{"id":5061,"date":"2019-07-18T12:11:44","date_gmt":"2019-07-18T10:11:44","guid":{"rendered":"https:\/\/www.andarpersassi.it\/?p=5061#content"},"modified":"2020-04-13T16:06:39","modified_gmt":"2020-04-13T14:06:39","slug":"il-vallone-delloceano-perduto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/il-vallone-delloceano-perduto\/#content","title":{"rendered":"Il vallone dell’Oceano Perduto"},"content":{"rendered":"\n

Il vallone delle Cime Bianche (alta valle di Ayas) \u00e8 ormai\nlegato al celebre appello del professor Dal Piaz, che negli anni \u201990 ne\ninvocava la costituzione a \u201cParco dell\u2019Oceano Perduto\u201d per le sue ricchezze\ngeologiche a testimonianza dell\u2019antico oceano che sta all\u2019origine di questa\nparte delle Alpi.<\/p>\n\n\n\n

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01. Il Vallone delle Cime Bianche visto dal Rothorn. Sono ben in evidenza i rapporti con il massiccio del Monte Rosa di cui il vallone drena in parte le acque glaciali.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In realt\u00e0 l\u2019interesse geologico del vallone, come vedremo, va anche oltre la puntuale riproduzione dell\u2019antico ambiente abissale di fondo oceanico. Ma cominciamo pure da qui, dalla ricerca dell\u2019oceano perduto e dei tre livelli di cui si compone, risalendo il primo tratto della gran mulattiera che da Saint-Jacques si dirige verso i piani di Verra ed il Monte Rosa.<\/p>\n\n\n\n

Accesso<\/em>: dall\u2019autostrada A5 uscita Verr\u00e8s risalire tutta la valle dell\u2019Evan\u00e7on sulla strada regionale n\u00b0 45 fino a Saint-Jacques, ultima frazione del Comune di Ayas. Traffico regolamentato con navetta da Frachey in certi periodi.<\/p>\n\n\n\n

Partenza<\/em>: dalla piazzetta di Saint-Jacques 1650 m.<\/p>\n\n\n\n

Punti importanti<\/em> del circuito: Plan de Ts\u00e8re, Alpe Varda, Alpe Mase (culmine, 2400 m), Alpe Ventina, Fi\u00e9ry.<\/p>\n\n\n\n

Dislivello<\/em>: 750 m.<\/p>\n\n\n\n

Segnavia<\/em>: 7, 8e, TMR, 6.<\/p>\n\n\n\n

Nota<\/em>: molta acqua in ruscelli e torbiere, ma poche sorgenti e nessuna fontana fino a Fi\u00e9ry.<\/p>\n\n\n\n

Il bosco da Blanchard (Saint-Jacques) al bivio per il\nvallone di Ts\u00e8re (sentiero 8e TMR) ricopre una vasta distesa irta di grossi\nmassi, sotto i piedi assai scivolosi. Gli spigoli un po\u2019 smussati, le\ndimensioni variabili dei blocchi e un po\u2019 di limo fra le pietre ci inducono ad\nattribuire un\u2019origine glaciale a questo deposito.<\/p>\n\n\n\n

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02. Al Plan de Ts\u00e8re, le rocce del livello basale dell’antico fondo oceanico si mostrano in affioramento in bella evidenza.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Girati a sinistra, dopo il primo tratto ancora nel bosco, il\nsentiero Tour du Mont Rose s\u2019inoltra nel vero e proprio vallone di Ts\u00e8re\ndelimitato da costiere rocciose che divengono incombenti all\u2019approssimarsi del\ntorrente, dove un terrazzino attrezzato permette di orientarsi. In particolare\nsi passa al piede di enormi pareti verticali lisce e nere, scandite\nregolarmente in diedri alti oltre una decina di metri. Analoghi liscioni si\ntroveranno al fondo del Plan de Ts\u00e8re, riflettenti come uno specchio quando\nsono bagnati. Se disponiamo di una calamita, vediamo che si attacca fortemente\na questa roccia.<\/p>\n\n\n\n

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03. Veduta ravvicinata delle serpentiniti alla base dell’antico fondo oceanico, cos\u00ec come affiorano al Plan de Ts\u00e8re. Qui formano uno specchio di faglia, dovuto allo scorrimento dei due blocchi di roccia fratturati.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Eccoci dunque al primo approccio con l\u2019oceano del professor\nDal Piaz, iniziando dal basso. Siamo infatti nell\u2019antico basamento della placca\noceanica, l\u00e0 dove il fondo oceanico interagisce con il mantello terrestre\nsottostante. L\u2019apporto di materiale dal mantello al basamento oceanico \u00e8\ncontinuo per tutta la durata dell\u2019oceano, assicurando a questo livello una\nroccia densa (\u201cpesante\u201d) e ricca di ferro come si conviene ai materiali\nprofondi della Terra. La magnetite che attrae la calamita \u00e8 la prova di questa\nmassiccia presenza di ferro.<\/p>\n\n\n\n

Oltre alla magnetite, questa roccia contiene un silicato\nidrato di magnesio, altro elemento ben presente nel mantello terrestre. L\u2019acqua\ncontenuta nel silicato \u00e8 quella dell\u2019antico oceano scomparso. La roccia nel suo\ninsieme \u00e8 detta serpentinite per la sua somiglianza, alla vista ed al tatto,\ncon la pelle di un serpente (ma non sempre la somiglianza riesce bene). La\nserpentinite che affiora gi\u00e0 su una parte del Monte Rosa (Polluce, Rocce Nere,\nRocca di Verra\u2026) per poi stendersi sulla Comba di Ts\u00e8re rappresenta dunque il\nlivello inferiore (basale) dell\u2019antico fondo oceanico alpino.<\/p>\n\n\n\n

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04. Girati a sinistra si abbandona il sub-vallone di Ts\u00e8re e verso ovest si incontra il secondo livello (intermedio) dell’antico fondo oceanico con le rocce derivate da eruzioni vulcaniche e intrusioni magmatiche.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Al fondo dell\u2019umido Plan de Ts\u00e8re, al piede delle rocce a\nspecchio, giriamo a sinistra e risaliamo la costiera che separa la Comba di\nTs\u00e8re dalla Comba d\u2019Aventine, per entrare nel gran vallone delle Cime Bianche.\nMa a met\u00e0 salita ci troviamo a camminare su una roccia friabile, tutta sminuzzata\nin scagliette grigio-azzurrine. \u00c8 ancora la nostra povera serpentinite cos\u00ec\nridotta dallo sfregamento con le rocce soprastanti, le quali costituiscono il\nsecondo livello della nostra placca oceanica. Infatti, superata questa fascia\nlaminata e una successiva zona detritica, al colmo della dorsale vediamo\naffiorare una roccia diversa, bella densa anche lei, ma che non attira pi\u00f9 la\ncalamita. La pasta della roccia \u00e8 pi\u00f9 chiara e granulosa, con cristallini\nverdi, rossastri e bianchicci vagamente raggruppati in bande parallele pi\u00f9 o\nmeno spesse. In questa associazione di pirosseno, granato ed epidoto gli\nesperti in petrografia riconoscono gli originari magmi basaltici intrusi nella\ncrosta oceanica o eruttati su di essa dai numerosi vulcani sottomarini.<\/p>\n\n\n\n

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05. Alcune lenti di materiale originariamente sedimentario (argilla, calcare) si trovano pizzicate fra le colate magmatiche di questo livello intermedio. Ospitano minerali interessanti e anche belli a vedersi (Unit\u00e0 di Riffelberg-Garten).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Se da un lato infatti la composizione chimica globale della roccia\n\u00e8 ancora quella della lava basaltica del fondo oceanico, d\u2019altro lato i\nminerali che la compongono sono assai diversi, in quanto l\u2019originario basalto,\ninsieme con tutta la placca oceanica, \u00e8 successivamente sprofondato a diverse\ndecine di chilometri di profondit\u00e0 nel corso dell\u2019orogenesi alpina; i suoi\nminerali originari non hanno retto alla pressione e si sono trasformati nei\ncristallini pi\u00f9 densi che ora vediamo.<\/p>\n\n\n\n

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06. Sul versante destro del vallone appare la fascia bianca sopra la quale poggia il livello superiore dell’antico fondo oceanico con le rocce in prevalenza derivate da sedimenti d’alto mare.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Questa roccia originariamente basaltica si chiama metabasite. Fra\nun corpo e l\u2019altro di metabasite, in questo livello intermedio del fondo\noceanico si inseriscono alcune lenti di sedimenti oceanici, anch\u2019essi\ntrasformati dall\u2019alta pressione. Da originari fanghi argilloso-calcarei di alto\nmare si sono formati marmi impuri a granato, con granati di qualche millimetro\na volte quasi limpidi.<\/p>\n\n\n\n

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07. In pochi decimetri di roccia si sovrappongono eventi e materiali che movimentavano l’antico fondo oceanico sotto la colonna d’acqua.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Dal colmo della dorsale dove ci troviamo, la barriera rocciosa pi\u00f9 imponente nel paesaggio ce la troviamo di fronte, lungo il versante destro del vallone, attraversata dalla vistosa fascia bianca che continua a tratti verso nord con i caratteristici pinnacoli dolomitici.<\/p>\n\n\n\n

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08. Carta geologica dell’alta Valle d’Ayas con il tracciato del nostro itinerario. Sono evidenziati il Monte Rosa, le Cime Bianche e i tre livelli in cui si suddivide l’antico fondo oceanico. Immagine tratta dal Portale Cartografico della Regione Autonoma Valle d’Aosta.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Quello che ci interessa ora \u00e8 la gran mole di rocce fracassate che poggiano sulla fascia bianca, culminanti nel Tournalin e nella Roisetta. Questa massa di calcescisti costituisce il terzo livello del fondo oceanico, quello superiore: i sedimenti di mare aperto. Anch’essi sotterrati nel corso della surrezione alpina, registrano per\u00f2 pressioni (e quindi profondit\u00e0) meno forti degli altri due livelli: forse la moderata densit\u00e0 delle loro rocce originarie ha favorito un loro parziale \u201cgalleggiamento\u201d. La fascia bianca, molto pi\u00f9 antica delle rocce oceaniche, rappresenta invece il margine dell\u2019antico continente verso l\u2019oceano allora in formazione. \u00c8 fatta essenzialmente di calcari dolomitici e di rocce evaporitiche, contenenti cio\u00e8 i sali marini derivanti dall’evaporazione delle lagune costiere.<\/p>\n\n\n\n

Fin qui l\u2019oceano del professor Dal Piaz.<\/p>\n\n\n\n

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09. Dalla carta geologica al terreno: l’antico fondo oceanico in veduta panoramica con a destra il Monte Rosa che ne determina la giacitura.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ora siamo in grado di farci un\u2019idea sugli aspetti del vallone che\npi\u00f9 ci riguardano. Cominciamo dalla sciabilit\u00e0 del vallone: ben lo sanno gli\nscialpinisti, qui per scendere bisogna spingere. La pendenza \u00e8 nulla per lunghi\ntratti, tanto che anche i progetti di nuovi impianti nel vallone non prevedono la\ncontinuit\u00e0 delle piste. Altra particolarit\u00e0: il vallone \u00e8 suddiviso per il\nlungo in ben tre valloncelli distinti, Ts\u00e8re, Aventine e Courtod, come se si\nfosse formato da tre solchi paralleli. Riprendiamo a questo punto anche una osservazione\nrelativa alla nostra esplorazione dell\u2019antico oceano: i tre livelli in cui il\nfondo oceanico si suddivide non li abbiamo cercati scavando in verticale, ma spostandoci\ncol sentiero da est a ovest del vallone. Infatti il nostro fondo oceanico presenta\ni suoi livelli un po\u2019 inclinati, da quello inferiore sul versante sinistro (Ts\u00e8re)\na quello superiore sul versante destro (Roisetta).<\/p>\n\n\n\n

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10. All’Alpe Varda una fresca frattura si apre nella montagna e corre lungo la Comba d’Aventine, seminando torbiere sul suo passaggio. La Terra \u00e8 viva e mobile nel vallone delle Cime Bianche.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Tutte queste particolarit\u00e0 possono esser messe in relazione con il movimento ascensionale del massiccio cristallino del Monte Rosa, che dalla sua posizione profonda tende a spingere verso l\u2019alto anche quello che gli sta sopra. Cos\u00ec il Rosa ha trascinato su l\u2019antico fondo oceanico, in modo che quest’ultimo si trova inclinato verso la Valtournenche (verso ovest) pi\u00f9 che verso il fondovalle e la Dora. Lungo il piede del massiccio, quasi in piano dunque, l\u2019antico fondo oceanico fa le spese di questo sollevamento, \u201cstrappandosi\u201d a tre riprese: questi \u201cstrappi\u201d, chiamati faglie, aprono il vallone delle Cime Bianche con le sue tre Combe. Le faglie pi\u00f9 recenti sono ben visibili nel paesaggio, soprattutto quella che entra ed esce dalla torbiera dell\u2019Alpe Varda: una lunga frattura rettilinea larga una decina di metri e profonda quasi altrettanto.<\/p>\n\n\n\n

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11. Cinque “tenoni” di pietra ollare, scarti della lavorazione al tornio idraulico, sono inseriti nella parete nord dell’Alpe Mase.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Dal livello intermedio della placca oceanica, quello della\nmetabasite, veniva storicamente cavata la pietra ollare, con la quale si\nproducevano in situ<\/em> recipienti al\ntornio idraulico, lastre e altri manufatti. La maggior parte dei reperti\n(scarti di tornio) ora si trova gi\u00f9 a Saint-Jacques, ma la tradizione vuole che\nil centro di lavorazione fosse all\u2019Alpe Mase.<\/p>\n\n\n\n

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12. Alcuni massi di pietra ollare nel prato presso l’Alpe Mase ricevono testimonianze di epoca storica recente.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

All\u2019Alpe Mase, punto culminante del nostro percorso, si\nconcentrano diversi motivi d\u2019interesse. Cinque scarti conici di pietra ollare\nsono inseriti nel muro nord della baita principale, e almeno tre massi di\npietra ollare fra le case recano incisioni di epoca storica recente. Un gran\nriparo sotto roccia, attrezzato con tetto e muro di cinta, potrebbe essere\nservito come laboratorio. Un altro masso un po\u2019 pi\u00f9 lontano custodisce tracce\ndi lavorazione al tornio.<\/p>\n\n\n\n

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13. Le prime testimonianze storiche dell’utilizzo dell’Alpe Ventina portano alla comunit\u00e0 walser, e in particolare a famiglie risiedenti a Magn\u00e9az, dove un affresco della cappella raffigura le Cime Bianche.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Il ritorno sul sentiero n. 6 passa attraverso gli storici pascoli\nwalser dell\u2019Aventine prima di ritrovare il bosco fresco del \u201cfondovalle\u201d\n(quello di mezzo\u2026). A Fi\u00e9ry, dopo aver ammirato il forno in fondo al villaggio,\nsi potr\u00e0 assaporare l\u2019atmosfera belle \u00e9poque insieme con un t\u00e8 e una fetta di\ntorta, rileggendo le cronache semiserie di una rampante borghesia che qui\nscrisse Guido Gozzano.<\/p>\n\n\n\n

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14. Un affollato concerto di musica classica a Fi\u00e9ry. Il piccolo borgo panoramico di Fi\u00e9ry concentra natura, civilt\u00e0 alpina e storia della borghesia cittadina degli ultimi due secoli.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Cenni bibliografici<\/p>\n\n\n\n

Dal Piaz G. V. (a cura\ndi) (1990) \u2013 Le Alpi dal M. Bianco al\nLago Maggiore<\/em>. 2 voll, \u00a9 S.G.I., BeMa Editrice. In particolare\nvedere vol. II itinerario L 13\npag. 139.<\/p>\n\n\n\n

Dal Piaz G. V., Ernst G. W. (1978) \u2013 Areal geology and\npetrology of eclogites and associated metabasites in the Piemonte ophiolite\nnappe, Breuil-St.Jacques area, Italian Western Alps. Tectonophysics<\/em> 51<\/strong>,\n99-126.<\/p>\n\n\n\n

Ernst G. W., Dal Piaz G. V. (1978) \u2013 Mineral parageneses of\neclogitic rocks and related mafic schists of the Piemonte ophiolite nappe,\nBreuil-St.Jacques area, Italian Western Alps. American Mineralogist<\/em> 64<\/strong>,\n15-31.<\/p>\n\n\n\n

Vuillermoz Ch. (2011)\n– Guido Gozzano:\nla montagna guaritrice: storia di un breve soggiorno del poeta piemontese in\nval d’Ayas<\/em>. Tipografia Duc, 119 p.<\/p>\n\n\n\n

Castello P., De Leo S. (2007) \u2013 Pietra ollare della Valle d\u2019Aosta:\ncaratterizzazione petrografica di una serie di campioni e inventario degli\naffioramenti, cave e laboratori. In: Bulletin\nd\u2019\u00e9tudes pr\u00e9historiques et arch\u00e9ologiques alpines<\/em> XVIII<\/strong>, 53-76<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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