{"id":5248,"date":"2019-12-21T15:58:11","date_gmt":"2019-12-21T14:58:11","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=5248#content"},"modified":"2020-04-13T16:06:16","modified_gmt":"2020-04-13T14:06:16","slug":"borna-du-ran-il-fascino-del-proibito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/borna-du-ran-il-fascino-del-proibito\/#content","title":{"rendered":"Borna de Ran, il fascino del proibito"},"content":{"rendered":"\n

No, non cercate di raggiungere la Grotta del Ran. Cadono\npietre, non c\u2019\u00e8 sentiero, e siamo nei divieti del Parco del Gran Paradiso.\nFidatevi, ve la racconto io la grotta, e tutto quello che c\u2019\u00e8 attorno.<\/p>\n\n\n\n

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01. Il gran villaggio di Rovenaud vive anche d’inverno, seppure a ritmi ridotti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La storia inizia al villaggio di Rovenaud, residenza dei due fratelli Jocoll\u00e9 che, cercando pietre calcaree per fare la calce, nel 1895 scoprirono la grotta. Nonostante un recente incendio di racard<\/em>, il grosso villaggio \u00e8 ancora ricco di edifici pubblici e privati e costruzioni agricole del massimo interesse.<\/p>\n\n\n\n

Sulla sponda opposta della Dora di Valsavarenche sorge\nl\u2019antico opificio della Ressa (la sega, uno degli strumenti azionabili\ndall\u2019acqua) divenuto Centro di Reintroduzione della Lontra, e nell\u2019attiguo\nparcheggio (1450 m circa) possiamo fermarci iniziando la visita virtuale.\nL\u2019immagine elaborata a partire dalla foto del versante sar\u00e0 la nostra guida.<\/p>\n\n\n\n

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02. Una bella fetta della nostra storia geologica rivive sul versante della Bioula di fronte a Rovenaud. Opposti mondi geologici vi sono in contatto tramite livelli di scorrimento. I puntini gialli indicano i migliori affioramenti del livello calcareo di scorrimento. Elaborazione su foto di Faustino Imp\u00e9rial.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Appena a valle dell\u2019opificio un conoide scende dalla\nmontagna regolarizzato da lavori di bonifica. Al suo apice iniziano le prime\nbalze rocciose, che qualificheremo come calcescisti derivati da sedimenti\ndell\u2019antico oceano alpino. Qui, sulla sponda sinistra idrografica del\ntorrentello presso i ruderi di Perri\u00e8re, doveva trovarsi la fornace da calce\ndei fratelli Jocoll\u00e9.<\/p>\n\n\n\n

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03. Nella parte bassa del versante, il torrentello attraversa un nodulo di metabasalto (antica lava solidificata sul fondo oceanico), incidendo pigramente una marmitta dei giganti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

L\u2019erbetta cresce fra un calcescisto e l\u2019altro sul ripidissimo pendio, che termina in alto con una piccola cengia. Al di sopra, inaccessibile si alza la parete fratturata degli gneiss minuti, roccia continentale non calcarea. In un tratto della cengia lungo diversi metri, alla base della parete affiora un livello di roccia chiara e ben stratificata, a reazione calcarea, forse messo a nudo artificialmente.<\/p>\n\n\n\n

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04. La cengetta corre al contatto della falda oceanica piemontese (sotto, prevalentemente composta da metasedimenti d’alto mare) con la falda continentale del Gran San Bernardo (sopra, composta inizialmente da gneiss minuti, poi ancora sopra da ortogneiss, rocce derivate da magmi granitici).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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05. A fianco della cengia, ecco il livello di scorrimento con le sue varie componenti, tutte prevalentemente calcaree.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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06. Dettaglio del contatto della falda continentale (sopra) con il livello di scorrimento (sotto). Sono visibili figure tipiche (indicatori cinematici) che evidenziano direzione e verso del movimento.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La stratificazione non \u00e8 un fatto sedimentario ma \u00e8 il risultato dello scorrimento al contatto fra le due unit\u00e0 oceanica (sotto) e continentale (sopra). Risulta ben presto evidente che il livello di scorrimento (roccia chiara), pi\u00f9 facilmente erodibile, \u00e8 responsabile della rottura di pendenza costituita dalla cengetta e poi anche della insellatura del torrentello che permette di attraversarlo verso sinistra (sud).<\/p>\n\n\n\n

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07. Il livello calcareo di scorrimento affiora sul fondo del torrentello in corrispondenza del ripiano.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sempre seguendo idealmente il nostro livello di roccia\nchiara, e risalendo dunque verso sud, in mezzo ad un modesto impluvio si\nindividua l\u2019entrata della grotta (1720 m).<\/p>\n\n\n\n

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08. L’entrata alla grotta si apre nelle carniole triassiche (da 250 a 200 milioni di anni fa), rocce calcaree bucherellate originatesi su spiagge e lagune dell’antico supercontinente Pangea.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

L\u2019apertura, alta poco pi\u00f9 di un metro e larga tre, \u00e8 stata praticata a colpi di piccone appunto entro il livello di rocce chiare.<\/p>\n\n\n\n

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09. Dettaglio della carniola, roccia calcarea vacuolare dall’origine complessa.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La cavit\u00e0 nel 1993 \u00e8 stata oggetto di studio da parte del\nGruppo Speleologico del CAI di Biella che ne ha descritto e rilevato la\nplanimetria e la sezione, facendo altres\u00ec qualche osservazione litologica e\nraccogliendo la documentazione scientifica fin\u2019allora prodotta (Abb\u00e9 Vescoz e\nFederico Sacco).<\/p>\n\n\n\n

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10. Pianta e sezione della Borna du Ran eseguiti dal Gruppo Speleologico del CAI di Biella.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

All\u2019interno la grotta penetra perpendicolarmente nella montagna ampliandosi in successivi locali elegantemente innestati l\u2019uno nell’altro. Verso il fondo sale leggermente di livello rendendosi stretta e tortuosa, ma prosegue comunque un po\u2019 oltre il punto in cui ci fermiamo noi inesperti.<\/p>\n\n\n\n

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11. Il primo tratto della grotta.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sulle pareti la roccia \u00e8 completamente ricoperta da patine viscide un po\u2019 argillose e da concrezioni che ne rivelano la composizione largamente calcarea.<\/p>\n\n\n\n

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12. Il passaggio ai vani pi\u00f9 interni della grotta.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Con un po\u2019 di attenzione si scoprono alcune basi spezzate di stalattiti e stalagmiti, mentre sussistono basse concrezioni tondeggianti spalmate sulle superfici esposte a stillicidio. Nonostante dunque il viscidume che impedisce di sedersi ad ammirare, la grotta \u00e8 bella, ampia e piacevolmente movimentata da quinte rocciose per oltre cento metri.<\/p>\n\n\n\n

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13. Inquietanti tracce di vecchie spoliazioni.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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14. Al buio la natura si colora…<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia che sciogliendosi nell\u2019acqua percolante ha\npermesso questo fenomeno carsico \u00e8 un antico sedimento di margine continentale,\ndepositatosi a poca profondit\u00e0 e periodicamente emerso in vaste lagune, dove a\ntratti pullulava la vita delle barriere coralline. A partire da un centinaio di\nmilioni di anni fa tutto (oceano, margine e continente) fu inghiottito nelle\nviscere della Terra e ricoperto da un\u2019intera placca continentale di opposta\nconvergenza. Ora questa serie calcarea di margine continentale affiora sulle\nmontagne di Cogne e Valsavarenche come un sottile livello di roccia chiara, a\nvolte ripiegato e quindi ripetuto, percorrendo i versanti da una parte\nall\u2019altra e riprendendo aldil\u00e0 della valle, in particolare verso Rh\u00eames. La sua\nnatura di roccia \u201cspalmabile\u201d (incompetente<\/em>\nper gli addetti ai lavori) ne fa un livello di scorrimento su cui vengono trasposti\nper chilometri i corpi rocciosi sovrastanti, nella fattispecie il Corpo\ngneissico della Valsavarenche che forma la sommit\u00e0 del massiccio della Bioula.<\/p>\n\n\n\n

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15. Come rilevato dal Gruppo Speleo Biellese, per un tratto oltre met\u00e0 caverna la carniola \u00e8 sostituita da un conglomerato calcareo.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Probabilmente l\u2019impluvio in cui si apre la grotta corrisponde ad una piccola faglia che incanalava dall\u2019alto un consistente apporto di acqua meteorica (subglaciale?) fino ad intercettare il livello calcareo, dove l\u2019acqua procedeva poi in orizzontale per dissoluzione, scavando la grotta. Dalla scoperta ad oggi invece la grotta tende ad essere colmata da crolli e depositi concrezionali.<\/p>\n\n\n\n

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16. Due delle tombe adorne di formazioni carsiche al cimitero di Villeneuve.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Quasi tutti i visitatori, nei loro resoconti, recriminano le spoliazioni di cui la grotta \u00e8 stata vittima fin da subito dopo la sua scoperta. Non \u00e8 un\u2019assoluzione per tali atti vandalici, ma molte forme concrezionali della Borna de Ran sono in qualche modo tuttora visibili. Per osservarle in tutta calma basta entrare al cimitero di Villeneuve, accanto alla chiesa di Santa Maria, dove ben cinque tombe sono riccamente adorne di concrezioni carsiche di inequivocabile provenienza. Appartengono a famiglie originarie della Valsavarenche e, secondo abitudini secolari, svernanti a fondovalle. Altre due tombe artisticamente ornate di tali prodotti si trovano al cimitero di Degioz (Valsavarenche). Non sar\u00e0 mai come vedere le stalattiti al naturale, ma \u00e8 meglio che niente\u2026<\/p>\n\n\n\n

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17. Dettaglio di una delle due tombe della foto 16, con imponenti stalagmiti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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18. Altro dettaglio delle forme concrezionali provenienti dalla Borna du Ran.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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19. Incerto il processo di formazione, ma sicuro il significato beneaugurante di queste concrezioni al cimitero di Villeneuve.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ringraziamenti<\/p>\n\n\n\n

I principali dati planimetrici, come ricordato nel testo, mi\nsono stati forniti dal Gruppo Speleologico Biellese del CAI, per il quale\nringrazio in particolare Renato Sella e Denise Trombin.<\/p>\n\n\n\n

Preziose informazioni mi sono giunte da Pierino Jocoll\u00e9, gi\u00e0\nSindaco di Valsavarenche.<\/p>\n\n\n\n

Ancora una volta ringrazio Faustino Imp\u00e9rial, senza il quale\nnon avrei mai raggiunto la grotta, per avermi messo a disposizione la sua\nperspicacia nella indagine e interpretazione del patrimonio territoriale.<\/p>\n\n\n\n

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20. Tomba al cimitero di Degioz (Valsavarenche). Notare in basso le due stalattiti (?) spezzate.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Bibliografia<\/p>\n\n\n\n

Vescoz P.-L. (1910) \u2013 Une grotte de 115 m\u00e8tres \u00e0 Valsavarenche.\nIn Bulletin de la Soci\u00e9t\u00e9 de la Flore\nVald\u00f4taine<\/em> 6<\/strong>, 23-24. http:\/\/www.sfv.it\/public\/uploads\/Revue\/1910%2006_web.pdf<\/a>\n<\/p>\n\n\n\n

Sacco F. (1928) \u2013\nCaverne delle Alpi Piemontesi. In Le\ngrotte d\u2019Italia<\/em>, Luglio-Settembre, pag. 4-5.<\/p>\n\n\n\n

Gruppo Speleologico Biellese\nCAI (1993) \u2013 Scheda catastale Borna du Ran AO-2003. In Orso Speleo Biellese<\/em>, suppl. di Brich e bocc<\/em> XVII-2<\/strong>, 34-36.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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