{"id":2274,"date":"2015-01-07T11:58:05","date_gmt":"2015-01-07T10:58:05","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=2274#content"},"modified":"2020-04-13T16:19:17","modified_gmt":"2020-04-13T14:19:17","slug":"barma-roman","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/barma-roman\/#content","title":{"rendered":"Il romanzo di Barma Roman"},"content":{"rendered":"

Trama.<\/h3>\n

Chantal<\/span>, con le testimonianze di vecchi partigiani, cerca la grotta detta Barma Roman usata da suo padre e dalla sua banda come punto d\u2019appoggio e d’osservazione. Maurizio<\/span>, con qualche amico interessato al patrimonio del territorio valdostano, cerca le dolomiti delle Cime Bianche scomparse sotto il Monte Zerbion. Fino all\u2019ultimo non si accorgono che stanno cercando la stessa cosa…<\/p>\n

\"1-1.<\/a>

1-1. Ricostruzione paleogeografica dei continenti alla fine dell’era primaria. Da Wikimedia Commons.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo primo: 250 milioni di anni fa.<\/span><\/h3>\n

Laggi\u00f9, nelle afose lagune costiere che per milioni di chilometri bordavano Pangea, il supercontinente triassico appena uscito dalla pi\u00f9 micidiale estinzione di massa che la Terra avesse conosciuto, la vita riprendeva freneticamente come per riguadagnare il tempo perduto. Spianate le grandi montagne venute su cento milioni di anni prima, liquidate le grandi glaciazioni, la Terra sulle sue spiagge infinite si godeva un bel clima tropicale dai poli all\u2019equatore (i detrattori dicono che c\u2019erano anche tempeste di sabbia lunghe un secolo e spaventose eruzioni vulcaniche…).<\/span><\/p>\n

\"1-2.<\/a>

1-2. Coste basse, lagune e barriere coralline: un piccolo esempio attuale (Australia) delle immense lagune triassiche.<\/p><\/div>\n

L\u2019erosione quasi inesistente non forniva nuovi detriti, ma si creavano sedimenti per precipitazione chimica e accumulo organico. E Dio sa se i gusci di organismi si accumulavano, se i sali marini si depositavano sulle lagune prosciugate e poi di nuovo immerse all\u2019infinito. All\u2019inizio prevalevano i sedimenti silicei, forse gusci di radiolari. Poi tanto calcare, in particolare gli scheletri degli abitanti della barriera corallina, cui l\u2019acqua marina aggiungeva magnesio per fare la dolomia. Poi s\u2019incrostavano i sali da evaporazione, con tanto gesso. Una serie geologica prendeva corpo cos\u00ec in tutto il mondo, costante nel tempo e nello spazio, resistente agli stress ed al metamorfismo, vistosa e ben identificabile anche da lontano grazie al suo bel colore chiaro: la serie evaporitica del Trias. Una serie che i geologi, ingrati, qualificano di \u201cincompetente\u201d solo perch\u00e9 sotto il peso dei corpi rocciosi sovrapposti si deforma facilmente, scivola e si rimpasta in straterelli sempre pi\u00f9 sottili e bucherellati man mano che la pila di rocce scorre come su un cuscino d\u2019acqua. Una serie che teme una cosa sola: l\u2019erosione, alla quale \u00e8 esposta soprattutto per dissoluzione, e alla quale reagisce formando imbuti carsici, ma anche torri e pinnacoli, appunto, dolomitici.<\/span><\/p>\n

\"2-1.<\/a>

2-1. Sulle grandi vie della transumanza alpina, un tramuto intermedio (mayen) con il necessario per una residenza temporanea.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo secondo: un luogo dove \u00e8 necessario essere liberi.<\/span><\/h3>\n

Che la montagna storicamente sia stata un luogo di libert\u00e0, \u00e8 cosa nota ed intuitiva. Le franchigie medievali furono subito applicate ai territori alpini. Dolciniani e valdesi si rivolsero ai monti per praticare in libert\u00e0 la loro fede. E la resistenza partigiana si organizz\u00f2 con successo nelle valli alpine.<\/span><\/p>\n

\"2-2.<\/a>

2-2. Le infrastrutture di viabilit\u00e0 pedonale sono fondamentali in montagna e rientrano nel patrimonio culturale alpino.<\/p><\/div>\n

Meno evidente \u00e8 la radice di questa libert\u00e0, che viene frettolosamente identificata con la facilit\u00e0 di nascondersi e quindi non farsi trovare dagli sbirri. La libert\u00e0 delle montagne \u00e8 tutt\u2019altra cosa. La libert\u00e0 in montagna \u00e8 una necessit\u00e0 vitale. Prendiamo l\u2019economia agropastorale: un\u2019azienda di pianura, raccolta attorno alla cascina, si accontenta di avere un mercato alla fine del ciclo produttivo. Un\u2019azienda di montagna necessita invece di organizzare la produzione a diversi livelli altimetrici, con maggiori superfici distribuite su spazi pi\u00f9 vasti, quindi con strutture aziendali secondarie e temporanee che prevedono lunghi spostamenti. La complessit\u00e0 delle infrastrutture irrigue e di viabilit\u00e0 rurale \u00e8 assai maggiore sul territorio alpino. L\u2019economia di montagna inoltre integra in una unica comunit\u00e0 diversi settori produttivi, per esempio i mestieri dell\u2019emigrazione temporanea (artigianali e\/o commerciali) o le attivit\u00e0 minerarie (estrattive e\/o metallurgiche). Il sistema produttivo alpino \u00e8 potenzialmente efficiente quanto quello di pianura (come illustrato da alcune celebri inchieste antropologiche), ma necessita di un livello superiore di organizzazione. In altre parole, l\u2019economia in montagna ha bisogno di libert\u00e0: libert\u00e0 di movimento, di scelte tecnologiche, di gestione territoriale. Pi\u00f9 c\u2019\u00e8 libert\u00e0, pi\u00f9 c\u2019\u00e8 movimento, pi\u00f9 c\u2019\u00e8 benessere nelle valli alpine. Se invece una forza esterna arriva a soffocare alcune delle libert\u00e0 fondamentali delle comunit\u00e0 alpine, \u00e8 la fine. Ci\u00f2 avviene ad esempio quando un\u2019autorit\u00e0 politica sottomette pianura e montagna ad un unico regime restrittivo delle libert\u00e0 personali. L\u2019azienda di pianura economicamente riesce a sopravvivere, la comunit\u00e0 di montagna senza le sue libert\u00e0 di organizzarsi soccombe alle avversit\u00e0 ambientali. Da qui la favola della “innata arretratezza” del mondo alpino.<\/span><\/p>\n

\"3-1.<\/a>

3-1. La vistosa fascia bianca di evaporiti triassiche forma le Cime Bianche, poi sostiene la catena spartiacque fra Valtournenche e Val d’Ayas.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo terzo: un protagonista del paesaggio tra Cervino e Rosa.<\/span><\/h3>\n

Sulle sue quarziti basali si arrocca la stazione funiviaria del Plateau Rosa, e di l\u00e0 le lastre bianche strisciano la parete del F\u00fcrggen per immergersi sotto al Cervino. Ma \u00e8 sulla dorsale fra Val d\u2019Ayas e Valtournenche che l\u2019Unit\u00e0 evaporitica delle Cime Bianche d\u00e0 spettacolo. Le Cime Bianche, appunto: una serie di falesie, guglie e pinnacoli che rivaleggiano con le Dolomiti. Continuando la dorsale verso sud, lo strato bianco si allarga a sostenere la Roisetta<\/a> ed il Tournalin, ben visibile su entrambi i versanti. Sotto la striscia bianca, troviamo il solido basamento di scure eclogiti oceaniche a granato e anfibolo blu. Sopra, i teneri calcescisti oceanici fioriti di genep\u00ec. La fascia bianca, netta e rettilinea, solca la parete fino all\u2019altezza del Grand Tournalin. Verso Valtournenche scorre alla base della Becca d\u2019Aran, formando bei faraglioni e scogli isolati, a picco su un mare di stelle alpine.<\/span><\/p>\n

\"3-2.<\/a>

3-2. Al di sotto della linea gialla, le evaporiti triassiche formano la base della Becca d’Aran (Valtournenche), poi cominciano a perdere di spessore.<\/p><\/div>\n

Dall\u2019intaglio del torrente lungo il sentiero 29 che da Cheneil sale alla Roisetta, cominciano le sparizioni. Improvvisamente la fascia bianca cade di una cinquantina di metri<\/a>, per mostrare solo pi\u00f9 un grosso nodulo alla base della falesia grigia che circonda la conca di Cheneil. Poi si trova una puntina bianca coperta di ciottoli a losanga sul sentiero dell\u2019Alta Via. Ancora pi\u00f9 a sud, affiorano scarpate bianche ruiniformi alla base della Fontana Fredda verso Chamois. Nel vallone di Nannaz uno sbarramento bianco forma l\u2019enorme inghiottitoio di Cleva Bella<\/a>. Verso il Col Pilaz occhieggiano altri versanti bianchi in crollo, e alla Magdeleine l\u2019ultimo affioramento \u00e8 segnato da un magnifico forno da calce sul sentiero del Tantan\u00e9. Dopo, silenzio. Nessun\u2019altra traccia dell\u2019Unit\u00e0 Cime Bianche verso sud. Schiacciata, spremuta, spalmata fino a perdere continuit\u00e0 e spessore, sembra estinta e persa nelle viscere della montagna.<\/span><\/p>\n

\"4-1.<\/a>

4-1. La centrale idroelettrica di Maen (Valtournenche), con il suo carrello che scorreva a fianco della condotta forzata, era al centro degli interessi di tutte le parti in conflitto.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo quarto: per la libert\u00e0 e per la pelle.<\/span><\/h3>\n

Non avevano molte alternative i giovani valdostani, ovunque si trovassero in guerra, quell\u20198 settembre 1943. O si consegnavano ai repubblichini, per fare i tirapiedi dell\u2019esercito nazista d\u2019occupazione, o scappavano a casa e si nascondevano su per le montagne. Molti valdostani rientrarono tirandosi dietro giovani di tutta Italia che non avevano montagne a casa loro. Nacque cos\u00ec la Resistenza in Valle d\u2019Aosta.<\/span><\/p>\n

Ma la Resistenza non era tutta uguale. Frammentata in brigate, bande e territori, faceva riferimento al Partito Comunista clandestino nella maggior parte della Bassa Valle (brigate Garibaldi). Ma in Valtournenche e nei dintorni valeva una logica diversa. La Valtournenche, con la funivia del Plateau Rosa, era la via maestra per la Svizzera.<\/span><\/p>\n

\"4-2.<\/a>

4-2. Lungo il tracciato del carrello, l’alpeggio di Falignon era una base importante per la locale brigata partigiana.<\/p><\/div>\n

La Valtournenche, con le sue tre centrali elettriche, alimentava una grossa fetta delle industrie del Nord Italia. I personaggi che circolavano nella Resistenza della Valtournenche erano incompatibili con le brigate garibaldine. Sullo sfondo, c\u2019erano gli industriali \u201cprogressisti\u201d scappati in Svizzera, i quali a Cheneil avevano il loro punto di contatto con gli industriali \u201cilluminati\u201d rimasti, che cercavano di smarcarsi da un regime che sentivano alla fine. In prima linea invece operava una brigata autonoma con ex militari, ragazzi del posto in et\u00e0 di leva, qualche ebreo, monarchici sbandati e giovani in attesa di passare in Svizzera o di rientrare al paese in Italia. L\u2019\u00e9lite politica valdostana era rappresentata da un giovanissimo \u201ccommissario politico\u201d in mobilit\u00e0 anche su altre bande. Nei villaggi alti, sovente ancora abitati, le bande tenevano i loro quartieri principali, mentre altri ricoveri di fortuna servivano nei momenti di grande pericolo. Uno di questi ricoveri, per breve tempo, fu la Barma Roman, grotta perduta nel gran versante franoso del Grand Valey sotto il Mont Zerbion.<\/span><\/p>\n

\"5-1.<\/a>

5-1. Panorama del versante sinistro a Saint-Vincent. In giallo e arancio le grandi faglie in intersezione.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo quinto: la montagna tagliata a fette.<\/span><\/h3>\n

La \u201ccollina\u201d di Saint-Vincent digrada dolcemente ad anfiteatro assecondando il gran gomito della Dora che qui piega a sud ad angolo retto. L\u2019abbassamento delle quote \u00e8 dovuto al gran trituramento delle rocce per l\u2019incrocio di due fasci di faglie che s\u2019intersecano a 45 gradi. Il versante sud del Mont Zerbion rappresenta il rigetto di una di queste faglie (cio\u00e8 la parete che resta in piedi), mentre il corridoio di frana del Grand Valey costituisce uno spacco di collegamento fra un ramo e l\u2019altro della faglia. Il versante sud del Mont Zerbion \u00e8 dunque la sezione verticale della dorsale fra Valtournenche e Val d\u2019Ayas che abbiamo visto nel capitolo terzo.<\/span><\/p>\n

\"5-2.<\/a>

5-2. Il gran villaggio di Travod (Chatillon) ben esposto sul bordo ancora stabile del Grand Valey.<\/p><\/div>\n

I sentieri che percorrono il versante hanno la vita difficile, dovendo attraversare una zona instabile e dirupata, solcata dal pericoloso colatoio attivo del Grand Valey. Sul margine del dirupo, Nuarsaz e Travod sono gli ultimi villaggi su roccia stabile. I due sentieri segnalati, e ora chiusi per frana, fanno entrambi capo al panoramico terrazzo di Nuarsaz. A Travod invece ben pochi si fermano ad ammirare la graziosa cappellina tesa a proteggere l\u2019intera vallata. Peccato, perch\u00e9 a fianco della cappellina nasce un sentierino che senza dare nell\u2019occhio s\u2019inoltra risolutamente fra gli ultimi prati terrazzati e stabili, in direzione del grande dirupo.<\/span><\/p>\n

\"6-1.<\/a>

6-1. Il vecchio stambecco sul terrazzino roccioso di avvistamento.<\/p><\/div>\n

 <\/p>\n

Capitolo sesto: il guardiano di Barma Roman.<\/span><\/h3>\n

Poco convinti, avanziamo sul sentierino fra un muretto a secco e l\u2019altro. C\u2019\u00e8 qualcosa di strano in questi muretti… sono sempre pi\u00f9 bianchi! Tiriamo fuori il fedele chiodo di acciaio: la pietra bianca viene rigata dal chiodo. Non \u00e8 quarzite. Lasciamo cadere una goccia di acido: non fa effervescenza. Non \u00e8 calcite. Potrebbe essere feldspato o dolomia, con una larga preferenza per quest\u2019ultima.<\/span><\/p>\n

\"6-2.<\/a>

6-2. Il riparo sotto roccia, gi\u00e0 occupato nel XVI secolo, \u00e8 stato riutilizzato di recente dal Corpo Forestale.<\/p><\/div>\n

Nel frattempo siamo entrati nel grande dirupo. Alziamo gli occhi: una falesia bianca forma una lunga tettoia riparata dal vento. Sul fronte di roccia c\u2019\u00e8 di tutto, filoni e boudins di rocce diverse avvinghiati e ritorti, spanciati e laminati: metabasiti, serpentiniti, quarziti, dolomie e soprattutto calcari, tutti con le loro colate variopinte da alterazione meteorica. Un lampo nella mente: la Barma Roman che cercavamo, la grotta \u201cimpossibile\u201d in un paese quasi privo di carsismo quale la Valle d\u2019Aosta. Ecco dove poteva esserci una grotta: nel calcare, nell\u2019ultimo affioramento dell\u2019Unit\u00e0 delle Cime Bianche, sul dirupo del Grand Valey.<\/span><\/p>\n

\"6-3.<\/a>

6-3. Alcune delle scritte a vernice lasciate sulle pareti del riparo: stemmi di Savoia e di Challant.<\/p><\/div>\n

Diligentemente il sentierino segue per venti minuti il piede della falesia ora alta, ora bassa, ora scomparsa sotto il detrito ed ora ricomparsa pi\u00f9 bianca che mai. Finch\u00e9, dopo un canalone, compare il segnale. Un enorme stambecco sbarra la strada, poi si decide a piazzarsi maestosamente su un terrazzino roccioso ben esposto sulla valle: il posto della sentinella. Di fronte, la falesia rientra maggiormente con un pronunciato riparo sotto roccia. Un budino di carniola bucherellata segna il punto pi\u00f9 ampio della rientranza. Tutt\u2019intorno, stemmi di Savoia e di Challant sovrastano la grotta, con una data: 1581.\u00a0Figurine umane a biacca contraddistinguono certe rocce, altre scritte pi\u00f9 recenti si sovrappongono. Un gruppo di combattenti da qui osservava gli effetti della loro azione di sabotaggio sulla Mongiovetta, il 6 agosto 1944. Erano ben nascosti, i partigiani della brigata Marmore, l\u2019Unit\u00e0 Cime Bianche pure, ma bastava unire le due cose…<\/span><\/p>\n

\"6-4.<\/a>

6-4. Masserella di roccia evaporitica vacuolare, detta carniola, generalmente riscontrabile alla sommit\u00e0 della serie triassica.<\/p><\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Trama. Chantal, con le testimonianze di vecchi partigiani, cerca la grotta detta Barma Roman usata da suo padre e dalla… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":2287,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,147,2],"tags":[245,246,244,250,42,247,243,248,241,242,240,239,90,249],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2274"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=2274"}],"version-history":[{"count":46,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2274\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":5652,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2274\/revisions\/5652"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/2287"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=2274"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=2274"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=2274"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}