{"id":4608,"date":"2018-12-18T17:02:56","date_gmt":"2018-12-18T16:02:56","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=4608#content"},"modified":"2020-04-13T15:13:28","modified_gmt":"2020-04-13T13:13:28","slug":"strane-muraglie-sui-colli-svizzeri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/strane-muraglie-sui-colli-svizzeri\/#content","title":{"rendered":"Strane muraglie sui colli svizzeri"},"content":{"rendered":"
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01. Rappresentazione topografica della spinta tettonica che determina creste e valli ad orientamento SW-NE<\/p><\/div>\n

Diversi colli alpini fra il Vallese e la Valle d\u2019Aosta ci mostrano ancora complessi e sorprendenti manufatti \u201cantichi\u201d la cui attribuzione cronologica e contestuale necessiterebbe di analisi specialistiche. I pi\u00f9 visibili di tali manufatti sono riconducibili alle due categorie pi\u00f9 volte messe in luce negli antichi villaggi in quota<\/a> (\u201cvillaggi Salassi\u201d) e cio\u00e8 fondi di capanne e muraglie difensive. Ricordiamo che un sito con muraglia e capanne \u00e8 stato accuratamente sondato nel corso di una ricerca archeologica pochi chilometri all’interno della frontiera svizzera (Mur dit d\u2019Hannibal<\/a> a Liddes) rivelando un\u2019et\u00e0 romana, tra Repubblica e Impero. Essendosi ora delineata la possibilit\u00e0 di indagini archeologiche sui colli di confine in collaborazione fra le due regioni, vale forse la pena di passare preventivamente in rassegna le potenzialit\u00e0 di tali siti quali si presentano attualmente. Come \u00e8 nostra abitudine, cerchiamo innanzitutto di inquadrare il territorio dal punto di vista geografico e geologico.<\/p>\n

Le Alpi si sono costruite per onde di trasporto tettonico, cio\u00e8 mediante grandi corpi rocciosi scollati (a moderata profondit\u00e0) o strappati (a grande profondit\u00e0) dalle loro placche d\u2019origine, e addossati gli uni agli altri lungo l\u2019arco alpino. La conseguenza onnipresente di questo grande processo \u00e8 la forma allungata parallelamente all’asse della catena alpina di quasi tutte le formazioni rocciose. Questo \u00e8 visibile su qualsiasi carta geologica, ma non sempre il semplice viandante da una valle all’altra pu\u00f2 facilmente rendersene conto.<\/p>\n

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02. Il Grand Col Ferret, uno dei passi escursionistici pi\u00f9 frequentati delle Alpi Occidentali, a contatto con il massiccio del Monte Bianco.<\/p><\/div>\n

C\u2019\u00e8 per\u00f2 un\u2019altra traccia delle nostre onde di trasporto, e questa \u00e8 pi\u00f9 visibile nel paesaggio. Nella fascia esterna dell\u2019arco alpino, per i valdostani a cominciare da una linea Ruitor-Valpelline verso il Monte Bianco, anche il rilievo registra l\u2019accavallarsi delle onde producendo un\u2019alternanza di creste e valli parallele, appunto come le increspature di un\u2019onda.<\/p>\n

Questa conformazione geografica \u00e8 della massima importanza per la vita e la storia della regione valdostana in quanto rende pi\u00f9 valicabile il confine in Alta Valle, dove i nostri valloni si alternano paralleli abbassando la cresta spartiacque, piuttosto che in Bassa Valle dove il rilievo \u00e8 inasprito da successive dislocazioni dovute a campi di forze orientate diversamente.<\/p>\n

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03. Cippo di confine al Col Ferret, in mezzo a dolci declivi prativi.<\/p><\/div>\n

Limitandoci al confine svizzero, a partire dal Monte Bianco si susseguono i colli Ferret, Ban Darray, Fen\u00eatre, Fonteinte, Gran San Bernardo, Barasson ovest ed est, e noi ci fermeremo qui. Ma poi abbiamo ancora i colli Menouve, Annibal e la celebre Fen\u00eatre Durand, tutti relativamente accessibili perch\u00e9 impostati su valloni strutturali<\/em> ad andamento SW-NE in continuit\u00e0 fra i due versanti della catena.<\/p>\n

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Col Ferret e dintorni<\/h4>\n

Il primo colle dopo il Monte Bianco \u00e8 dunque quello di Ferret, tracciato su tenere rocce prevalentemente calcaree interpretate come sedimenti mesozoici scollati dal basamento della placca eurasiatica (di cui fa parte anche il contiguo Monte Bianco).<\/p>\n

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04. Il valloncello solitario che d\u00e0 accesso al colle Ban Darray.<\/p><\/div>\n

La larga insellatura \u00e8 sdoppiata in \u201cPetit\u201d e \u201cGrand Ferret\u201d: al secondo soprattutto si accede con un gran sentiero fra i prati, a modesta pendenza da entrambi i lati, per culminare pi\u00f9 o meno alla stessa quota del Gran San Bernardo, intorno ai 2500 metri. Un colle utilizzato dai turisti a partire dal XVIII secolo, ed ora affollato da trailers ed escursionisti del Tour du Mont Blanc. Bench\u00e9 segnalato da Sebastian Muenster nella sua Cosmographia Universalis<\/em> del 1544, questo passo alpino tranquillo ed agevole che unisce i due tronconi italiano e svizzero della Val Ferret non ha praticamente lasciato tracce nella Storia prima del Settecento. Nessuna testimonianza archeologica si nota sul suo passaggio.<\/p>\n

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05. Alternanze di calcescisti (beige) e micascisti (nerastri) nelle rocce del Ban Darray.<\/p><\/div>\n

Il contiguo colle Ban Darray \u00e8 inciso nei calcescisti arenacei della Zona Sion-Courmayeur che qui mostra in modo pi\u00f9 spiccato la sua natura di roccia nata da frane sottomarine. Colle agevole pure lui ma un po\u2019 pi\u00f9 alto (quasi 2700 m) e senza neppure un sentiero, non presenta tracce storiche visibili.<\/p>\n

Fen\u00eatre de Ferret d\u2019en bas et d\u2019en haut<\/h4>\n

Cambiamo valle e cambiamo nuovamente unit\u00e0 tettonica per arrivare al Col Fen\u00eatre (2700 m), impostato su una serie di nere bande carboniose (scisti grafitici) all\u2019interno della Zona Permocarbonifera Assiale che percorre tutto l\u2019arco alpino occidentale. Lenti di argilliti antracitifere orientate nord-sud si insinuano fra maggiori estensioni di scisti arenacei e conglomerati a ciottoli e ciottolini chiari un po\u2019 schiacciati e allungati. Argilliti e scisti grafitici sono rocce friabili che suddividendosi facilmente in lisce placchette si sbriciolano e abbassano ulteriormente la linea spartiacque.<\/p>\n

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06. Dalla Fenetre de Ferret panorama verso il Monte Bianco.<\/p><\/div>\n

Il sentiero parte dall\u2019alpe lo Baou, a 2350 m sulla strada del Gran San Bernardo. Il col Fen\u00eatre \u00e8 intensamente trafficato dagli odierni escursionisti che inanellano altri tre colli in un percorso circolare ormai rinomato. Sul colle \u00e8 visibile solo un piccolo riparo poco significativo, ma una prospezione archeologica non sarebbe sprecata.<\/p>\n

Pur essa servita da un bel sentiero dall\u2019alpe Lo Baou (2350 m), la Fen\u00eatre-d\u2019en-haut o Col de Fonteinte<\/a>, contigua alla precedente ma leggermente pi\u00f9 alta (2725 m), condivide la medesima natura geologica, arricchita da vistosi corpi biancastri di quarziti e da qualche filoncello di rocce a calcite. Tra il colle e la T\u00eate de Fonteinte (2775 m) affiorano altres\u00ec abbondanti mineralizzazioni ad ossidi e solfuri di ferro (ematite e pirite).<\/p>\n

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07. Basi di capanne alla Fenetre-d’en-Haut o Col de Fonteinte.<\/p><\/div>\n

Inoltre lungo una piccola faglia N-S \u00e8 visibile un affioramento di antracite, probabilmente usata per far funzionare il forno di cui si ammirano i ruderi a pochi metri dal confine. Ma anche altri reperti meritano tutta la nostra attenzione. Due file di capanne, ridotte alla loro base rettangolare di pietra a secco irregolarmente assemblata per un\u2019altezza di pochi decimetri, si stendono parallele, la prima a ridosso della cresta in una contropendenza allungata a fianco del versante valdostano, la seconda sul largo crestone a lato della principale insellatura del colle. Difficile per questi manufatti azzardare una cronologia in assenza di scavi, ma l\u2019insediamento potrebbe essere antico come i villaggi dei fuggitivi dalla conquista romana.<\/p>\n

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Colle del Gran San Bernardo<\/h4>\n
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08. Fondazioni in roccia di edifici romani al Colle del Gran San Bernardo.<\/p><\/div>\n

Il gran Colle Pennino o Gran San Bernardo si apre in grigie rocce compatte, a grana fine e tessitura orientata, contenenti quarzo, mica, albite ed epidoto, indicate generalmente come gneiss minuti. Queste rocce, spianate a scalpello, hanno fornito la base per la strada romana e per numerosi edifici di cui rimangono solo le fondazioni in roccia. La storia delle ricerche archeologiche e dei ritrovamenti \u00e8 qui lunga e ricca, per cui non azzarderemo neppure una sintesi, rimandando il lettore alle ultime ricerche in bibliografia. Notiamo solo che dall\u2019epoca romana (qualche decina d\u2019anni a. C.) al presente si susseguono con continuit\u00e0 le testimonianze sul territorio, sia come infrastrutture (es. diversi sistemi di viabilit\u00e0) che come edifici ed oggetti, mentre le tracce di utilizzi antecedenti sono assai pi\u00f9 labili, probabilmente obliterate fin dai lavori romani.<\/p>\n

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09. La lunga muraglia stesa lungo l’insellatura del colle Barasson Ovest. A destra la dolce discesa verso il Vallese.<\/p><\/div>\n

Inoltre, i momenti di \u201cchiusura\u201d (essenzialmente XVI-XVII secolo) hanno lasciato poche tracce, in ogni caso poco indagate. Trattandosi poi di territori formalmente appartenenti, sia di qua che di l\u00e0 dello spartiacque, allo stesso Stato sabaudo, pi\u00f9 che di chiusura si trattava di inaridimento dei flussi transalpini. Lo stesso non si pu\u00f2 dire, ad esempio, del colle del Teodulo<\/a> (Valtournenche) che apriva un passaggio verso l\u2019Alto Vallese solidale con i cantoni indipendenti, ed infatti vi troviamo opere militari di blocco nei trinceramenti seicenteschi dei Fornets.<\/p>\n

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Colli di Barasson Ovest e Est<\/h4>\n
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10. Un tratto della muraglia lato sud, con tracce di muro a secco e possibili ripari fra blocchi in detrito.<\/p><\/div>\n

Il primo colle ad est del Gran San Bernardo \u00e8 il Colle di Barasson Ovest (2640 m), raggiungibile in pochi minuti dalla strada sterrata che percorre il suo versante svizzero. Il sentiero valdostano \u00e8 assai pi\u00f9 avventuroso, comportando un dislivello a piedi di oltre 1000 m da Saint-Rh\u00e9my (550 m da Plan Puiz). Inoltre il tratto superiore di sentiero \u00e8 mal tracciato e franoso. In compenso la lunga dorsale erbosa a monte di Plan Puiz regala ambienti di sogno, grandiosi e idillici insieme. Tutto il percorso si svolge sui micascisti a patina bruna del basamento cristallino polimetamorfico: questo termine indica che le sue rocce hanno subito in successione le trasformazioni di due orogenesi, la catena ercinica e quella alpina. Frutto di queste avventure sono tra l\u2019altro alcune popolazioni di grossi cristalli come i granati, che per un lungo tratto di sentiero spiccano in rilievo come piccole ciliegie sulle superfici piane dei micascisti.<\/p>\n

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11. Micascisti del basamento continentale con granati in rilievo per erosione differenziale.<\/p><\/div>\n

L\u2019insellatura del colle, presidiata da un masso granitico con le iniziali I-S (Italia-Svizzera) datato al 1938, accoglie per quasi tutta la sua larga apertura una muraglia di tipo arcaico, stesa ad ostacolare la salita da nord (Vallese), a tratti costruita a sud con un paramento a secco e una risega camminabile (chemin de ronde, dicono gli svizzeri). Nella fascia erbosa tra la muraglia e la cresta del colle (che cade a precipizio verso l\u2019Italia) sono percepibili piccoli ricoveri delimitati da grossi massi in detrito forse spostati. Mucchi omogenei di ciottoli pi\u00f9 piccoli spuntano qua e l\u00e0, facendo pensare a depositi di munizioni. In centro al colle un rudere di edificio in pietra a secco ancora ben leggibile e dai muri ancora alti fino a due metri s\u2019innalza presso il bordo nord della muraglia, sovrapponendovisi in parte. Molto pi\u00f9 recentemente, sul bordo est del colle si \u00e8 installato un traliccio della linea ad alta tensione che ci ha accompagnato per tutto il percorso.<\/p>\n

\"12.<\/a>

12. Base di capanna (recente?) e tracce di muraglia a sbarrare il passo sul colle Barasson Est.<\/p><\/div>\n

Infine, il sentiero per il Col Barasson Est (2680 m), pur avendo analogo dislivello da Eternon (Saint-Oyen), \u00e8 assai pi\u00f9 agevole e ben tracciato. Il substrato, dove affiora, \u00e8 sempre quello dei micascisti, che su alcune terrazze e scarpatine inerbite presentano in detrito bei granati in rilievo. L\u2019insellatura del colle, relativamente stretta, reca tracce di interventi antropici, che sembrerebbero comportare lo spostamento di significativi volumi di pietraia. Anche qui infatti ad una fascia erbosa e \u201cnaturale\u201d sulla soglia del colle succede una fascia uniformemente ricoperta di pietrame a pezzatura omogenea verso nord, questa volta con accenni di paramento murale verso valle. A monte della fascia a pietrame e verso il lato sud restano ben visibili (forse anche troppo?) diverse basi di capanne della solita tipologia. Non esiste sentiero per scendere in Vallese, ma una traccia collega per cresta i due colli Est ed Ovest permettendo quindi l\u2019accesso dei valdostani al Barasson Ovest e dei vallesani al Barasson Est.<\/p>\n

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Conclusione<\/h4>\n

Anche ai quasi 3000 m del Col d\u2019Annibal \u00e8 visibile una muraglia rivolta a nord, dove un sentiero risale dal Vallese su di un modesto ghiacciaio.<\/p>\n

\"13.<\/a>

13. Vista panoramica dal basso del vallone che porta al Barasson Est.<\/p><\/div>\n

Siamo dunque in presenza di piccoli insediamenti collegati o no ad opere di difesa di un certo impegno, che interessano diversi colli prevalentemente ad est del Gran San Bernardo. Contrariamente ai coevi (?) resti valdostani degli insediamenti in quota, in cui si pu\u00f2 riconoscere un\u2019ultima fuga disperata, delle muraglie ai colli svizzeri non appaiono chiare le scelte strategiche. N\u00e9 l\u2019orientamento a contrastare un nemico da nord aiuta a capire il senso dell\u2019opera. Detto in modo maldestro e politicamente scorretto, per capire qualcosa delle muraglie svizzere ci vorranno molto tempo e molti soldi, mentre per verificare le ipotesi correnti sui \u201cvillaggi Salassi\u201d baster\u00e0 qualche banale datazione al carbonio quattordici. Ma possiamo anche vedere le cose da un altro punto di vista: le muraglie vallesane non saranno forse i reperti in assoluto pi\u00f9 urgenti da esaminare, ma se c\u2019\u00e8 l\u2019occasione di approfittare della collaborazione degli svizzeri, gente ben attrezzata\u2026<\/p>\n

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Un’indicazione bibliografica<\/h4>\n

Une voie \u00e0 travers l\u2019Europe<\/em>, Atti del Seminario di chiusura, Programma Interreg III A Italia- Svizzera 2000-2006, Bard (Valle d\u2019Aosta) 11-12 aprile 2008, Aosta 2008.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Diversi colli alpini fra il Vallese e la Valle d\u2019Aosta ci mostrano ancora complessi e sorprendenti manufatti \u201cantichi\u201d la cui… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":4611,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,147,2],"tags":[395,404,399,401,400,402,379,394,397,396,405,398,403],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4608"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=4608"}],"version-history":[{"count":13,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4608\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":6330,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4608\/revisions\/6330"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/4611"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=4608"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=4608"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=4608"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}