altro articolo<\/a>) coinvolgono indistintamente tutte le unit\u00e0 geologiche, per cui la loro surrezione si situa cronologicamente alla conclusione del processo orogenico (miocene, 5 milioni di anni fa?), ed il loro taglio ad opera dei torrenti ancora dopo.<\/p>\n\n\n\nOrrido di Pont d\u2019Ael (Aymavilles)<\/h3>\n\n\n\n Ancor pi\u00f9 che ad Introd, qui \u00e8 il ponte che \u00e8 celebre, non senza ragione: il ponte-acquedotto firmato e datato all\u2019anno 3 a. C. \u00e8 un enigmatico capolavoro dell\u2019ingegneria romana. Esso scavalca in 60 metri un orrido qui profondo 66 metri ma assai esteso lungo il corso della Grand\u2019Eyvia, fra le quote 900 e 850 m circa. Nella parte alta, a sud del ponte, il torrente contorna un risalto massiccio con le pareti est e sud a picco, sulle quali \u00e8 ancora in parte visibile un vertiginoso tracciato di canale in semi-galleria, in qualche modo legato all’acquedotto del ponte.<\/p>\n\n\n\n06. Traccia della canalizzazione romana sulla parete dell’orrido di Pont d’Ael a monte del ponte<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nLa roccia \u00e8 un gneiss scuro a grana fine con albite, clorite\ne biotite che fa parte di un grosso nodulo cristallino detto anche Corpo della\nValsavarenche, spaccato in due da eventi tettonici miocenici (da 20 a 5 milioni\ndi anni fa); nel solco ivi aperto, che il ghiacciaio quaternario non ha granch\u00e9\nallargato, passa il torrente che quindi risulta incassato e \u201corrido\u201d. A valle\ndel ponte invece la valle \u00e8 pi\u00f9 aperta e il fondo prativo conserva materiali e\nmorfologia glaciali, sotto ai quali per\u00f2 il torrente scorre ancora molto\nprofondo e incassato fra pareti ancora di gneiss. Per questo inconsueto\napprofondimento sotto il piano di erosione glaciale alcuni Autori hanno\ninvocato per questa zona un sollevamento recente a ritmo elevato, che abbia\nlocalmente stimolato l\u2019azione erosiva del torrente.<\/p>\n\n\n\n07. A valle del ponte-acquedotto, morfologie glaciali con incisione profonda nei tenaci gneiss del Nomenon.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nOrrido di Pr\u00e9-Saint-Didier<\/h3>\n\n\n\n Celebre dai tempi del primo turismo termale sette-ottocentesco, quest\u2019orrido intorno ai 1050 m di quota \u00e8 ora attrezzato per essere visitato anche dall\u2019alto con una passerella panoramica. La sua particolarit\u00e0 \u00e8 quella di ospitare l\u2019unica sorgente calda (circa 35\u00b0C) della regione, conosciuta almeno dal XVI secolo se non gi\u00e0 dai Romani o ancor prima. La temperatura \u201ctiepida\u201d dell\u2019acqua sorgiva \u00e8 forse dovuta alle tensioni che scaldano la roccia in una zona di recente sollevamento ed in prossimit\u00e0 del Fronte Pennidico, dove la placca europea sprofonda sotto l\u2019edificio alpino. Alcuni resti di infrastrutture ottocentesche sono ancora visibili appena a valle della forra. Il torrente che percorre l’orrido \u00e8 la Dora di Verney (o di La Thuile) che poi costeggia il capoluogo e si getta nella Dora Baltea. Sulla sua sponda destra, appena a monte della forra si apre la galleria di una miniera di rame abbandonata.<\/p>\n\n\n\n08. Storici edifici delle Terme ottocentesche di Pr\u00e9-Saint-Didier.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nL’orrido consiste nel profondo taglio di una piccola dorsale ad andamento ovest-est costituita da marmi impuri, calcescisti e conglomerati a clasti calcarei appartenenti all’Unit\u00e0 Sion-Courmayeur. Perch\u00e9 quella piccola dorsale sia l\u00ec non \u00e8 chiaro, ma in ogni caso essa ha funzionato da soglia glaciale alla confluenza dell\u2019antico ghiacciaio del Ruitor con quello balteo. Il torrente ha inciso fino in fondo questa soglia per circa 160 m di profondit\u00e0, lasciando belle pareti verticali sui lati. Se, come sembra, la maggior parte dello scavo \u00e8 stata fatta dopo la scomparsa del ghiacciaio, la velocit\u00e0 di approfondimento deve essere stata notevole, almeno nei primi tempi, dell\u2019ordine di un centimetro all’anno, facilitata dalla natura solubile della roccia.<\/p>\n\n\n\n09. La forra di Pr\u00e9-Saint-Didier nel tratto in cui sgorga l’acqua calda.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nGorge de l\u2019Enfer<\/h3>\n\n\n\n Piccolissima e suggestiva forra della Dora Baltea, che segnaliamo per la piacevolezza del percorso di visita che dal ponticello a valle di Arvier fa un anello passando ai piedi delle vigne e nel bel borgo di Leverogne. L’orrido, a 700 m di quota, inizia alla confluenza della Dora di Valgrisenche e taglia di netto l\u2019estremit\u00e0 di uno dei tanti costoloni ad orientamento SW-NE che controllano la Valgrisenche. La forra ha dunque un inconsueto orientamento SE-NW. La roccia \u00e8 il bel micascisto argenteo dell\u2019Unit\u00e0 di Leverogne.<\/p>\n\n\n\n10. Alla confluenza con la Dora di Valgrisenche inizia la piccola forra della Dora Baltea.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nGole di Montjovet<\/h3>\n\n\n\n Luogo carico di storia e di reperti archeologici anche preistorici, delle gole di Montjovet si sa che ebbero un ruolo di frontiera, o meglio di contatto, fra culture nord-europee e culture mediterranee dal Neolitico all\u2019et\u00e0 del Ferro, e ancora ai tempi della conquista romana segnarono il limite dell\u2019area romanizzata facente capo ad Eporedia. La Strada romana delle Gallie evit\u00f2 la gola per passare a monte, sulla sinistra idrografica, con un tracciato molto pi\u00f9 razionale di quello dell\u2019attuale strada statale, che segue i rifacimenti medievale e settecentesco. Un paio di castelli dominano le gole dal Medioevo. La gola vera e propria \u00e8 in parte sconvolta dall\u2019autostrada che sfiora lo storico Ponte delle Capre gettato nel punto pi\u00f9 stretto; alla testata del ponte \u00e8 inciso in pietra lo stemma sabaudo.<\/p>\n\n\n\n11. Un tratto delle Gole di Montjovet.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nL’orrido, percorso dalla Dora Baltea, inizia da una soglia rocciosa alla quota di 420 m s.l.m. in Comune di Saint-Vincent e si sviluppa per circa 2 km su 40 m di dislivello. \u00c8 inciso in una serpentinite qua e l\u00e0 intersecata da sottili livelli di clorite (\u201cpietra ollare\u201d). La roccia \u00e8 sorprendentemente sana e poco fratturata, conservando diffusamente gli arrotondamenti ed i solchi lisci dell\u2019abrasione glaciale. Le rare fratture corrispondono per lo pi\u00f9 a piccole e medie dislocazioni nell’ambito della faglia multipla detta dell\u2019Ospizio Sottile, di direzione SW-NE, attivatasi nel Miocene, tra 20 e 5 milioni di anni fa. Una bella faglia N-S parallela alla forra \u00e8 altres\u00ec visibile sul sentiero che porta al Ponte delle Capre da sud. \u00c8 senz’altro grazie a queste faglie che la Dora Baltea, gi\u00e0 costretta dalla precedente faglia Aosta-Ranzola ad un percorso W-E, riesce qui ad uscire dal solco e riprendere a sud la via del mare. Queste faglie costituiscono altres\u00ec l\u2019innesco della bella Frana di Rodoz, in letteratura erroneamente Frana del Monte Avi, dalle fresche forme concavo-convesse che attraversa con il suo corpo detritico tutta la gola a Champ\u00e9rioux. Un grande lago si era formato a monte dello sbarramento prima che questo venisse inciso fino in fondo dall’emissario, e restano depositi lacustri in molti luoghi della media valle.<\/p>\n\n\n\n12. Lo storico Ponte delle Capre, uno dei pi\u00f9 affidabili e meno danneggiati dalle piene della Dora.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nDi altri orridi parleremo, se vi va, in una prossima puntata…<\/p>\n\n\n\n
Qualche indicazione bibliografica<\/p>\n\n\n\n
Servizio Geologico d’Italia (2011) – Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000 foglio 89 Courmayeur<\/em>. ISPRA (Roma) e Regione Autonoma Valle d’Aosta.<\/li> Servizio Geologico d’Italia (2011) – Carta geologica d’Italia alla scala 1:50000 foglio 90 Aosta<\/em>. ISPRA (Roma) e Regione Autonoma Valle d’Aosta.<\/li>Henry J.-M. (1925) – Guide du Valpelline<\/em>. Soci\u00e9t\u00e9 Editrice Valdotaine, Aoste.<\/li>Fedele F. (2015) – Preistoria della bassa Valle d’Aosta: per una storia del popolamento. In Bulletin d’Etudes pr\u00e9historiques et arch\u00e9ologiques alpines<\/em> XXV-XXVI<\/strong>, 9-62<\/li>Sito regionale della carta geologica<\/em>: http:\/\/geonavsct.partout.it\/pub\/geocartageo\/<\/li><\/ul>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"Il torrente che scorre incassato fra due pareti di roccia forma una gola o forra, nella lingua locale roteus, che… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":4723,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,2],"tags":[420,418,414,417,415,425,423,421,413,424,422,419,416],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4709"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=4709"}],"version-history":[{"count":19,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4709\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":5451,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/4709\/revisions\/5451"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/4723"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=4709"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=4709"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=4709"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}