{"id":1288,"date":"2012-11-08T11:10:35","date_gmt":"2012-11-08T10:10:35","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=1288"},"modified":"2020-04-13T19:23:38","modified_gmt":"2020-04-13T17:23:38","slug":"gita-roisetta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/gita-roisetta\/#content","title":{"rendered":"Una super-gita geologica: la Roisetta 3324 m"},"content":{"rendered":"

Benvenuti al cospetto di una delle pi\u00f9 panoramiche ed accessibili cime delle Alpi. Dagli abissi oceanici alle lagune triassiche ai lidi africani, un itinerario geologico che \u00e8 un omaggio alla pi\u00f9 simpatica e remunerativa punta della Valtournenche. Passo dopo passo, tutto \u00e8 da notare per tutto apprezzare lungo un percorso che non sente il dislivello. <\/em><\/p>\n

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Localit\u00e0<\/em>: Valtournenche, Valle d\u2019Aosta, Italia.<\/p>\n

Accesso<\/em>: Autostrada A5, uscita Ch\u00e2tillon, strada regionale n. 46 per Cervinia, al km 21 in localit\u00e0 Evette bivio a destra per Cheneil fino a fine strada.<\/p>\n

Partenza<\/em>: Barmaz 2030 m<\/p>\n

Quota massima<\/em>: Roisetta 3324 m<\/p>\n

Dislivello<\/em>: 1300 m<\/p>\n

Difficolt\u00e0<\/em>: E, per escursionisti normalmente allenati e ben attrezzati, con buone condizioni meteo.<\/p>\n

Segnavia<\/em>: 29<\/p>\n

Periodo<\/em>: da luglio fino a caduta neve. Poca neve in alto non pregiudica la gita. D\u2019inverno ottima gita con le racchette o gli sci, ma prendere l\u2019itinerario alternativo n. 30 a neve ben assestata.<\/p>\n\n\n\n
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Sotto il fondo dell’antico oceano<\/h3>\n

Arriviamo al parcheggio al mattino presto perch\u00e9 la gita \u00e8 lunga: fa quindi freddo e non c\u2019\u00e8 molta luce, rimandiamo le osservazioni geologiche in loco al ritorno. Saliamo quindi sul ripiano di Cheneil (2090 m) dov\u2019\u00e8 pi\u00f9 chiaro e forse gi\u00e0 soleggiato, e ci teniamo sul suo bordo a sinistra (foto 1)<\/em>, dove una specie di piccola piattaforma erbosa funge da belvedere, ora ingombro di ogni sorta di materiali all\u2019arrivo della teleferica. Qui affiora il basamento del ripiano di Cheneil, di cui abbiamo or ora risalito gli ultimi 60 metri. La roccia mette in mostra innanzitutto (foto 2)<\/em> l\u2019abbinamento di granato (rosso) e pirosseno sodico (verde) che definisce la facies<\/em> eclogitica<\/strong>, cio\u00e8 la mineralizzazione acquisita dalle rocce basaltiche in condizioni di alta pressione (grande profondit\u00e0, oltre 50 km) e bassa temperatura (max 550 \u00b0C). Il pirosseno sodico \u00e8 in realt\u00e0 una famiglia di\u00a0silicati di cui fanno parte la giadeite (la “giada” birmana) che si trova abbondante in bassa Valle d’Aosta, e l’onfacite, ricca di ferro, magnesio e calcio, che si trova, ad esempio,\u00a0nelle rocce oceaniche profonde\u00a0trasformate in eclogiti.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
L\u2019eclogite \u00e8 accompagnata da un corteggio di altri minerali in parte in equilibrio con le condizioni eclogitiche (anfibolo blu, mica bianca ferrifera, quarzo), in parte compatibili con livelli pi\u00f9 superficiali (epidoto, quarzo). La roccia scura, densa (\u201cpesante\u201d), ricca di minerali contenenti ferro e magnesio, \u00e8 stata attribuita ad un\u2019antica placca oceanica, e precisamente alla parte inferiore di essa, a contatto con il mantello sottostante (vedremo delle serpentiniti di mantello al ritorno al parcheggio). Ma per acquisire la mineralogia eclogitica bisogna postulare anche, come si \u00e8 visto, un successivo sprofondamento di oltre 50 km (subduzione <\/em>sotto un’altra placca) nel corso dell\u2019orogenesi alpina. La freschezza di molti dei minerali eclogitici implica poi una risalita veloce, tale da preservare anche a pressioni inferiori ed in superficie il reticolo cristallino acquisito in profondit\u00e0. Questo tipo di roccia affiora o \u00e8 intuibile sotto altre formazioni per un\u2019estensione di 60 km da nord a sud e una trentina da est a ovest (fig. 3)<\/em>. L\u2019insieme ha preso il nome di Zona Zermatt-Saas, unit\u00e0 eclogitica profonda facente parte del Complesso Piemontese dei Calcescisti con Pietre verdi definito dai rilevatori della Carta Geologica d\u2019Italia all\u2019inizio del Novecento, poi identificato con i resti della placca oceanica piemontese della Tetide.<\/td>\n\n

\"03<\/a>

03 – L’area di affioramento dell’Unit\u00e0 oceanica eclogitica Zermatt-Saas, dal Vallese al Mont Avic. Da Angiboust et al. (2009).<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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\"04.<\/a>

04. Possibile percorso metamorfico delle unit\u00e0 eclogitiche oceaniche.<\/p><\/div>\n

Ricapitolando, siamo in piena placca oceanica a composizione basaltica, con rocce di origine magmatica (gabbri, colate di lava sottomarina) e ora metamorfiche con equilibri di alta pressione e bassa temperatura (eclogiti basiche). La placca oceanica si \u00e8 sviluppata nel Giurassico e fino al Cretacico inferiore (circa 100 milioni di anni fa) come espansione della placca eurasiatica. L\u2019ipotesi pi\u00f9 seguita attualmente \u00e8 che a questo punto del Cretacico, per ragioni esterne al nostro contesto, il movimento generale delle placche mut\u00f2 improvvisamente, la placca oceanica arrest\u00f2 l\u2019espansione e si trov\u00f2 stretta fra i due megacontinenti (Eurasia ed Africa) in riavvicinamento. Inizi\u00f2 quindi una subduzione forzata del giovane oceano\u00a0sotto ad una placca continentale di pertinenza africana, subduzione che arriv\u00f2 alla massima profondit\u00e0 all’Eocene (49-45 milioni di anni fa). Siamo quindi testimoni di una serie di avvenimenti fondamentali per l\u2019edificazione delle nostre Alpi: tutta la loro fase oceanica viene qui documentata con precisione, in particolare il sorprendente percorso di sprofondamento con successiva rapida esumazione in superficie (fig. 4)<\/em>.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Finite le osservazioni della falda oceanica profonda che fa da\u00a0basamento alla conca di Cheneil,\u00a0tagliamo il prato verso sinistra per attraversare il torrente al ponticello in legno, quindi (palina e segnavia 29) seguiamo a destra il piede del versante destro idrografico verso l\u2019alpe Ch\u00e2teau dove osserviamo ancora metabasiti con relitti eclogitici (foto 5) <\/em>fra le case. Notiamo anche qualche incisione recente sulle rocce spianate dell\u2019alpeggio. Continuiamo poi a mezza costa senza incontrare affioramenti fino alla quota 2260 m.<\/td>\n\n

\"05<\/a>

05 – Relitti eclogitici fra i minerali delle rocce affioranti all’alpe Chateau: anfibolo blu, epidoto, granato.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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Alcune presenze intriganti<\/h3>\n

Siamo all\u2019alpe Aran, solo qualche rudere con un\u2019imponente mulattiera a scalinata verso destra (foto 6) <\/em>mentre noi, sempre seguendo il segnavia 29, ci inoltriamo a sinistra in una valletta incantata. Alla nostra destra lo spalto sinistro idrografico della valletta \u00e8 costituito da un coriaceo risalto di roccia chiara, levigata dal ghiacciaio pleistocenico, qua e l\u00e0 allegramente coperta da rododendri, mirtilli e qualche larice.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
L\u2019esame da vicino della roccia (foto 7)<\/em> dovrebbe farci sobbalzare: magnifici scisti argentei con molto quarzo e mica bianca, un po\u2019 di albite, insomma la quintessenza della continentalit\u00e0 in piena zona oceanica! Il risalto di scisti quarzosi, suddiviso in due tronconi, sale fino a quota 2330 m. Da questo punto lo si vede continuare in bancata verso destra al di l\u00e0 del torrente, sempre alle stesse quote, e fare il giro della conca di Cheneil. Non si trovano minerali eclogitici in queste rocce, che affiorano isolate sopra una fascia detritica. Perplessi per questa variazione repentina di contesto, fiancheggiamo verso l\u2019alto le rocce grigie. Per capirci qualcosa di pi\u00f9, occorre per\u00f2 fare una deviazione. Dal sentiero, alla quota 2330 una ripida traccia si stacca a sinistra e porta a toccare la base di un risalto isolato sopra la nostra testa, per poi seguirne la base ancora a sinistra fino ad infilarsi in quello che sembra un canale verde in mezzo a faraglioni bianchi (foto 8)<\/em>.<\/td>\n\n
\"07<\/a>

07 – La roccia dell’alpe Aran va da uno gneiss chiaro ad un micascisto ricco di quarzo.<\/p><\/div>\n

\"08<\/a>

08 – Spettacolare affioramento dell’Unit\u00e0 Cime Bianche alla base della Becca d’Aran.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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\"09<\/a>

09 – Gli scisti quarzosi alla base della serie permo-triassica di margine continentale si sfilacciano verso l’alto in contatto con i calcari.<\/p><\/div>\n

Siamo alla base della Becca d\u2019Aran, lungo una parete denudata da antichi crolli. Ebbene, la serie degli scisti quarzosi comprende tutto il risalto basso, e continua salendo alla base della falesia fino quasi al colletto terminale, dove si sfilaccia con contatto ripetuto (foto 9)<\/em> nella formazione Pancherot-Cime Bianche, qui rappresentata da calcari dolomitici chiari. Risolto il mistero: questo ed altri contatti in alta Valtournenche hanno permesso di situare gli scisti quarzosi di Cheneil (“quarziti micacee” nell’immagine 11-b) alla base stratigrafica della serie Pancherot-Cime Bianche che il sentiero per la Roisetta incontra appena sopra, e che vedremo fra poco.<\/p>\n\n\n\n
Torniamo dunque gi\u00f9 al nostro sentiero a mezza costa che sale dolcemente in detrito fino alla quota 2386 m. Qui non abbiamo che da risalire per qualche metro a sinistra prima di attraversare il torrente: non solo ci troveremo immersi in questo strano universo calcareo stratificato (foto 10)<\/em>, ma per buona parte dell\u2019estate potremo sdraiarci su un tappeto di soffici e rigogliose stelle alpine, notoriamente amanti del calcare. Abbiamo dunque abbandonato l’oceano per approdare alle sue antiche sponde, peraltro dislocate e trasposte per centinaia di chilometri. Come abbiamo visto, la classica serie triassica riconosciuta negli anni \u201960 in varie zone delle Alpi come margine continentale, e qui chiamata Pancherot-Cime Bianche, si estende a Cheneil sul suo periodo pi\u00f9 antico, probabilmente ancora paleozoico, con gli scisti quarzosi alla base. Seguono verso l\u2019alto quarziti bianche tabulari, in questo settore assai discontinue, poi vari metri di calcari e dolomie pi\u00f9 o meno stratificati, rappresentanti antiche sabbie calcaree e barriere coralline. La formazione \u00e8 sigillata da rocce di ambiente lagunare, in particolare le bucherellate carniole che qui sono assai scarse.<\/td>\n\n

\"10<\/a>

10 – Veduta parziale della serie calcareo-dolomitica dell’Unit\u00e0 Cime Bianche.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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Richiamati al dovere, abbandoniamo il salotto di stelle alpine e attraversiamo il torrente risalendo poi il conoide detritico fino al suo apice, a quasi 2500 m. Qui un accumulo di grossi massi ingombra il passaggio obbligandoci alle prestazioni pi\u00f9 acrobatiche dell\u2019intero percorso. Consoliamoci guardandoci attorno. Sulla sinistra la formazione calcareo-dolomitica delle Cime Bianche forma una bella falesia chiara\u00a0visibile ancora sotto l\u2019acqua del torrente. Sulla destra, allo stesso livello, appare invece una dirupata roccia a patina bruniccia: si tratta di metabasiti che, ricordiamolo, sono rocce derivate da gabbri e basalti oceanici, sovrastate da un livello discontinuo di metasedimenti (calcescisti). Non resta che invocare la presenza di una faglia (foto 11-a e 11-b)<\/em> che passi lungo il torrente per abbassare la riva sinistra idrografica rispetto alla destra di oltre una cinquantina di metri, misurati sull’affioramento di calcari delle Cime Bianche che occupa la base della bancata. Altri calcari triassici bianchi o grigi delle Cime Bianche affiorano poi pi\u00f9 a sud sotto l’Alta Via e appaiono qua e l\u00e0 verso Chamois e La Magdeleine.<\/p>\n

\"Interpretazione<\/a>

11-b – Interpretazione del paesaggio. ZC: Zona Combin. CB: fascia triassica Pancherot-Cime Bianche. QM: quarziti micacee.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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Risaliamo in superficie… sul fondo dell’oceano<\/h3>\n

Il sentiero sale lungo il fondo del valloncello, accanto al torrente, fino alla quota 2650 dove sbocca nel gran ripiano erboso di Ledzan, ormai in vista della cima. Qui si stacca a sinistra il sentiero per la Becca d\u2019Aran, mentre noi ci inoltriamo nel valloncello tutto a destra (direzione ENE), sulla riva destra del ruscello. Begli affioramenti non se ne vedono pi\u00f9, ma in detrito la roccia \u00e8 per lo pi\u00f9 un calcescisto beige dall\u2019aspetto friabile e corroso con frequenti venuzze di quarzo (foto 12)<\/em>.<\/td>\n

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\"12<\/a>

12 – Mica bianca, calcite, quarzo, minerali opachi sono visibili a occhio nudo nei calcescisti della Zona Combin.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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La rampa finisce ai 3000 m della comba ai piedi della cima, ricca di sfasciumi e macereti ma ormai povera di vegetazione. Spicca sulla destra salendo un accumulo scuro\u00a0bluastro di serpentiniti (foto 13) <\/em>provenienti dalla zona fra Roisetta e Tournalin.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Ben presto si giunge alla cresta (3140 m) che d\u00e0 sui caratteristici Sigari Bobba, pi\u00f9 seriosamente cartografati ora come Dents d\u2019Aran, e comincia ad aprirsi il panorama sulla Valtournenche (foto 14)<\/em>.<\/p>\n\n\n\n
<\/td>\nQui la roccia beige o marroncina affiora meglio e con pi\u00f9 frequenza nello sfasciume. Si tratta di rocce fortemente scistose, con un fondo calcareo fittamente suddiviso in piani paralleli da discontinui livelli di mica bianca e localmente di clorite, sottolineati o intersecati da venuzze di quarzo. La roccia \u00e8 friabile, sovente cariata da piccole irregolari cavit\u00e0 dovute a dissoluzione. Altri minerali del metamorfismo (epidoto, titanite…) sono poco visibili, ma comunque sono assenti granato, giadeite e altri minerali eclogitici. Si tratta dunque dei calcescisti del Combin, antichi sedimenti del fondo oceanico, poi passati in subduzione a livelli meno profondi rispetto alla sottostante unit\u00e0 di Zermatt-Saas.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n<\/td>\n\n

\"14<\/a>

14 – La cresta dei Sigari Bobba, scolpita nei calcescisti della Zona Combin.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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A partire dal tetto della formazione Pancherot-Cime Bianche, anche se non ce ne siamo accorti per le grandi coltri detritiche e colluviali, siamo dunque entrati in questa seconda unit\u00e0 del Complesso oceanico piemontese, prevalentemente metasedimentaria laddove la prima era prevalentemente di origine magmatica (fig. 15)<\/em>.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Sulla cresta sommitale, sotto la rustica croce in legno una piccola sorpresa ci aspetta (foto 16)<\/em>: un minuscolo spuntone di serpentinite scura, bluastra, spalmata di magnetite nera. I noduli di rocce magmatiche o mantelliche sono meno frequenti nella Zona Combin ma ci sono. Inoltre sono meno deformati, pi\u00f9 vicini al loro aspetto oceanico originale\u00a0che nella unit\u00e0 profonda Zermatt-Saas, la quale ha subito un metamorfismo pi\u00f9 forte.<\/td>\n\n

\"16<\/a>

16 – La cima della Roisetta, con panorama verso ovest. La croce \u00e8 piantata su un piccolo risalto di serpentiniti.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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Un gran giro d’orizzonte<\/h3>\n

In realt\u00e0 la grande sorpresa della cima, con tempo limpido, \u00e8 piuttosto il panorama, che appare quasi all\u2019ultimo momento. A NE (foto 17) <\/em>il duomo cristallino del Monte Rosa, dalla Dufour (4634 m) ai Lyskamm (4527 m), spunta improvviso da un pi\u00f9 basso orizzonte di cime in secondo piano.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Su questa falda continentale che viene dal profondo, ma sbalzata pi\u00f9 in alto di tutte, poggia il resto del cupolone glaciale, dal Polluce (4091 m) al Breithorn (4165 m), scolpiti nelle rocce oceaniche profonde della Zona Zermatt-Saas (foto 18)<\/em>. La falda delle rocce oceaniche continua ad immergersi dolcemente verso W arricchendosi, dalla Testa Grigia (Plateau Rosa) in poi, del suo cappello di calcescisti e prasiniti del Combin. Fra le due unit\u00e0 del Complesso oceanico piemontese s\u2019inserisce la fascia bianca triassica Pancherot-Cime Bianche, particolarmente sviluppata sotto di noi in primo piano, appunto nelle Cime Bianche, dove crea anche grandi falesie di aspetto dolomitico. Dietro invece appaiono le piramidi oceaniche-profonde del Vallese: Weisshorn (4506 m), Zinalrothorn (4221 m), Obergabelhorn (4063 m). Fare riferimento anche alla figura 15.<\/td>\n\n

\"18<\/a>

18 – La parte oceanica del Monte Rosa, dal Polluce al Breithorn al Colle del Teodulo. In primo piano ancora la Roisetta.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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Sul Fuerggen\u00a0la successione inclinata dei livelli oceanici superiori\u00a0\u00e8 particolarmente evidente e regolare. Su di essa poggia improvvisamente il Cervino (4478 m) con tutta la sua mole composita, dal gabbro basale all\u2019ortogneiss di Arolla al paragneiss di Valpelline sulla cima (fig. 19)<\/em>. Dietro fa capolino la Dent Blanche (4357 m) a cui i geologi svizzeri dedicarono la falda continentale del Cervino.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Seguono le Murailles culminanti nella maestosa Dent d\u2019H\u00e9rens (4171 m), anch\u2019esse scolpite nelle rocce continentali \u201cafricane\u201d del Cervino. Il piano di scorrimento della falda continentale del Cervino sulla falda oceanica piemontese (foto 20-a<\/em> e 20-b) <\/em>\u00e8 individuabile sotto a tutte le Grandes Murailles.<\/td>\n\n
\"20-a<\/a>

20-a – Dalla cima della Roisetta, veduta panoramica della serie di sovrascorrimenti fra Monte Rosa e Cervino.<\/p><\/div>\n

\"20-b<\/a>

20-b – Interpretazione della serie di contatti in questo punto nodale della catena alpina. MR: duomo cristallino continentale del Monte Rosa. ZS: falda oceanica profonda Zermatt-Saas. ZC: falda oceanica del Combin, prevalentemente metasedimentaria. DB: falda continentale “africana” del Cervino (Dent Blanche per gli svizzeri). In giallo la fascia lagunare delle Cime Bianche.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
\nTale contatto risale al Col Finestra e passa in secondo piano dietro al Pancherot, sul quale si vede chiaramente la ripresa in simmetria della fascia bianca triassica con una grande frana (foto 21-a<\/em> e 21-b)<\/em>. Ancora pi\u00f9 sullo sfondo spunta il Grand Combin (4314 m) che d\u00e0 il nome alla nostra unit\u00e0 oceanica metasedimentaria e non-eclogitica.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
La grande falda del Cervino (Dent Blanche degli autori svizzeri) movimenta ancora lo sfondo con le belle silhouettes della punta Cian e della Becca di Luseney. Dietro quest\u2019ultima appare il Monte Bianco (4807 m), con le appuntite Grandes Jorasses (4208 m); sullo sfondo (foto 22) <\/em>appaiono ancora le masse bianche del Ruitor, della Grande Sassi\u00e8re e del Gran Paradiso (4061 m).<\/p>\n\n\n\n
Dietro la Rosa dei Banchi (Complesso oceanico Piemontese) spunta anche il Monviso. Allo sbocco della Valle d\u2019Aosta verso la pianura sono visibili le montagne famose per le loro rocce continentali in facies <\/em>eclogitica: la Cima di Bonze e il Bec Renon. A S il panorama \u00e8 chiuso dal Grand Tournalin, 45 metri pi\u00f9 alto, scolpito nelle stesse rocce della Roisetta. In totale dalla nostra cima \u00e8 possibile ammirare una quindicina di montagne alte oltre 4000 metri, con il Cervino che troneggia incontrastato.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n<\/td>\n\n

\"22<\/a>

22 – Uno dei massicci cristallini visibili dalla Roisetta: il Gran Paradiso, geologicamente analogo al Monte Rosa.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Se posiamo lo sguardo pi\u00f9 vicino a noi, anche sul paesaggio vallivo ai nostri piedi scopriamo indizi stimolanti. Sia dall\u2019estremit\u00e0 W della cresta sommitale, a picco sulla Valtournenche, che pi\u00f9 in basso dalla cresta che fiancheggia les Dents d\u2019Aran, si constater\u00e0 (foto 23) <\/em>che entrambe le spalle della Valtournenche, sia su Torgnon che su Cheneil-Chamois, si articolano in vaste spianate erbose dolcemente degradanti a scalini. La giacitura a debole immersione SW di tutta la serie sovrapposta delle falde sembrerebbe responsabile di questa morfologia a terrazze suborizzontali. L\u2019espressione \u201cterre alte\u201d viene spontanea per definire queste ondulazioni sospese fra cielo e terra, occasionalmente risuonanti delle mandrie d\u2019alpeggio o percorse da sterminate greggi di pecore.<\/p>\n

Il punto pi\u00f9 alto della nostra cresta, a N di un colletto in via di deglaciazione, potrebbe essere raggiunto sia pure con un po\u2019 pi\u00f9 di fatica; ma la posizione pi\u00f9 interna di quella cima vanifica, dal punto di vista del panorama, gli otto metri di vantaggio. Siamo dunque autorizzati a rimanere accanto alla croce il tempo necessario per le osservazioni, per il picnic e per la siesta.<\/td>\n

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\"23<\/a>

23 – Vaste terrazze pascolive si stendono su entrambi i lati della Valtournenche, oltre i 2000 m di quota. Al centro e verso destra nella foto, la nicchia di distacco di una grande paleofrana.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
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E non \u00e8 finita<\/h3>\n

Il ritorno, per la via della salita, sar\u00e0 utile per rivedere e verificare i punti nodali delle strutture, e per raccogliere campioni; ma pu\u00f2 essere effettuato anche prendendo a sinistra, gi\u00f9 al piano di Ledzan, il sentiero n. 30 e facendo cos\u00ec il giro della conca di Cheneil. Questo itinerario \u00e8 consigliabile d\u2019inverno con gli sci anche per la salita. In ogni caso a Cheneil (foto 24) <\/em>\u00e8 difficile resistere alla tentazione di fermarsi sulla terrazza dello storico \u201cPanorama al Bich\u201d a sorseggiare una birra o un caff\u00e8, pensando agli illuminati borghesi d\u2019anteguerra, che qui ci hanno preceduto fieri dei loro ideali di progresso e di sfida con l\u2019alpe; ai leggendari alpinisti di cui Luigi Carrel detto Carrellino, antico padrone dei luoghi, resta il prototipo; nonch\u00e9 agli imprenditori italiani antifascisti, che durante l\u2019ultima guerra qui avevano il loro raccordo con l\u2019amica Svizzera.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\n
Una volta ritornati al parcheggio, vale la pena di passare ancora in breve rassegna (foto 25)<\/em> le non banali alternanze di metabasiti e serpentiniti che fanno bella mostra di s\u00e9 sulla scenografica parete della Barmaz, dietro le case. Siamo naturalmente ridiscesi al livello del basamento della placca oceanica piemontese, con rocce di mantello e di base crostale in facies <\/em>eclogitica (Zona Zermatt-Saas). La parete \u00e8 raggiungibile sia a destra della casa, vicino al tetto, che a sinistra pi\u00f9 in basso e in modo pi\u00f9 confortevole. L\u2019originalit\u00e0 geologica consiste nel fantasioso inviluppo dei vari corpi tondeggianti di queste due litologie, sinuosamente interconnessi in sezione sulla superficie liscia a strapiombo. La deformazione particolarmente \u201cfluidale\u201d della roccia dipende probabilmente anche dalla forte presenza di acqua durante il processo di subduzione e\/o esumazione; l\u2019acqua d\u2019altronde \u00e8 in qualche modo presente ancor oggi sia nella serpentinite che nell\u2019anfibolo della metabasite, in quanto si tratta di minerali idrati. Abbondanti colate di alterazione strisciano la parete, innescate dallo scorrimento di acqua meteorica: colate bianche (leucoxeno) di probabili minerali di titanio e colate nere (melanoxeno) di probabili ossidi di manganese.<\/td>\n\n

\"25<\/a>

25 – La liscia parete della Barmaz mostra tondeggianti alternanze di serpentiniti e metabasiti, rappresentanti il fondo dell’antico oceano giurassico.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n

Ringraziamenti<\/h3>\n

Ringrazio calorosamente il prof. G.V. Dal Piaz per i suoi ripetuti interventi chiarificatori ed il suo apporto di documenti editi ed inediti al fine di perfezionare la redazione di questo grande itinerario geologico.<\/p>\n

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Opere citate<\/em><\/span><\/p>\n

Dal Piaz G.V. (coord.) (in stampa) – Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000 foglio 070 Monte Cervino. Note illustrative<\/em>. Servizio Geologico d’Italia, ISPRA, Roma. Visibile sul sito www.isprambiente.gov.it<\/p>\n

Bonetto F., Dal Piaz G.V., De Giusti F., Massironi M., Monopoli B., Schiavo A. (2010) – Carta geologica della Valle d’Aosta al 1:100000 con note illustrative<\/em>. Regione Aut. Valle d’Aosta, Ass. Territorio Ambiente OOPP.<\/p>\n

Angiboust S., Agard P., Jolivet L., Beyssac O. (2009) – The Zermatt-Saas ophiolite: the largest and deepest continuous slice of oceanic lithosphere detached from a subduction zone?<\/em> Terra Nova 21<\/strong>-3 : 171-180<\/p>\n

Kienast J.R. (1973) \u2013 Sur l\u2019existence de deux s\u00e9ries diff\u00e9rentes au sein de l\u2019ensemble \u00ab\u00a0schistes lustr\u00e9s-ophiolites\u00a0\u00bb du Val d\u2019Aoste\u00a0: quelques arguments fond\u00e9s sur l\u2019\u00e9tude de roches m\u00e9tamorphiques.<\/em> C.R. Acad. Sci. Paris, 276<\/strong>\u00a0: 2621-2624.<\/p>\n

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Benvenuti al cospetto di una delle pi\u00f9 panoramiche ed accessibili cime delle Alpi. Dagli abissi oceanici alle lagune triassiche ai… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":1299,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,2],"tags":[16,23,37,42,56,58,67,85,87,90,96,97],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1288"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=1288"}],"version-history":[{"count":144,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1288\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":5793,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1288\/revisions\/5793"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/1299"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=1288"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=1288"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=1288"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}