galleggiante sull’oceano giurassico. La linea che individua il piano di scorrimento diviene abbastanza intuitiva sotto alle Grandes Murailles, al livello dei pascoli alti, per un diverso stile morfologico che pu\u00f2 essere colto con un po\u2019 di pazienza e di fantasia. Invece sotto il Cervino il contatto \u00e8 per lo pi\u00f9 sepolto sotto alle morene che fasciano il piede della montagna, testimoniando di recenti ben pi\u00f9 imponenti masse glaciali. Cervino e Grandes Murailles fanno dunque parte di un unico grande corpo roccioso di natura continentale, la Falda Dent Blanche, sovrascorso sulla falda oceanica provenendo da est, cio\u00e8 dalla zona di Ivrea. Geologicamente parlando, si attribuisce alla zona di Ivrea una continuit\u00e0 con la placca litosferica africana, per cui si parla del Cervino come di una falda africana<\/em>. Il sovrascorrimento della falda africana \u00e8 avvenuto quando essa era ancora spessa il doppio di quanto sia alto ora il Cervino dalla base alla cima. Ci\u00f2 si deduce dal tipo di minerali che si sono cristallizzati in tale occasione sul piano di scivolamento, che indicano appunto una pressione corrispondente a qualche chilometro di roccia. Da allora l\u2019erosione ha dimezzato lo spessore della falda in corrispondenza del Cervino, riducendolo ulteriormente tutt’intorno all’aerea piramide. Contemporaneamente, come si \u00e8 visto, il piano di appoggio si \u00e8 alzato, spinto in su dalle altre falde inferiori, come il Monte Rosa, che tendevano a raggiungere l\u2019attuale posizione topograficamente pi\u00f9 elevata.<\/td>\n\n

La sovrapposizione di diversi grandi corpi rocciosi strappati via dalle loro placche d\u2019origine e accatastati gli uni sugli altri produce paesaggi impressionanti per l\u2019energia e la potenza che esprimono. Della massiccia parete delle Grandes e delle Petites Murailles alla nostra sinistra si potranno notare due particolari. Il primo \u00e8 la enorme frana di crollo che ha interessato come nicchia di distacco la parete sotto ai Jumeaux; il materiale detritico \u00e8 ammucchiato da met\u00e0 parete al fondovalle, rimaneggiato da pulsazioni glaciali ed asportazioni varie, naturali ed antropiche. Il secondo \u00e8 la dislocazione dell\u2019asse della catena in corrispondenza del ghiacciaio di Vaufr\u00e8de (nella quinta foto), dislocazione di qualche decina di metri causata da una bella faglia che percorre, con laghi e colli, tutta la dorsale fino in Valpelline, dove ha provocato una frana a met\u00e0 del secolo scorso (frana di Chamen). Delle litologie del Cervino e degli avvenimenti connessi si parler\u00e0 in occasione di un altro itinerario che si spinger\u00e0 pi\u00f9 a contatto della montagna.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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