21-a – Les Petites Murailles e la zona di Cignana, le cui rocce registrano le maggiori profondit\u00e0 raggiunte dalla falda oceanica: circa 90 km.<\/p><\/div>\n
<\/a>21-b – Dalla cima della Roisetta, interpretazione del paesaggio delle Petites Murailles. ZC: falda oceanica del Combin. ZS: falda oceanica profonda Zermatt-Saas. DB: falda continentale superiore del Cervino (Dent Blanche).<\/p><\/div><\/td>\n
Tale contatto risale al Col Finestra e passa in secondo piano dietro al Pancherot, sul quale si vede chiaramente la ripresa in simmetria della fascia bianca triassica con una grande frana (foto 21-a<\/em> e 21-b)<\/em>. Ancora pi\u00f9 sullo sfondo spunta il Grand Combin (4314 m) che d\u00e0 il nome alla nostra unit\u00e0 oceanica metasedimentaria e non-eclogitica.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\nLa grande falda del Cervino (Dent Blanche degli autori svizzeri) movimenta ancora lo sfondo con le belle silhouettes della punta Cian e della Becca di Luseney. Dietro quest\u2019ultima appare il Monte Bianco (4807 m), con le appuntite Grandes Jorasses (4208 m); sullo sfondo (foto 22) <\/em>appaiono ancora le masse bianche del Ruitor, della Grande Sassi\u00e8re e del Gran Paradiso (4061 m).<\/p>\n\n\n\nDietro la Rosa dei Banchi (Complesso oceanico Piemontese) spunta anche il Monviso. Allo sbocco della Valle d\u2019Aosta verso la pianura sono visibili le montagne famose per le loro rocce continentali in facies <\/em>eclogitica: la Cima di Bonze e il Bec Renon. A S il panorama \u00e8 chiuso dal Grand Tournalin, 45 metri pi\u00f9 alto, scolpito nelle stesse rocce della Roisetta. In totale dalla nostra cima \u00e8 possibile ammirare una quindicina di montagne alte oltre 4000 metri, con il Cervino che troneggia incontrastato.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n<\/td>\n\n<\/a>22 – Uno dei massicci cristallini visibili dalla Roisetta: il Gran Paradiso, geologicamente analogo al Monte Rosa.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n \n\n\nSe posiamo lo sguardo pi\u00f9 vicino a noi, anche sul paesaggio vallivo ai nostri piedi scopriamo indizi stimolanti. Sia dall\u2019estremit\u00e0 W della cresta sommitale, a picco sulla Valtournenche, che pi\u00f9 in basso dalla cresta che fiancheggia les Dents d\u2019Aran, si constater\u00e0 (foto 23) <\/em>che entrambe le spalle della Valtournenche, sia su Torgnon che su Cheneil-Chamois, si articolano in vaste spianate erbose dolcemente degradanti a scalini. La giacitura a debole immersione SW di tutta la serie sovrapposta delle falde sembrerebbe responsabile di questa morfologia a terrazze suborizzontali. L\u2019espressione \u201cterre alte\u201d viene spontanea per definire queste ondulazioni sospese fra cielo e terra, occasionalmente risuonanti delle mandrie d\u2019alpeggio o percorse da sterminate greggi di pecore.<\/p>\n Il punto pi\u00f9 alto della nostra cresta, a N di un colletto in via di deglaciazione, potrebbe essere raggiunto sia pure con un po\u2019 pi\u00f9 di fatica; ma la posizione pi\u00f9 interna di quella cima vanifica, dal punto di vista del panorama, gli otto metri di vantaggio. Siamo dunque autorizzati a rimanere accanto alla croce il tempo necessario per le osservazioni, per il picnic e per la siesta.<\/td>\n \n<\/a>23 – Vaste terrazze pascolive si stendono su entrambi i lati della Valtournenche, oltre i 2000 m di quota. Al centro e verso destra nella foto, la nicchia di distacco di una grande paleofrana.<\/p><\/div><\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n \n\n\n\n<\/a>24 – Il villaggio di Cheneil, carico di storia e caro agli alpinisti di tutta Europa.<\/p><\/div><\/td>\n \nE non \u00e8 finita<\/h3>\nIl ritorno, per la via della salita, sar\u00e0 utile per rivedere e verificare i punti nodali delle strutture, e per raccogliere campioni; ma pu\u00f2 essere effettuato anche prendendo a sinistra, gi\u00f9 al piano di Ledzan, il sentiero n. 30 e facendo cos\u00ec il giro della conca di Cheneil. Questo itinerario \u00e8 consigliabile d\u2019inverno con gli sci anche per la salita. In ogni caso a Cheneil (foto 24) <\/em>\u00e8 difficile resistere alla tentazione di fermarsi sulla terrazza dello storico \u201cPanorama al Bich\u201d a sorseggiare una birra o un caff\u00e8, pensando agli illuminati borghesi d\u2019anteguerra, che qui ci hanno preceduto fieri dei loro ideali di progresso e di sfida con l\u2019alpe; ai leggendari alpinisti di cui Luigi Carrel detto Carrellino, antico padrone dei luoghi, resta il prototipo; nonch\u00e9 agli imprenditori italiani antifascisti, che durante l\u2019ultima guerra qui avevano il loro raccordo con l\u2019amica Svizzera.<\/td>\n<\/tr>\n<\/tbody>\n<\/table>\n\n\n\nUna volta ritornati al parcheggio, vale la pena di passare ancora in breve rassegna (foto 25)<\/em> le non banali alternanze di metabasiti e serpentiniti che fanno bella mostra di s\u00e9 sulla scenografica parete della Barmaz, dietro le case. Siamo naturalmente ridiscesi al livello del basamento della placca oceanica piemontese, con rocce di mantello e di base crostale in facies <\/em>eclogitica (Zona Zermatt-Saas). La parete \u00e8 raggiungibile sia a destra della casa, vicino al tetto, che a sinistra pi\u00f9 in basso e in modo pi\u00f9 confortevole. L\u2019originalit\u00e0 geologica consiste nel fantasioso inviluppo dei vari corpi tondeggianti di queste due litologie, sinuosamente interconnessi in sezione sulla superficie liscia a strapiombo. La deformazione particolarmente \u201cfluidale\u201d della roccia dipende probabilmente anche dalla forte presenza di acqua durante il processo di subduzione e\/o esumazione; l\u2019acqua d\u2019altronde \u00e8 in qualche modo presente ancor oggi sia nella serpentinite che nell\u2019anfibolo della metabasite, in quanto si tratta di minerali idrati. Abbondanti colate di alterazione strisciano la parete, innescate dallo scorrimento di acqua meteorica: colate bianche (leucoxeno) di probabili minerali di titanio e colate nere (melanoxeno) di probabili ossidi di manganese.<\/td>\n\n | | | | | | | | | |