{"id":5193,"date":"2019-11-15T22:48:49","date_gmt":"2019-11-15T21:48:49","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=5193#content"},"modified":"2020-06-22T16:55:57","modified_gmt":"2020-06-22T14:55:57","slug":"il-paesaggio-ha-sempre-una-storia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/il-paesaggio-ha-sempre-una-storia\/#content","title":{"rendered":"Cime Bianche, cosa le rende uniche"},"content":{"rendered":"\n

Facile e curioso anello geologico nel basso vallone delle Cime Bianche. Verr\u00e0 anche attrezzato sul terreno con segnali leggibili dal cellulare.<\/p>\n\n\n\n

\"Su
Su una base di Google Earth, ecco il percorso con i 15 Stop descritti. Tracciato effettuato da Sergio Enrico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Comune<\/em>: Ayas\n(Valle d\u2019Aosta).<\/p>\n\n\n\n

Accesso<\/em>: dall’autostrada A5 uscita Verr\u00e8s \u2013 strada regionale 45 fino al termine a Saint-Jacques; accesso limitato con navette in certi periodi di alta stagione. Autobus di linea da Verr\u00e8s a Saint-Jacques.<\/p>\n\n\n\n

Partenza<\/em>:\npiazzetta-parcheggio davanti alla chiesa di Saint-Jacques, altitudine 1690 m.<\/p>\n\n\n\n

Punto pi\u00f9 alto<\/em>:\nAlpe Varda 2337 m.<\/p>\n\n\n\n

Dislivello<\/em>: 650 m.<\/p>\n\n\n\n

Segnavia<\/em>: 8, 8E,\nTMR, 6, 8E.<\/p>\n\n\n\n

Risalita tutta la stradina asfaltata lungo il torrente, lo si attraversa infine e si sale un primo tratto lastricato di recente. Un ponticello ci fa riattraversare il Torrent de Ts\u00e8re, poi la lastricatura riprende fino all’inizio del bosco.<\/p>\n\n\n\n

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01. Panorama del vallone delle Cime Bianche dal Rothorn.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

1.Il grande Ghiacciaio di Verra era qui.<\/p>\n\n\n\n

La larga mulattiera, ramificata in diverse brevi varianti, risale faticosamente il versante cercando la direzione migliore in un terreno a prevalenza di \u201cscheletro\u201d, cio\u00e8 di blocchi rocciosi che qui sono di tutte le dimensioni, da vari metri a pochi centimetri, in totale mescolanza. I blocchi si presentano con spigoli leggermente smussati, e appartengono in prevalenza alla specie di roccia che affiora sulle pareti che sovrastano il Pian di Verra, la serpentinite: una roccia scura, bluastra e scivolosa sotto i piedi. Tanto basta per attribuire questo terreno alla morena lasciata dall’antico ghiacciaio di Verra, che scendeva lungo tutta la vallata.<\/p>\n\n\n\n

Il bosco di larici \u00e8 riuscito a crescere su questo magro terreno, e nessuno ha mai cercato di sloggiarlo per fare prati o campi (salvo in minuscoli terrazzamenti e in piccole aree con apporti alluvionali).<\/p>\n\n\n\n

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02. La carbonaia, una piazzola nel bosco, con il cartello esplicativo.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

2. La carbonaia<\/p>\n\n\n\n

Fra i prodotti del bosco uno dei pi\u00f9 ricercati, soprattutto a partire dal XVII secolo, era il carbone di legna, usato prevalentemente nella metallurgia. Il bel cartello, posto in fondo alla carbonaia sulla sinistra del sentiero, illustra adeguatamente tale argomento.<\/p>\n\n\n\n

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03. Il gran masso di serpentinite in bilico sul cordone morenico. Sotto, la lastra di pietra ollare.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

3. La pietra ollare<\/p>\n\n\n\n

Giunti ormai in vista del bivio per Fi\u00e9ry, si esce a destra\ndal tracciato e procedendo in piano per cento metri fra ginepri e rododendri si\ngiunge di fronte ad un gran roccione in bilico sul crinale che d\u00e0 sul torrente.\nNon \u00e8 chiaro come questo masso di serpentinite sia giunto fino l\u00ec; ma fra le\nvarie cose curiose del luogo c\u2019\u00e8 una bella lastra di pietra ollare esposta\nsotto al masso sul lato a monte. Diverse incisioni figurano sulla lastra, di\ncui la pi\u00f9 significativa sembra essere il bel limite catastale sulla destra. La\nproduzione di manufatti (recipienti, stufe, suppellettili) in pietra ollare \u00e8 ben\nattestata in Valle d\u2019Aosta soprattutto a partire dal VI secolo d. C. In Val\nd\u2019Ayas grandi accumuli di scarti di tornio in pietra ollare attestano una\nvivace produzione di recipienti (lavezzi), ma n\u00e9 le cave n\u00e9 i laboratori sono\nstati identificati con certezza.<\/p>\n\n\n\n

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03b. Il limite catastale vigorosamente inciso sulla lastra di pietra ollare.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Natura, utilizzo e ritrovamenti di pietra ollare in Valle d\u2019Aosta sono descritti in altro articolo<\/a> di questo stesso sito, con relativa bibliografia.<\/p>\n\n\n\n

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04a. Il forno di Fi\u00e9ry con la sua bocca e il suo camino derivati da una macina da mulino in cloritoscisto granatifero. Foto di Faustino Imp\u00e9rial.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

4. Fi\u00e9ry, un profumo di belle \u00e9poque<\/p>\n\n\n\n

Come Cheneil in Valtournenche, l\u2019alpe di Fi\u00e9ry si attrezzava\na fine secolo XIX per ricevere finalmente anche la borghesia italiana avida di\nesperienze alpine in quota. Il complesso turistico otto-novecentesco, integrato\nnel bel villaggetto, presenta ancora notevoli motivi d\u2019interesse storico e\nantropologico, senza contare i richiami letterari al Gozzano. Noi qui\nsegnaleremo solo il forno in fondo al piazzale (privato!) nel quale figurano\nalcuni blocchi di pietra ollare incorporati con funzione di bocca di\nalimentazione (fusti leggermente arcuati) e di camino (un bel disco forato).\nTali elementi sono in tenera clorite verde con neri cristalli di cloritoide e\nqualche bel granato: richiamano dunque la tipologia delle macine da mulino\nmedievali. Ed infatti, affacciandosi al muro verso il torrente, si individua\nuna ruota a pale da mulino in metallo e, nel muro, le aperture per trasmettere\nil movimento. Il forno \u00e8 quindi costruito sul mulino, il tutto funzionante\nverosimilmente nel secolo scorso.<\/p>\n\n\n\n

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04b. La sorgente di Fi\u00e9ry.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

5. Da Fi\u00e9ry alla Valletta Amena<\/p>\n\n\n\n

Poco oltre le case il sentiero incontra il torrente di Ts\u00e8re\nche supera con un ponte in legno. Noi invece giriamo a destra prima del ponte,\nsu un sentiero non segnalato che costeggia il torrente pianeggiante e poi\nrisale una dorsalina rivelando incredibili opere di spietramento, terrazzamento\ne sostegno per la conquista di qualche metro quadrato di erba. E in effetti lo\nspietramento qui \u00e8 opera titanica, in quanto la dorsalina non \u00e8 altro che il\ncordone laterale destro depositato dall\u2019antico ghiacciaio di Verra, praticamente\nuna muraglia di sassi. Questa stessa muraglia costringe il torrente di Ts\u00e8re a\nscorrere sospeso a lato del vallone, in un corridoio fra il versante e la\nmorena, senza congiungersi con l\u2019Evan\u00e7on che gi\u00f9 a Saint-Jacques.<\/p>\n\n\n\n

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05. Il breve ripiano alluvionale della Valletta Amena \u00e8 rinchiuso tra la roccia del vallone di Ts\u00e8re e il cordone morenico dell’antico ghiacciaio di Verra. Grossi massi geometricamente fratturati dalle faglie sono caduti sul ripiano.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ma il corridoio col torrente che scorre a mezza costa, alla\nnostra sinistra, si rivela molto accogliente: lungo il suo percorso si\ndepositano detriti fini che occasionalmente si distendono in verdi spianatine\npi\u00f9 o meno umide. Sulla spianata erbosa pi\u00f9 ampia, a monte del corridoio,\nspiccano alcuni grandi blocchi di pietra dalle regolari forme geometriche che\nfanno la gioia dei ragazzini in vena di bouldering. Ci si arriva prendendo la\nprima deviazione verso sinistra, e attraversando il torrente di Ts\u00e8re su due\ntronchi affiancati.<\/p>\n\n\n\n

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Il percorso tracciato sulla carta geologica. Si inizia sulla antica morena del ghiacciaio di Verra (in basso a destra, zona a pallini blu) per poi inoltrarsi nelle serpentiniti del vallone di Ts\u00e8re (verde oliva) e quindi passare alle metabasiti da Varda al Courtod (verde bandiera). Immagine tratta dal Portale Geologico della Regione Autonoma Valle d’Aosta.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Gustata a proprio piacimento la Valletta Amena, si ritorna\nsui propri passi tenendosi per\u00f2 a monte (a sinistra) sulla dorsalina sassosa\nfino a raggiungere il sentiero 8E (sempre a sinistra) per il Plan de Ts\u00e8re.<\/p>\n\n\n\n

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06. La regolarit\u00e0 delle fratture nella roccia serpentinitica ha suggerito la creazione di vie attrezzate di arrampicata.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

6. Le sentinelle nere<\/p>\n\n\n\n

Sul sentiero 8E che sale deciso verso la Comba di Ts\u00e8re incontriamo finalmente quello che conta per un geologo strutturale: la roccia in posto (o roccia affiorante che dir si voglia). Essa appare in modo scenografico con una successione di alti diedri lisci di roccia nera, risultanti da fratture verticali che scandiscono la parete ad intervalli regolari. Il colore nero deriva in parte da patine di alterazione (ossido di manganese?), ma la roccia \u00e8 comunque scura perch\u00e9 ricca in ferro, in particolare magnetite come si pu\u00f2 constatare con una calamita. Si tratta di serpentinite (silicato idrato di magnesio pi\u00f9 magnetite), roccia che abbiamo gi\u00e0 trovato come deposito glaciale sulla mulattiera per Fi\u00e9ry e come detrito di falda alla Valletta Amena. La serpentinite si forma sotto al fondo degli oceani a partire dalla roccia che sta ancora pi\u00f9 gi\u00f9, la peridotite di cui \u00e8 fatto tutto il mantello terrestre (l\u2019immensa sfera di roccia che sta sotto la crosta terrestre). Stiamo infatti iniziando una traversata dell\u2019antica crosta oceanica<\/a> che occupava al Giurassico (150 milioni di anni fa) lo spazio alpino e che troviamo ora magnificamente rappresentata nei valloni delle Cime Bianche.<\/p>\n\n\n\n

7. Lo Plan de Ts\u00e8re<\/p>\n\n\n\n

A partire dal piccolo belvedere attrezzato, il ripido sentiero\n\u00e8 stato vigorosamente sistemato lungo il torrente in mezzo al caos degli enormi\nblocchi caduti dai versanti. Particolarmente piacevole quindi verso quota 2150\nl\u2019allargamento del vallone e l\u2019apparizione di spianate erbose, che a volte\nscoprono sottostanti basamenti rocciosi, abrasi dall\u2019antico ghiacciaio. Si apre\ninfine il Plan de Ts\u00e8re, verde bacino in cui quietamente serpeggia il torrente.<\/p>\n\n\n\n

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07. Al fondo del Plan de Ts\u00e8re, questi specchi di faglia testimoniano dello scivolamento della roccia che abbassandosi ha creato il bacino alluvionale e quindi il piano stesso.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Fin dall\u2019inizio lo sguardo \u00e8 attirato dalla poderosa sfilata\ndi rocce a specchio che chiude il piano verso monte: lisce pareti nere,\nallineate, piane e molto inclinate, che s\u2019infilano nell\u2019erba. Anche qui, con\nuna calamita, verifichiamo che si tratta di serpentiniti, ma in questo caso ci\ndanno un\u2019informazione in pi\u00f9. Quelle pareti sono lisce a seguito di una\nfrattura con sprofondamento della massa rocciosa che vi era originariamente\nunita, uno scorrimento istantaneo e presumibilmente lungo quanto l\u2019altezza\ndelle pareti stesse. Cos\u00ec, dove prima vi era continuit\u00e0 della roccia si cre\u00f2\nuna depressione poi riempita di ciottoli e terra. Questa \u00e8 l\u2019origine del Plan\nde Ts\u00e8re, ma la sua et\u00e0 \u00e8 abbastanza incerta. Infatti la superficie a specchio\nsembra esposta agli agenti atmosferici solo da poco tempo (dopo la\ndeglaciazione), ma il cedimento potrebbe essere avvenuto assai prima a debole\nprofondit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

8. Risaliamo nella crosta oceanica<\/p>\n\n\n\n

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08. La fascia di roccia sbriciolata segna il contatto delle serpentiniti con le sovrastanti metabasiti. Nell’antico fondo oceanico questo era il passaggio dalle rocce del mantello ai magmi della crosta. Foto di Sergio Enrico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Il sentiero TMR percorre tutto il pianoro fino ad\nattraversare il torrente passando davanti agli specchi neri e prende a salire\nla dorsale che delimita il vallone di Ts\u00e8re. A met\u00e0 salita ci si trova a\ncamminare su una fascia di rocce azzurrine completamente sbriciolate. Fatta\nqualche prova con la lente e la calamita, riconosciamo a stento le serpentiniti\ndi Ts\u00e8re: le poverine verso l\u2019alto vengono laminate (\u201cstropicciate\u201d) dalle\nmetabasiti che nella crosta oceanica stanno al livello immediatamente\nsuperiore. Non vediamo ancora affiorare le metabasiti, nascoste da un\nintermezzo detritico, ma ne possiamo gi\u00e0 riconoscere alcune fra i massi sparsi\nnell\u2019erba. A queste rocce la calamita non si attacca.<\/p>\n\n\n\n

9. I cristalli degli abissi<\/p>\n\n\n\n

I fondi oceanici sono, e sono sempre stati, molto attivi geologicamente:\nle placche vi si muovono veloci, i magmi si intrudono abbondanti nella crosta\noceanica o eruttano sul fondo del mare. Dall\u2019Alpe Varda in poi le nostre rocce\nriproducono nella loro globalit\u00e0 la composizione chimica di quei magmi\noceanici: silicati di ferro e magnesio, con una parte di altri silicati pi\u00f9\nsensibili al calore (di calcio, sodio, alluminio). Ma c\u2019\u00e8 un problema: i\nminerali non sono pi\u00f9 gli stessi. Tra il fondo oceanico (150 milioni di anni\nfa) e le montagne attuali i magmi sono passati per uno sprofondamento\nspettacolare (45 milioni di anni fa) della loro placca oceanica, che ha fatto\ncollassare i minerali basaltici originari trasformandoli in minerali di alta\npressione. Per il restringimento dello spazio fra i continenti, la placca oceanica\n\u00e8 infatti passata in subduzione sotto alla placca continentale africana,\ntrovandosi quindi a profondit\u00e0 (pressioni) insostenibili per i minerali\nmagmatici originari. Tutto ci\u00f2 che troviamo adesso in superficie reca le tracce\ndi questo passaggio in profondit\u00e0. Per questo le nostre rocce non si chiamano\nbasalti o gabbri (rocce magmatiche) ma metabasiti (rocce metamorfiche).<\/p>\n\n\n\n

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09. Le metabasiti dell’antica crosta oceanica qui si presentano allo spacco in forma regolare, adatta per le costruzioni a secco. Si rivelano anche (rocce in primo piano a sinistra e a destra) pi\u00f9 o meno ricche in minerali scuri ferromagnesiaci.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Le metabasiti che troviamo in questo livello intermedio sono\nper lo pi\u00f9 rugginose e poco leggibili. Solo in alcuni punti, ad esempio sul\ncolmo della dorsalina erbosa di fronte all\u2019Alpe Varda, lo spacco fresco lascia\nintravedere piccoli cristallini verdi (onfacite), rossi (granato) e bianchi\n(zoisite?) provenienti direttamente dalle viscere della Terra (si formano solo\noltre 60 km di profondit\u00e0).<\/p>\n\n\n\n

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10. Questa muraglia rettilinea all’Alpe Varda registra la distensione della crosta e l’apertura di un “vuoto” attorno a cui si \u00e8 impostato il vallone.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

10. Segnali di \u201cvita\u201d dal profondo<\/p>\n\n\n\n

Un solco rettilineo, a pareti verticali, percorre il\nversante mettendo a nudo la roccia. Costantemente largo quasi una decina di\nmetri, profondo un po\u2019 meno, scende di sbieco lungo il Palon di Ts\u00e8re, entra e\npoi esce dalla torbiera dell\u2019Alpe Varda. Lo attraversiamo sul sentiero con una\ndiscesina e una piccola risalita prima di immetterci nel gran sentiero n. 6\ndell\u2019Aventine. Si tratta di uno strappo profondo del terreno, con frattura e\ndislocazione della massa rocciosa, che rivela la tensione cui \u00e8 stato\nsottoposto il vallone delle Cime Bianche in seguito agli ultimi movimenti\norogenetici. Si pu\u00f2 dire infatti che l\u2019intero vallone, nelle sue suddivisioni\ndi Ts\u00e8re, Aventine e Courtod, \u00e8 frutto dello stiramento crostale dovuto al\nsollevamento del contiguo Monte Rosa. Osserviamo bene questi ed altri indizi di\nattivit\u00e0 profonda: ci sembra utile per l\u2019umanit\u00e0 capire cosa sta facendo il\nnostro Pianeta, e ci\u00f2 lo vediamo sulle nostre montagne.<\/p>\n\n\n\n

11. Il livello superiore dell\u2019oceano d\u00e0 spettacolo<\/p>\n\n\n\n

Fatta una puntatina andata\/ritorno ai ruderi dell\u2019Alpe\nVarda, probabile magazzino al servizio dei mercanti walser migranti in\nSvizzera, ci rivolgiamo alla grande parete destra (ovest) del vallone,\nspettacolarmente tagliata a mezza costa dalla fascia chiara delle Cime Bianche.<\/p>\n\n\n\n

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11. Il gran versante destro del vallone mostra, dal basso verso l’alto, le metabasiti (antichi magmi oceanici), la fascia bianca (antiche lagune ante-oceaniche) e infine i metasedimenti (antichi fanghi di alto mare).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In realt\u00e0 la fascia bianca ha poco a che fare con il nostro\nantico oceano. Essa rappresenta le lagune che precedettero l\u2019apertura\ndell\u2019oceano, con le loro sabbie, i loro sali da evaporazione, le loro barriere\ncoralline; il tutto sbriciolato e maciullato durante l\u2019orogenesi alpina. Ma qui\nla fascia bianca separa, all\u2019interno della crosta oceanica, il livello\nintermedio costituito da metabasiti, che sta sotto, dal livello superiore costituito\nda metasedimenti, affioranti in alto. Al di sopra della fascia bianca infatti\ntroviamo una falda per lo pi\u00f9 composta di calcescisti, rocce derivanti da\nsedimenti fangosi e calcarei di alto mare. Di calcescisti, con qualche incluso\ndi metabasiti e ancor meno serpentiniti, sono fatti i Tournalin e la Roisetta\nche ci sovrastano. <\/p>\n\n\n\n

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12a. Fra le metabasiti, qua e l\u00e0 affiorano rocce pi\u00f9 friabili che fanno piccole isole di suolo polveroso. Sono “spruzzi” di antichi fanghi oceanici. <\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

12. Brillano gli antichi fanghi dell\u2019oceano<\/p>\n\n\n\n

Sulla costa sassosa che scende all\u2019Alpe Ventina il sentiero\nsi fa d\u2019un tratto polveroso e luccicante, mentre alcune pietre sui lati\nmostrano cristallini scuri in rilievo come una grattugia. 150 milioni di anni\nfa uno spruzzo di fango oceanico (argilla, calcare) si \u00e8 insinuato fra le\ncolate di magma basaltico, poi \u00e8 sprofondato in subduzione come tutto il resto\ndella placca oceanica. Ne \u00e8 uscito con mica ferrifera di alta pressione che\nbrilla sul sentiero, e con granati a volte limpidi che occhieggiano sui sassi.<\/p>\n\n\n\n

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12b. L’alta pressione delle successive fasi orogeniche alpine (cio\u00e8 lo sprofondamento della placca oceanica) ha trasformato questi fanghi abissali in luccicanti cristallini di mica e granato.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Giunti al piano, dove iniziano gli alberi, prendiamo a\ndestra il sentiero 8E e scendiamo ad attraversare il torrente Courtot dopo aver\ntoccato la centralina meteorologica e l\u2019alpeggio Djomein.<\/p>\n\n\n\n

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13a. Anche il forno da calce \u00e8 ben illustrato da un gran cartello turistico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

13. Il forno da calce<\/p>\n\n\n\n

Sulla riva destra del Courtot, il sentiero entra nel bosco e\ndiventa pista carrozzabile ormai ben inerbita. La sponda su cui camminiamo \u00e8\ncostituita da detrito in blocchi, in genere di piccola taglia, caduti dalla\nparete sovrastante e in particolare dalle parti pi\u00f9 elevate: calcescisti e fascia\nbianca. Questa disponibilit\u00e0 di materiale calcareo, unitamente al legname del\nbosco, deve aver suggerito l\u2019installazione di un forno da calce, ora degnamente\nillustrato da un gran cartello sul sentiero.<\/p>\n\n\n\n

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13b. Accanto alla fornace ecco un bel blocco di calcare dolomitico proveniente dalla fascia bianca sovrastante. Materia prima non ideale ma accettabile per produrre la calce.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

14. La marmitta dei giganti<\/p>\n\n\n\n

Sempre seguendo il segnavia 8E ora ridivenuto sentiero, si\nscende fino alla quota 1800 m accanto ad enormi massi (metabasiti) crollati in\nuna zona umida e scoscesa, quasi una forra. Sulla nostra destra, assai\ndiscreta, affiora una serpentinite fra erbe, muschi ed arbusti. La superficie\nrocciosa, liscia ed umida, \u00e8 inclinata parallelamente al pendio con un\u2019ampia canaletta\na grondaia. In alto, la canaletta esce da una cavit\u00e0 cilindrica verticale larga\ncirca 40 centimetri e profonda almeno mezzo metro sul lato dello sfioramento, e\noltre un metro sul lato a monte. Poco detrito giace sul fondo, e la cosa \u00e8\nintrigante: come mai un buco fra l\u2019erba non si riempie di terra?<\/p>\n\n\n\n

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14. Bella e un po’ enigmatica, la Marmitta dei Giganti \u00e8 scavata in un affioramento di serpentinite appena visibile nell’erba.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Enigmatiche restano queste forme di erosione, che\nnecessitano di energie relativamente elevate (non certo il sassolino che gira\ntranquillo sul fondo\u2026) e tempi relativamente brevi di realizzazione. Viene\nnaturale riferirne la genesi all\u2019ambiente glaciale, supponendo pozzi sotto\npressione nello spessore della massa di ghiaccio sovrastante. Ma i modelli\nipotizzati finora non sembrano granch\u00e9 soddisfacenti\u2026<\/p>\n\n\n\n

\"15.
15. Cosa non si fa con la pietra ollare. Questo recipiente adattato ad acquasantiera rimescola i nostri archetipi nascosti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

15. Rientro<\/p>\n\n\n\n

Il sentiero finisce nella strada che riporta alla piazza ed al parcheggio. Nei muri di alcune case di Saint-Jacques e nel piccolo sagrato della chiesa si ammirer\u00e0 un campionario della specialit\u00e0 geologica del luogo: gli scarti di tornio in pietra ollare che in passato si trovavano abbondanti in riva al torrente. All’interno della chiesa, l\u2019acquasantiera scolpita in pietra ollare offre immagini che hanno sicuramente un forte significato antropologico e una suggestione ancestrale.<\/p>\n\n\n\n

\"L'Alpe
L’Alpe Courthod dal sentiero Ventina-Djomein. Qui sono localizzate alcune testimonianze di laboratori per la pietra ollare.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Cronologia\ndi alcuni avvenimenti geologici riguardanti il vallone delle Cime Bianche<\/p>\n\n\n\n

\n Periodo<\/em>\n <\/td>\n Processo\n geologico<\/em>\n <\/td>\n Testimonianze\n attuali nel vallone<\/em>\n <\/td><\/tr>
\n ? – presente\n <\/td>\n Distensione crostale localizzata sul lato sud-ovest del Massiccio del\n Monte Rosa. Proseguimento del processo di esumazione.\n <\/td>\n Numerose faglie distensive di direzione NW-SE e alcune faglie di\n accomodamento dirette SW-NE. Presenza di faglie attive.\n <\/td><\/tr>
\n Da 35 milioni di anni fa – ?\n <\/td>\n Esumazione del Massiccio cristallino del Monte Rosa da profondit\u00e0\n crostali di oltre 60 km. Strutturazione attuale della catena alpina.\n <\/td>\n Nella catena alpina, impilamento strutturale del massiccio\n cristallino (sotto) e delle diverse falde oceaniche (sopra).\n <\/td><\/tr>
\n Da 45 milioni di anni fa – ?\n <\/td>\n Esumazione delle falde oceaniche da profondit\u00e0 crostali di oltre 60\n km. \n <\/td>\n Le rocce di origine oceanica ora in superficie contengono minerali che\n si formano esclusivamente a grandi profondit\u00e0 (eclogiti). Presenza anche di minerali\n retrocessi a minor pressione durante la risalita.\n <\/td><\/tr>
\n Da 60 a 45 milioni di anni fa\n <\/td>\n Chiusura dell\u2019oceano alpino e sprofondamento (subduzione) della\n placca oceanica sotto quella africana.\n <\/td>\n Trasformazione mineralogica (metamorfismo) delle rocce oceaniche.\n <\/td><\/tr>
\n Da 150 a 60 milioni di anni fa\n <\/td>\n Apertura dell\u2019oceano alpino fra Eurasia ed Africa.\n <\/td>\n Presenza di tutte le rocce di origine oceanica e testimonianze dei\n fenomeni associati (sedimentazione, idrotermalismo\u2026).\n <\/td><\/tr>
\n Da 250 a 150 milioni di anni fa\n <\/td>\n Grandi lagune sul supercontinente Pangea. Inizio dei processi di abbassamento\n del suolo che porteranno all\u2019apertura dell\u2019oceano.\n <\/td>\n Affioramento della fascia bianca delle Cime Bianche, con quarziti (da\n sabbie), calcari e dolomie (da barriere coralline), carniole (da trasformazione\n delle dolomie), anidriti e gessi (da evaporazione).\n <\/td><\/tr><\/tbody><\/table><\/figure>\n\n\n\n
\"La
La fascia bianca da vicino. Si possono distinguere alcuni dei livelli di rocce calcaree ed evaporitiche che la compongono. La loro origine \u00e8 sulle lagune calde dell’antico supercontinente Pangea.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Glossario geologico Cime Bianche<\/p>\n\n\n\n

ALLUVIONALE (deposito) \u2013 Sedimento originato dal\nrallentamento di un corso d\u2019acqua, e composto di ciottoli, ghiaia e sabbia o\nlimo. Forma sovente terrazzi o riempimenti di bacini.<\/p>\n\n\n\n

ALTERAZIONE \u2013 Modificazione delle propriet\u00e0 fisico-chimiche\ndei minerali, e quindi delle rocce, che in superficie avviene ad opera degli\nagenti atmosferici.<\/p>\n\n\n\n

BASALTO \u2013 Roccia magmatica effusiva ricca in ferro e\nmagnesio, molto frequente sui fondali oceanici. Deriva dalla fusione parziale\ndel mantello terrestre; il fuso viene poi pi\u00f9 o meno \u201ccontaminato\u201d dalla roccia\nche attraversa nella risalita.<\/p>\n\n\n\n

CALCESCISTO \u2013 Roccia metamorfica di origine sedimentaria\nformata in proporzioni variabili da carbonati, quarzo e miche pi\u00f9 eventuali\nminerali indicativi dell\u2019ambiente d\u2019origine e del metamorfismo subito.<\/p>\n\n\n\n

CROSTA TERRESTRE \u2013 Parte solida pi\u00f9 superficiale del pianeta\nTerra. Pu\u00f2 essere oceanica o continentale.<\/p>\n\n\n\n

DEGLACIAZIONE \u2013 Periodo che sulle nostre Alpi risale a circa\n15000-12000 anni fa durante il quale \u00e8 avvenuto il ritiro delle grandi lingue\nglaciali che occupavano le valli.<\/p>\n\n\n\n

DETRITO DI FALDA \u2013 Accumulo di frammenti litici e derivati\nfini ai piedi di una parete rocciosa.<\/p>\n\n\n\n

EFFUSIVA (roccia) \u2013 Roccia che raggiunge la superficie allo\nstato fuso (lava).<\/p>\n\n\n\n

EVAPORITE \u2013 Deposito e roccia ricchi in cloruri e solfati di\npotassio, sodio, magnesio, calcio. Nelle successioni evaporitiche possiamo trovare,\ndal basso, quarziti, calcari, dolomie, carniole, anidrite, gesso, salgemma. Formazione\ntipica del Triassico (-250, -200 Ma).<\/p>\n\n\n\n

FAGLIA (ingl<\/em>. fault) \u2013 Frattura nella roccia\ncon movimento visibile dei due blocchi a contatto. \u00c8 generata dagli sforzi cui\n\u00e8 sottoposta la roccia in profondit\u00e0. Il movimento pu\u00f2 avvenire lungo un piano\npoco o molto inclinato; in quest\u2019ultimo caso la superficie di distacco pu\u00f2\npresentarsi come un lastrone liscio (\u201cspecchio di faglia\u201d) pi\u00f9 o meno striato.\nUna faglia in movimento si dice faglia attiva.<\/p>\n\n\n\n

GABBRO \u2013 Roccia magmatica intrusiva, chimicamente equivalente\nal basalto.<\/p>\n\n\n\n

GRANATO \u2013 Gruppo di silicati a struttura densa e compatta.\nCristallizza nel sistema cubico ed appare da noi in sferette rossastre pi\u00f9 o\nmeno brillanti e trasparenti. Stabile in una vasta gamma di pressioni e\ntemperature, nelle nostre Alpi appare comunque pi\u00f9 frequente in rocce di alto\ngrado metamorfico.<\/p>\n\n\n\n

INTRUSIVA (roccia) \u2013 Magma che solidifica all\u2019interno di\ncorpi rocciosi gi\u00e0 consolidati.<\/p>\n\n\n\n

LITOSFERA \u2013 Porzione superficiale rigida della Terra solida,\ncomprendente la crosta pi\u00f9 una piccola parte del mantello. Suddivisa in placche\nsemoventi, pu\u00f2 essere oceanica o continentale.<\/p>\n\n\n\n

MAGMA (ingl.<\/em> melt) \u2013 dal greco<\/em> masso impasto<\/em>.\nLiquido caldo corrispondente ad un miscuglio di silicati fusi, che si forma in\ncondizioni particolari nel mantello e nella crosta terrestre. Contiene\nsistematicamente anche una fase gassosa (soprattutto vapore acqueo e anidride\ncarbonica) e una fase solida consistente in cristalli e frammenti litici.\nGeneralmente meno denso della roccia in cui si trova (almeno nel mantello),\ntende a risalire verso la superficie. Se la raggiunge erutta (lava) da condotti\nvulcanici o da fessure subacquee o subaeree, altrimenti cristallizza in camere\nmagmatiche o filoni nella massa rocciosa. Nel primo caso produce colate o\ndicchi di rocce magmatiche effusive (basalti, rioliti…), nel secondo caso\nproduce batoliti <\/em>(o plutoni<\/em>) di rocce magmatiche intrusive (gabbri,\ngraniti…). La nascita di una roccia magmatica coincide con la sua\nsolidificazione.<\/p>\n\n\n\n

MAGNETITE \u2013 Ossido di ferro Fe3<\/sub>O4<\/sub>.\nCostituente essenziale della serpentinite.<\/p>\n\n\n\n

MANTELLO (ingl<\/em>.\nmantle) \u2013 Porzione sferica del globo terrestre sotto la crosta fino alla\nprofondit\u00e0 di oltre 2900 km costituita essenzialmente da peridotite, roccia a\nsilicati di ferro, magnesio, calcio.<\/p>\n\n\n\n

METABASITE \u2013 Roccia metamorfica ricca in ferro e magnesio\nderivata da rocce eruttate o intruse nel fondo oceanico (basalti e gabbri).<\/p>\n\n\n\n

METAMORFISMO (regionale)\u2013 Trasformazione\nmineralogica allo stato solido in rocce che si spostano verticalmente nello\nspessore della crosta. Consiste nella ricomposizione delle associazioni\nminerali nella roccia in rapporto alle diverse condizioni di pressione e\ntemperatura. La velocit\u00e0 e l\u2019efficacia del processo dipendono dalla temperatura\ne dalla maggiore o minore presenza di fluidi. In natura sono ricorrenti\nspecifiche associazioni di minerali in equilibrio metamorfico fra loro alle\nvarie profondit\u00e0. Rocce o minerali relitti metamorfici permettono di\nricostituire i movimenti verticali della massa rocciosa.<\/p>\n\n\n\n

MICA \u2013 Gruppo di silicati ricchi in potassio che\ncristallizzano in foglietti lucenti. Si distinguono le miche nere\nferromagnesiache (es. biotite<\/em>) da quelle bianche alluminose (es. muscovite<\/em>).<\/p>\n\n\n\n

MINERALE \u2013 Specie chimica naturale che si presenta perlopi\u00f9\ncome solido cristallino. Un minerale si definisce per i suoi caratteri chimici\ne cristallografici. La roccia \u00e8 in genere un assemblaggio di minerali. In una\nroccia i minerali costituenti possono essere essenziali, accessori o\noccasionali.<\/p>\n\n\n\n

OCEANICA (placca) \u2013 Porzione mobile di litosfera in cui avviene\ncon maggiore intensit\u00e0 la dissipazione dell\u2019energia termica prodotta\nall\u2019interno del Pianeta. Ci\u00f2 avviene tramite eruzioni su allineamenti di\nfessure e crateri che ne dilatano la superficie facendone divergere i due lati.\nCaratterizzata da una crosta sottile (in media 8 km) a composizione basaltica,\nviene via via ricoperta da sedimenti di mare aperto, finendo prima o poi in\nsubduzione ai suoi margini. Ha vita geologicamente breve (max 170 Ma).<\/p>\n\n\n\n

OCEANICO (fondo) \u2013 Piana abissale corrispondente alla\nsuperficie di una placca oceanica.<\/p>\n\n\n\n

OROGENESI \u2013 Insieme dei processi che portano alla formazione\ndi una catena montuosa al limite tra due placche convergenti.<\/p>\n\n\n\n

PERIDOTITE \u2013 Roccia relativamente ricca in ferro e magnesio\ne povera in silice di cui \u00e8 costituito l\u2019intero mantello terrestre. Suoi\nminerali essenziali sono olivina e pirosseni, accessori spinello, granato e\nplagioclasio. Da essa derivano le serpentiniti per metamorfismo idrotermale, e\ni basalti per fusione parziale.<\/p>\n\n\n\n

PIROSSENO \u2013 Gruppo di silicati presenti soprattutto nelle\nrocce di origine profonda (peridotiti, gabbri, basalti) o altamente\nmetamorfiche (granuliti, eclogiti). Nelle Alpi Occidentali pirosseni sodici\ncontraddistinguono le rocce subdotte (altissima pressione e bassa temperatura).<\/p>\n\n\n\n

PLACCA (ingl<\/em>. plate) \u2013 Elemento fondamentale in\ncui si suddivide la litosfera terrestre. Fluendo sul mantello sottostante, \u00e8\ndotata di movimento relativo. Pu\u00f2 essere oceanica o continentale. <\/p>\n\n\n\n

ROCCIA \u2013 Materiale costitutivo della crosta e del mantello\nterrestri, per lo pi\u00f9 solido e coerente, formato dall\u2019assemblaggio di un certo\nnumero di minerali con una relativa omogeneit\u00e0 statistica. Le rocce si dividono\nin sedimentarie, magmatiche (intrusive o effusive) e metamorfiche (pi\u00f9 la peridotite\nche non rientra nelle categorie). ROCCIA IN POSTO, ROCCIA AFFIORANTE: roccia\nnon staccata dal substrato.<\/p>\n\n\n\n

SERPENTINO \u2013 Silicato idrato di magnesio, reperibile nelle\nAlpi Occidentali in forma massiva (antigorite<\/em>) o in forma fibrosa (crisotilo<\/em>)\nnelle serpentiniti.<\/p>\n\n\n\n

SERPENTINITE \u2013 Roccia ricca in ferro e magnesio e povera in\nsilice derivata generalmente dal metamorfismo di basso grado (alterazione e\nidratazione) delle peridotiti in ambiente oceanico. \u00c8 composta essenzialmente\nda serpentino e magnetite.<\/p>\n\n\n\n

SILICATO \u2013 Minerale con struttura cristallina a tetraedri: un atomo di silicio al centro e 4 atomi di ossigeno ai vertici. Si hanno numerose famiglie di silicati, da quelli \u201cscuri e pesanti\u201d (olivina, granato…) a tetraedri isolati, fino a quelli \u201cchiari e leggeri\u201d (feldspati e quarzo) con tutti i vertici condivisi. Pi\u00f9 i vertici O sono condivisi fra i tetraedri, e pi\u00f9 bassa \u00e8 la temperatura di cristallizzazione.<\/p>\n\n\n\n

SUBDUZIONE \u2013 Consiste nella discesa di una placca, in genere\noceanica, al di sotto di un\u2019altra placca, e alla sua progressiva penetrazione\nnel mantello, ove viene lentamente assimilata. Implica un sostanziale raddoppio\ndello spessore crostale e quindi una attenuazione del calore proveniente dal\nbasso. Si amplia cos\u00ec la possibilit\u00e0 di cristallizzare minerali ad alta\npressione senza che la roccia fonda per il calore. Le rocce della Valle d\u2019Ayas\nsono risalite in superficie senza completare la subduzione.<\/p>\n\n\n\n

ZOISITE \u2013 Silicato della famiglia degli epidoti, ricco di\ncalcio, che resiste alle alte pressioni. Forma cristalli prismatici e bacillari\ndi colore chiaro.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Facile e curioso anello geologico nel basso vallone delle Cime Bianche. Verr\u00e0 anche attrezzato sul terreno con segnali leggibili dal… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":5198,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,2],"tags":[489,491,469,265,57,468,488,135,84,490],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5193"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=5193"}],"version-history":[{"count":18,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5193\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":5932,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5193\/revisions\/5932"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/5198"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=5193"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=5193"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=5193"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}