{"id":4908,"date":"2019-04-04T13:36:58","date_gmt":"2019-04-04T11:36:58","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=4908#content"},"modified":"2022-04-29T15:53:27","modified_gmt":"2022-04-29T13:53:27","slug":"plout-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/plout-2\/#content","title":{"rendered":"Plout, oltre il Santuario"},"content":{"rendered":"\n

Pellegrinaggio laico a partire dal Santuario di Plout (Saint-Marcel). Breve e facile passeggiata ad anello fra villaggi, ambienti e monumenti tutt\u2019altro che banali. Deviazione \u201csportiva\u201d per spiriti pi\u00f9 esigenti.<\/p>\n\n\n\n

\"Veduta
Veduta d’insieme della Collina di Saint-Marcel dal versante opposto della grande valle. Notare la forma rigonfia verso il basso che traduce un rilascio del versante in dissesto. Il vasto cedimento lascia indenne la spalla rocciosa di Fontillon, ai piedi della quale si svolge il nostro itinerario.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Localit\u00e0:<\/strong>\u00a0Comune di Saint-Marcel (Valle d\u2019Aosta).
Accesso:<\/strong>\u00a0Dalla Statale 26 della Valle d\u2019Aosta deviare per Saint-Marcel. Attraversare tutto il paese seguendo le indicazioni per il Santuario di Plout e la strada della collina. Seguirla poi per circa 3 km.
Partenza:<\/strong> Parcheggio davanti al Santuario di Plout 980 m s.l.m.
Dislivello:<\/strong>\u00a0200 m scarsi in saliscendi. Eventuale deviazione altri 250 m.
Durata:<\/strong>\u00a02 ore scarse l\u2019anello base, da raddoppiare con le visite; altre 2 ore per l\u2019eventuale deviazione.
Periodo:<\/strong>\u00a0Da marzo a novembre se non c\u2019\u00e8 neve.
Tracciato:<\/strong>\u00a0Larga mulattiera lastricata, sentiero, strada sterrata.
Segnavia:<\/strong>\u00a0n. 3, n. 13, n. 3C
Topografia:<\/strong>\u00a0Carta dei Sentieri n. 13 Valle Centrale, L\u2019Escursionista editore, scala 1:25000.
Traccia GPS:<\/strong>\u00a0plout.gpx<\/a><\/p>\n\n\n\n

\"Leucojum
Gi\u00e0 all’avvio, le campanelle bianche di Leucojum vernum<\/em> ci accolgono a fianco del Santuario.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Verso Seissogne e oltre<\/h3>\n\n\n\n

Il parcheggio di Plout \u00e8 ampio e provvisto di un bel cartello esplicativo sulle risorse ambientali e monumentali del vallone. Peccato che attualmente (marzo 2019) sia sbiadito e non si legga pi\u00f9 tanto. Il cupolone verde del gran Santuario ci attira ma lo teniamo per dopo. Al fondo del piazzale inizia il nostro mulattierone che costeggia a monte il Santuario, facendosi largo, tra marzo ed aprile, in una profusione di delicate campanelline bianche simili a bucaneve (Leucojum vernum)<\/em>. Le campanelline bianche ci accompagnano per tutti i 70 metri di dislivello che ci separano da Seissogne, e all’arrivo galline, oche e tacchini razzolanti ci dicono che il grande villaggio \u00e8 abitato tutto l\u2019anno.<\/p>\n\n\n\n

\"Grenier,
Immagine primaverile di Grand Seissogne con un grenier, case e orti.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Il forno \u00e8 attivo e il mulino \u00e8 dotato di tutti i suoi elementi vitali, dalla ruota orizzontale alla macina alla canaletta in legno per far arrivare l\u2019acqua. La chiesetta, il lavatoio, gli orticelli vivacizzano un agglomerato tradizionale ben preservato e ricco di spunti originali, dai balconi alle scalette alle incisioni parietali.<\/p>\n\n\n\n

\"Cappella
Alcuni luoghi comunitari del villaggio di Seissogne: la cappella ed il lavatoio.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Alla base il villaggio \u00e8 contornato da una breve stradina in terra che porta verso ovest nei prati; qui alla prima deviazione a sinistra si pu\u00f2 salire ad osservare, in cima ad un gran roccione isolato, un complesso di incisioni rupestri che fu tra i primi in Valle ad essere studiato ed inventariato.<\/p>\n\n\n\n

\"Casa
La grande radura di Morge con le case a quota 1064 m s.l.m.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Proseguiamo per la stradina in lieve discesa che finisce al\nbordo di un boschetto umido e continua come sentiero n. 13. Anfratti, pietraie,\ncostiere assolate, boschi e prati, il sentiero \u00e8 assai vario e piacevole in\nsaliscendi fino al piano di Morge.<\/p>\n\n\n\n

Le antiche cave di macine: le Mouliye<\/h3>\n\n\n\n

Qui, una ghiotta occasione si presenta a quelli di noi che sono giovani (intendiamoci, sotto gli 80), allenati, in forma e molto curiosi: un cartello giallo indica la deviazione per le storiche Mouliye, le locali cave di macine da mulino.<\/p>\n\n\n\n

\"Fronte
Antico fronte di cava. La pietra da macina, che si presentava come incluso stratiforme, \u00e8 totalmente asportata.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Al culmine di una salita di 40 minuti senza poter tirare il fiato, si accede ad un ripiano terrazzato disseminato di probabili scarti di lavorazione. Proseguendo lungo il ripiano, ci si trova poi nello spazio dove la roccia \u00e8 stata asportata dalla montagna: un ampio corridoio fra pareti che lo delimitano verticalmente a monte e a valle. Abbozzi di macine occhieggiano qua e l\u00e0, in parete come in detrito. Nessun indizio di lavori recenti, tutto giace l\u00ec da almeno un secolo.<\/p>\n\n\n\n

Andiamo ancora avanti seguendo un\u2019esile traccia di sentiero e ci affacciamo sul bordo di un breve dirupo che la traccia affronta in ripida discesa. Risaliti poi leggermente per toccare la parete, troviamo finalmente roccia in spacco fresco, qua e l\u00e0 mineralizzata ad ossidi (giallo-brunicci) o a solfuri (con colate turchese). La pietra \u00e8 quella da macina, chiamata cloritoscisto granatifero, formata da un impasto tenero verdino (clorite) in cui sono fittamente immersi granati rossi pi\u00f9 o meno ben sfaccettati e freschi, in rilievo. Questa roccia forma l\u2019involucro \u201csterile\u201d delle mineralizzazioni a ferro-rame sfruttate pi\u00f9 in alto in miniera.<\/p>\n\n\n\n

\"L'antro
L’antro in parete che serv\u00ec da riparo per l’ultimo cavatore.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

L\u2019attrattiva principale qui \u00e8 per\u00f2 il ricovero trogloditico sospeso a met\u00e0 parete, con un muro di chiusura dotato di porta e finestra, un ballatoio in legno e alcune impalcature pure in legno, ora crollate, che facilitavano l\u2019accesso da una cengia retrostante. Questo riparo fino al 1972 serviva all’ultimo cavatore, un certo signor De Marchi, il quale confezionava vasi, mortai ed altri recipienti lavorando questa pietra da macina nella forgia gi\u00f9 a Faverge, presso il capoluogo. Siamo dunque al cospetto delle vestigia di una nobile attivit\u00e0 esercitata in Valle d\u2019Aosta fin dalla prima Et\u00e0 del Ferro: la pietra ollare. Sulla via del ritorno potremo collezionare qualche bel campione di questa pietra cos\u00ec storica e singolare. <\/p>\n\n\n\n

\"Recipiente
Recipiente prodotto da De Marchi con pietra da macina delle Mouliye. Dimensione maggiore circa cm 60. Foto Mirko Cianci.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La Strada di Cavour<\/h3>\n\n\n\n

Tornati al bivio alla base della deviazione, anzich\u00e9 continuare in piano si attraversa il sentiero e si scende fra le case di Dziquey-Morge, di cui alcune rinforzate da lavori di manutenzione, e si segue il sentiero che porta alla strada sottostante attraversando i grandi prati. <\/p>\n\n\n\n

\"Il
Il gran castagno artisticamente decorato.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Imbocchiamo in discesa la strada sterrata. Si tratta di una\ninfrastruttura considerata \u201cstrategica\u201d nell\u2019Ottocento, che fu fatta costruire\ndal ministro Cavour per intensificare lo sfruttamento (ad opera di privati)\ndelle miniere del vallone. Lo Stato sabaudo infatti, con il suo Arsenale\nmilitare ad alta tecnologia, era il principale acquirente del minerale\nvaldostano. <\/p>\n\n\n\n

Scendendo per la strada, in certi punti \u00e8 possibile una\nvisione d\u2019insieme della zona. Guardando verso monte, si capisce che la chiave\ndel territorio \u00e8 la grande spalla rocciosa che nasce su a Fontillon e scendendo\ndritta verso nord (verso di noi) segna la svolta dalla valle centrale al\nvallone vero e proprio di Saint-Marcel. La costiera rettilinea rappresenta\ninfatti l\u2019ancoraggio alla roccia stabile, essendo tutto il versante dal Mont\nCourquet alla Dora, con Plout e Seissogne, incluso in un grande dissesto\nprofondo. Ci\u00f2 non impedisce alla collina di Saint-Marcel di essere varia e\nridente, inframmezzata da bei ripiani erbosi. Questo spiega anche la grande\ndiversit\u00e0 di ambienti lungo il sentiero n. 13, che attraversa il limite tra\nfrana e terraferma.<\/p>\n\n\n\n

Il villaggio di Plout, il Santuario ed Enchasaz<\/h3>\n\n\n\n
\"Plout:
Plout: architrave in pietra non locale, recante trigramma con tre chiodi e data 1654.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La pista con una inattesa salitina sbuca nel ripiano finale, presidiato da un secolare castagno dall’enorme tronco forato, che mani artistiche hanno addobbato con una statua e composizioni varie in ferro battuto. Prati e frutteti ormai annunciano Plout, villaggio che attraversiamo al suo interno per scoprirne il ricco patrimonio architettonico. Architravi in pietra scolpite a chiglia rovesciata con croce patente, un architrave con trigramma IHS datato al XVII secolo, camini con teste bifronti sono fra le chicche del villaggio.<\/p>\n\n\n\n

\"Plout:
Plout: camino con testine gianiche apotropaiche.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Per\u00f2 l\u2019originalit\u00e0 pi\u00f9 spiccata, in muri, archi e riquadrature di porte e finestre, sta nell’inserimento dei frammenti di macina in cloritoscisto granatifero, che, ricordiamo, \u00e8 una pietra verde con grossi granati rotondi in rilievo. Tali blocchi potevano provenire, tramite la strada Cavour, vuoi dalle Mouliye vuoi dalle miniere di Servette. Non a caso per i bambini Plout \u00e8 \u201cil paese del morbillo\u201d con le sue case a pallini rossi.<\/p>\n\n\n\n

\"Plout:
Plout: finestrella riquadrata con frammenti di macine in cloritoscisto granatifero.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

L\u2019enorme mole del Santuario ottocentesco, alla fine del\nvillaggio, lascia meditabondi, n\u00e9 valgono le leggende e i resoconti di\nfondazione, riportate sui cartelli, a distoglierci da un sospetto di\nmegalomania. Ma la cosa non ci disturba e anzi ci invoglia a visitare\nl\u2019interno, che si rivela ricco di dettagli interessanti. In apparente casualit\u00e0\nsono esposti doni ed ex-voto di pellegrini, un omaggio monumentale a\nsant\u2019Anselmo, belle tavole dipinte e numerose scritte, lapidi e cartigli\nesplicativi, il tutto decorato con profusione di finti marmi valsesiani e\nscalini di vero marmo verde valdostano. <\/p>\n\n\n\n

\"Tavola
Santuario di Plout, altare laterale sinistro. Giuseppe Stornone (1816-1890) – Ritrovamento della Croce di Cristo da parte di Sant’Elena. La fanciulla in barella, che veniva portata morta al cimitero, \u00e8 resuscitata al contatto della vera croce (dipinto datato 1857).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"Sant'Anselmo\"
Santuario di Plout: omaggio a Sant’Anselmo con correzione ortografica. Per l’occasione il valdostano sant’Anselmo viene promosso fra i Dottori della Chiesa al posto di San Girolamo. A sinistra pilastro e colonna decorati a finto marmo, specialit\u00e0 di artisti valsesiani.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Proseguendo oltre il Santuario, si pu\u00f2 visitare il villaggio gemello di Enchasaz, ricco di pregevoli edifici, belle strutture in legno, un piccolo museo etnografico nell\u2019antica latteria, un mulino e anche l\u00ec macine rotte a far da riquadrature di porte e finestre. Ricchi di tale bottino culturale, e benedetti da Notre Dame de Tout Pouvoir patrona del Santuario, possiamo sederci alla locale Cantina del Viandante e senza alcun complesso passare ai piaceri del cibo e dell\u2019ozio.<\/p>\n\n\n\n

\"Latteria\"
Interno della antica Latteria ora Museo etnografico.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Ringraziamenti<\/h3>\n\n\n\n

Mirko Cianci mi ha reso partecipe di alcune delle sue molte e preziose conoscenze su Saint-Marcel e la sua gente.<\/p>\n\n\n\n

Emilia Agavit mi ha fatto gentilmente e dottamente visitare il Santuario ed Enchasaz con la sua latteria.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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