{"id":1613,"date":"2013-11-08T12:23:06","date_gmt":"2013-11-08T11:23:06","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=1613#content"},"modified":"2020-04-13T16:44:30","modified_gmt":"2020-04-13T14:44:30","slug":"antiche-battaglie-e-inghiottitoi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/antiche-battaglie-e-inghiottitoi\/#content","title":{"rendered":"Antiche battaglie e inghiottitoi"},"content":{"rendered":"
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Inattesi e intriganti, i numerosi resti delle opere militari sulla via del Col d\u2019Arpy ci rituffano nella grande Storia europea del Sei e del Settecento. Quando in Valle d\u2019Aosta le campane iniziarono a suonare per festeggiare la cacciata di Calvino, esse si rivolgevano ormai solo pi\u00f9 a sparuti abitanti in campagne abbandonate, incapaci di riattare strade e canali, chiuse botteghe e commerci. Invece in Europa, a cominciare da Torino, sia pur in mezzo alle guerre, si elaboravano nuovi saperi, nuove istituzioni, nuove tecnologie che gi\u00e0 nei casi pi\u00f9 illuminati coinvolgevano la gente comune e creavano nuove ricchezze. Le contrapposizioni di interessi materializzate in queste fortificazioni ci aprono a nuove percezioni sul cammino delle civilt\u00e0, anche sulla civilt\u00e0 alpina, che si rivela estremamente esigente in fatto di apertura e libert\u00e0 di movimenti. Lungi dal preconcetto dell\u2019autarchia e dell\u2019immobilismo, l\u2019economia e la civilt\u00e0 si sviluppano in montagna solo se vi \u00e8 garantita la massima mobilit\u00e0 interna ed esterna per attingere alle diverse fonti di reddito e di cultura. Molti e diversi sono dunque i punti di vista da cui guardare i Trinceramenti del Principe Tommaso.<\/p>\n
Luogo:<\/strong> tra P\u00e9tosan ed il Colle d\u2019Arpy (San Carlo) nei Comuni di La Thuile e Morgex (Aosta).<\/p>\n Accesso:<\/strong> S.S. 26 del Piccolo San Bernardo, a La Thuile prendere a sinistra per il Col d\u2019Arpy.<\/p>\n Partenza:<\/strong> parcheggio di P\u00e9tosan 1750 m.<\/p>\n Quota massima:<\/strong> Col d\u2019Arpy 1970 m.<\/p>\n Dislivello:<\/strong> 220 m circa.<\/p>\n Durata:<\/strong> mezza giornata.<\/p>\n Periodo consigliato:<\/strong> luglio-ottobre o comunque senza troppa neve al suolo.<\/p>\n Consigli particolari:<\/strong> parcheggiare eventualmente una seconda macchina al Colle.<\/p>\n 1. La spianata di P\u00e9tosan in veste autunnale.<\/p><\/div>\n <\/p>\n Nelle estati un po\u2019 umide la conca di P\u00e9tosan, gi\u00e0 suggestiva per la sua dolce e appartata luminosit\u00e0, si arricchisce di una esuberante e variopinta fioritura ancora per tutto il mese di agosto. La piana acquitrinosa viene gestita a foraggio non appena il suolo glaciale si asciuga un po\u2019 per reggere il peso della motofalce, mentre la sponda lievemente ombreggiata dai larici offre la massima variet\u00e0 di fiori che il substrato arenaceo, facilmente alterabile, possa nutrire. \u00c8 dunque in un ambiente idillico che ci inoltriamo lungo la stradina asfaltata dopo aver parcheggiato al bivio, sulla regionale del Col d\u2019Arpy ai confini del Comune di La Thuile.<\/p>\n 2. Il laghetto formato da un inghiottitoio non pi\u00f9 attivo.<\/p><\/div>\n Giunti al pregevole, minuscolo villaggio di P\u00e9tosan abbandoniamo i sentieri e pieghiamo decisamente a sinistra attraversando la spianata per andare a verificare il piccolo complesso lago-emissario-inghiottitoio gi\u00e0 descritto in questo sito<\/a>. Si tratta dell\u2019unico caso in zona di un sistema attivo a livello del reticolo idrografico, con l\u2019acqua che scompare inghiottita nel terreno carsico. Questo esempio ci servir\u00e0 in seguito per capire il funzionamento degli inghiottitoi \u201casciutti\u201d che troveremo nel bosco.<\/p>\n 3. L’acqua dello scarico scompare nel terreno: un inghiottitoio attivo.<\/p><\/div>\n Sulla sponda esterna (ovest) del laghetto noteremo l\u2019unico bell\u2019affioramento della bancata rocciosa che trattiene tutto il ripiano acquitrinoso: si tratta di scisti calcarei ben levigati dalle glaciazioni. Con un po\u2019 di attenzione potremo notare che l\u2019antico ghiacciaio oltre diecimila anni fa fluiva in salita, verso la sommit\u00e0 del colle, come indicato dalle strie e dalle montonature asimmetriche della roccia, con gobbe pi\u00f9 tese (pi\u00f9 \u201caerodinamiche\u201d) verso sud e pi\u00f9 rozzamente scoscese verso nord. Noteremo pure che la roccia \u00e8 diversa ai due lati della spianata: avevamo del materiale silico-arenaceo lungo la stradina, ora abbiamo calcescisti sotto i piedi. Sul fondo della misteriosa conca di P\u00e9tosan dobbiamo dunque registrare anche un contatto fra corpi rocciosi diversi, ad est appartenenti alla Zona Permo-carbonifera assiale, ad ovest appartenenti alle Brecce di Tarantasia.<\/p>\n 4. L’estremit\u00e0 dei trinceramenti sulla cresta del vallone verso Pr\u00e9 Saint Didier<\/p><\/div>\n Seguendo sempre la stessa cresta del costolone roccioso, coperto dalla vegetazione a tratti rigogliosa, a tratti un po\u2019 sottile e arida, ci portiamo a sud, in direzione di La Thuile. Alla nostra destra il versante boscoso sprofonda ripido nel vallone che un po\u2019 pi\u00f9 in basso diventer\u00e0 l\u2019orrido di Pr\u00e9 Saint Didier. Sul fondovalle fra i rami dei larici appare il compatto villaggio di El\u00e8vaz, dalle sorprendenti forme triangolari determinate dal percorso della valanga che lo sfiora ogni anno. Noi procediamo attraverso prati e boschetti in proseguimento della piana di P\u00e9tosan, finch\u00e9 appare un ostacolo incongruo: un muro ed uno spalto che tagliano il crestone e piegano poi gi\u00f9 a mezza costa sul ripido pendio, perdendosi allo sguardo nel bosco. Questa \u00e8 l\u2019estremit\u00e0 nord-occidentale dei trinceramenti detti del Principe Tommaso, che seguiremo a SE fino all\u2019incrocio con la strada regionale del Colle.<\/p>\n <\/p>\n Che cosa ci raccontano queste vestigia militari? Anche se le fonti storiche non si dilungano in particolari, dai documenti possiamo risalire alle motivazioni generali della loro esistenza nelle varie fasi in cui hanno funzionato, e cio\u00e8 per due secoli dall\u2019inizio del Seicento alla fine del Settecento.<\/p>\n 5. Gli spalti del trinceramento all’angolo occidentale.<\/p><\/div>\n 6. Il fossato.<\/p><\/div><\/li>\n 7. La pianta a stella degli spalti e dei bastioni.<\/p><\/div><\/li>\n 8. Dall’alto, la traccia degli antichi trinceramenti.<\/p><\/div><\/li>\n <\/p>\n Il percorso dei trinceramenti non \u00e8 lungo ma permette di identificare i vari elementi difensivi, dagli spalti ai bastioni, dal fossato alla pianta a stella secondo i dettami tattici secenteschi. Pi\u00f9 obliterati dal tempo, i trinceramenti proseguono in piano oltre la strada regionale, ma noi invece risaliamo verso il Colle per qualche centinaio di metri. Sul primo rettifilo, a destra si stacca nel bosco una modestissima pista sterrata gi\u00e0 un po\u2019 inerbita, con le indicazioni per il percorso a ciaspole. La pista prende a salire ingentilita, in certi periodi, da una flora interessante, ad esempio una fitta presenza della piccola pyrolacea Moneses uniflora<\/i> dai fiori bianchi assai profumati. Prima di uscire su di un ripiano, la pista costeggia alcuni inghiottitoi ben incisi in cui occhieggiano candidi squarci gessosi. Pi\u00f9 ampi dirupi bianchi si intravedono fra i rami in alto, da dove cadono blocchi evaporitici fin sulla pista. Un vagabondaggio nel bosco farebbe scoprire vertiginose cavit\u00e0 imbutiformi nel ripido pendio, ma possiamo rimandarne l\u2019osservazione a pi\u00f9 avanti in un contesto meno acrobatico.<\/p>\n 9. La piccola ma profumata piroletta uniflora.<\/p><\/div>\n <\/p>\n Risaliamo quindi con qualche tornante il tratto \u201csano\u201d di bosco, in cui affiorano argilliti arenacee sempre pi\u00f9 ricche di materiale carbonioso fino a sfaldarsi in lucide placchette nere. Dopo aver superato una sorgente captata, in circa un quarto d\u2019ora giungiamo ad un gran ripiano artificialmente terrazzato e drenato, prolungato da un terrapieno meno ampio. Lo spazio centrale \u00e8 occupato da un inverosimile accumulo di pietre, nel quale si evidenziano le parti basse di solide strutture murarie con porte e finestre strombate. La pianta comprende un lungo corpo centrale affiancato da due corpi laterali avanzati; varie tramezze sono ancora riconoscibili. Siamo fortemente tentati di identificare questi ruderi con la caserma ultimata nel 1694 sotto la direzione del governatore del ducato di Aosta De Marolles e dell\u2019architetto Arnod, demolita un secolo dopo sotto l\u2019occupazione napoleonica.<\/p>\n 10. L’antica caserma nel bosco, probabilmente costruita nel 1694.<\/p><\/div>\n Costeggiato l\u2019edificio, risaliamo pochi passi nel bosco per osservare l’inghiottitoio pi\u00f9 impressionante del percorso, bianco di gesso e dirupato, profondo forse una ventina di metri. Un terrazzino vi \u00e8 stato attrezzato con cartello esplicativo e una ringhiera in legno. Anche in seguito sul bel sentiero verso il Colle la successione degli inghiottitoi ci accompagner\u00e0 a tratti sia a sinistra che a destra; ne potremo esplorare la fitta trama tra un tronco e l\u2019altro, ricercando le cavit\u00e0 pi\u00f9 profonde e le prospettive pi\u00f9 fiabesche o inquietanti. La chiave interpretativa di tale paesaggio si trova nella facile solubilit\u00e0 del substrato: fermo restando il suolo l\u00e0 dove protetto dagli alberi e trattenuto dalle loro radici, progressivamente ad ogni nevicata che poi penetra sotto allo straterello di humus avviene la dissoluzione del solfato di calcio (gesso, anidrite). Il suolo, coperto dagli aghi di abete e di larice, si assesta a livelli sempre pi\u00f9 bassi colmando il vuoto lasciato dalla dissoluzione del gesso. Si formano cos\u00ec delle depressioni chiuse pi\u00f9 o meno ampie, pi\u00f9 o meno profonde, pi\u00f9 o meno dirupate in funzione della distribuzione degli alberi e della esposizione o solubilit\u00e0 del substrato evaporitico. Tutte queste depressioni sono in contatto l\u2019una con l\u2019altra, separate da una crestina pi\u00f9 o meno praticabile che va da un albero all\u2019altro. Oltre una soglia critica poi anche l\u2019albero cede, ridisegnando l\u2019inghiottitoio. L\u2019impressione \u00e8 quella di un labirinto ora scherzosamente mosso come le montagne russe, ora decisamente pauroso nei suoi abissi bianchi.<\/p>\n 11. Prospettiva di inghiottitoi nel bosco accanto alla caserma.<\/p><\/div>\n <\/p>\n Il percorso piano, relativamente lungo e riposante, conduce al piccolo complesso fortificato risalente all’ultimo conflitto mondiale, anch’esso distrutto per volont\u00e0 dei vincitori come molti altri bunker della zona. Ci immettiamo quindi nel gran sentiero che dal Colle San Carlo porta al Lago d\u2019Arpy e al Colle della Croce. Da questo bivio le opzioni sono molteplici: scendere (in macchina se si \u00e8 provveduto a lasciarla) a P\u00e9tosan percorrendo la strada asfaltata; intraprendere l\u2019escursione al Colle della Croce scendendo a Pian Praz e poi al parcheggio di P\u00e9tosan visitando cos\u00ec la quasi totalit\u00e0 delle fortificazioni sei-settecentesche (altra mezza giornata, 450 m di salita); oppure visitare il belvedere della T\u00eate d\u2019Arpy sul Monte Bianco, le antiche cave di Pietra di Morgex e gli altri bunker dell\u2019ultima guerra prima di andare a rifocillarsi al ristorante Genzianella.<\/p>\n <\/p>\n<\/a>
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