{"id":5342,"date":"2020-01-21T17:56:36","date_gmt":"2020-01-21T16:56:36","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=5342#content"},"modified":"2020-04-13T14:53:06","modified_gmt":"2020-04-13T12:53:06","slug":"isola-delba-sole-mare-e-geologia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/isola-delba-sole-mare-e-geologia\/#content","title":{"rendered":"Isola d’Elba: sole, mare e geologia"},"content":{"rendered":"\n

Usciamo dalle\nAlpi! Via dalle rocce \u201cprofonde e fredde\u201d, andiamo a toccare magmi ancora quasi\ncaldi, appena spremuti da modeste profondit\u00e0. Andiamo a cercare belle sezioni\nsulle scogliere, bagnati dalla tiepida acqua mediterranea. Cerchiamo cristalli\ndi rocce appena un po\u2019 scottate, e fossili di fondali marini gi\u00e0 vivi e vitali.<\/p>\n\n\n\n

\"Sull'immagine
Sull’immagine Google Earth dell’Isola d’Elba vengono evidenziati i siti descritti nel testo per ricostruire la storia geologica dell’isola.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Per ragioni pratiche, diamo di volta in volta l\u2019indicazione del sito da visitare, con l\u2019idea che si arrivi nei paraggi in automobile. Ma in genere \u00e8 possibile arrivarci anche a piedi, tramite uno dei sentieri tracciati dal CAI e da altri organismi territoriali.<\/em><\/p>\n\n\n\n

\"01a.
1a. Terranera (Porto Azzurro). Ecco le rocce pi\u00f9 antiche dell’Isola d’Elba, probabilmente sedimenti pre-paleozoici, ora micascisti a sericite (una mica bianca molto fine). In mezzo, filone granitico recente (aplite) concordante con la scistosit\u00e0.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Le terre pi\u00f9 antiche<\/p>\n\n\n\n

Spiaggia di Terranera (Porto Azzurro).\n42\u00b046’21.72″ N \/ 010\u00b025’8.44″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Zuccale (Capoliveri). Da\n42\u00b045’7.06″ N \/ 010\u00b021’30.30″ E a 42\u00b045’11.21″ N \/\n010\u00b021’25.35″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Banalmente il giro pu\u00f2 cominciare dai luoghi pi\u00f9 famosi e frequentati dai collezionisti, come questa spiaggia di Terranera. Qui, tra suggestivi resti di archeologia mineraria, spicca il laghetto a solfuri color verde smeraldo, ma bei cristalli di pirite \u00e8 ormai difficile trovarli.<\/p>\n\n\n\n

\"Fiore
Sulle antiche rocce spunta nuova vita… Fiore di serapide maggiore, pianta della famiglia delle orchidee.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La spiaggia sud, nera come dice il nome, \u00e8 quasi interamente composta di ematite pi\u00f9 o meno sbriciolata. Ematite (ossido di ferro) si trova comunemente anche negli altri siti dismessi di estrazione come, pi\u00f9 a nord, a Rio Marina. A sud-est invece fin dall\u2019antichit\u00e0 etrusca si estraeva la magnetite dal Monte Calamita, ma i luoghi sono off-limits per il pubblico.<\/p>\n\n\n\n

\"01b.
1b. Terranera (Porto Azzurro). Antiche rocce silicee della placca continentale Adriatica (“africana”) intruse appena 4,5 milioni di anni fa dal bianco filone granitico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Tutte queste\nmineralizzazioni sono incluse in rocce formatesi almeno 300 milioni di anni fa,\nle pi\u00f9 vecchie dell\u2019isola. Si tratta di rocce continentali di origine\nsedimentaria, poco deformate, a piccoli cristalli di mica bianca (sericite),\nclorite, quarzo e feldspati che formano il basamento e, con l\u2019aggiunta di\ncarbonati, la copertura della placca adriatica ora affiorante nella vicina\nToscana continentale.<\/p>\n\n\n\n

\"01d.
1c. Blocco di ematite (ossido di ferro anidro) sulla spiaggia di Terranera. Foto Olivier Jalenques.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Beninteso\nnoi, che siamo originali e snob, ci interessiamo pochissimo ai celebri\ncristalli di Terranera ed osserviamo invece, nello stesso luogo, le superfici\nquasi piatte di queste vecchie rocce affioranti. Esse sono percorse da contorti\nfestoni di roccia chiara, a grana finissima, che le ravvivano per lunghi\ntratti. Ecco dunque in contatto intrusivo la pi\u00f9 giovane roccia dell\u2019isola con\nla pi\u00f9 vecchia, e c\u2019\u00e8 tutta una storia avventurosa in mezzo. Quella storia che\nandremo a cercare nel nostro itinerario di roccia in roccia attraverso tutta\nl\u2019isola d\u2019Elba.<\/p>\n\n\n\n

Si apre l\u2019oceano<\/p>\n\n\n\n

Punta della Contessa, Lacona\n(Capoliveri). Da 42\u00b045’33.98″ N \/ 010\u00b017’57.63″ E a 42\u00b045’23.39″\nN \/ 010\u00b017’49.89″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Lo chiameremo\noceano liguro-piemontese come quello alpino, perch\u00e9 si apre nello stesso\nperiodo (circa 100 milioni di anni fa) e in analoga situazione paleogeografica,\ntra l\u2019Europa (che ora non troviamo pi\u00f9 in affioramento) e la Toscana\n\u201cafricana\u201d. Come tutti gli oceani, si espande producendo sul suo fondo\nserpentiniti, gabbri e basalti; poi si riempie all\u2019inverosimile di sedimenti\nprevalentemente calcarei. Come in tutti gli oceani che si rispettano, si pensa\nci fosse una subduzione, cio\u00e8 si pensa che la placca oceanica, al suo margine,\nsprofondasse pian piano nel mantello sottostante. Ma, contrariamente a quel che\nsuccede nell\u2019arco alpino (e nella Corsica alpina che ne faceva parte), non\nritroviamo poi in superficie i brandelli rocciosi sprofondati nella subduzione.\nVecchie rocce continentali toscane e nuove rocce oceaniche sono rimaste l\u00ec in fondo\nal mare a coprirsi di sedimenti per un bel po\u2019 di milioni di anni. Finch\u00e9\u2026<\/p>\n\n\n\n

\"02a.
2a. La sezione geologica di Punta della Contessa comprende, dal basso verso l’alto, serpentiniti con rocce magmatiche del fondo oceanico, poi un’intrusione recente di granito di San Martino, quindi la serie delle Argille a Palombini (flysch cretacico inferiore).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ma andiamolo a vedere questo fondo oceanico, cos\u00ec ben esposto nella traversata di Punta della Contessa nel gran golfo di Lacona (Capoliveri), dove le serpentiniti basali sono accompagnate da ogni sorta di breccia serpentinitica a cemento calcareo (oficalciti).<\/p>\n\n\n\n

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2b. La roccia pi\u00f9 comune a Punta della Contessa \u00e8 formata da frammenti di serpentinite (roccia del fondo oceanico derivata dal mantello sottostante) tenuti insieme da un cemento calcareo. Il suo nome tecnico \u00e8 oficalcite.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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2c. Nel cemento calcareo si possono notare questi piccoli fossili, detti nummuliti, inglobati fra un frammento di serpentinite e l’altro. Foto Olivier Jalenques.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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2d. Intrusione di gabbro (magma a composizione basaltica) entro le serpentiniti del fondo oceanico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Serpentiniti e marmi associati costituiscono materia prima per i muri delle ville romane in raffinati cromatismi (opus reticulatum)<\/em>.<\/p>\n\n\n\n

\"La
La Villa romana delle Grotte presso Portoferraio testimonia della capacit\u00e0 dei Romani ad utilizzare con ottimo risultato estetico una pietra tecnicamente scadente come la serpentinite, qui associata al marmo bianco. Foto Fondazione Villa Romana delle Grotte.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Punta della Crocetta (Marciana Marina)\n<\/em>42\u00b048’24.05″\nN \/ 010\u00b012’17.78″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Invece le\neffusioni di lava basaltica sul fondo oceanico non trovano migliore scenografia\nche alla Punta della Crocetta, arrivando a Marciana Marina da Portoferraio,\ndove i faraglioni di cuscini lavici nero-bluastri sono sacralizzati da una\nstatua della Madonna dai geologi detta Nostra Signora dei Pillows.<\/p>\n\n\n\n

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3a. Punta della Crocetta, presso Marciana Marina, espone un magnifico campionario di cuscini di lava, forma che prende il basalto eruttato dalle fessure in fondo all’oceano.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Marina di Campo 42\u00b044’29.78″ N \/\n010\u00b014’18.09″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Come accennato, abbondano i depositi di sedimenti oceanici, dalle argille a palombini ai calcari a calpionelle, per non citare che i pi\u00f9 celebri. A volte differenti sedimenti interagiscono fra loro sul fondo oceanico per compenetrazione, creando figure inattese, mentre altre volte sono coinvolti in grandi frane sottomarine creando alternanze chiamate flysch<\/em>.<\/p>\n\n\n\n

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4a. Marina di Campo, appena a sud del porticciolo: sedimentazioni oceaniche calcaree e argillose.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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4b. Marina di Campo. Movimenti franosi sui fianchi dell’oceano hanno coinvolto e compenetrato sedimenti calcarei (calcari a calpionelle) e argillosi o arenacei (argille a palombini).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ancora, vedremo che i sedimenti oceanici sono in prima fila quando, da circa 8 milioni di anni a 4,5 milioni di anni fa, la risalita di magmi caldi destabilizza la loro mineralogia e crea un particolare metamorfismo ricercato dai collezionisti di cristalli.<\/p>\n\n\n\n

\"L'Isola
L’Isola d’Elba nel contesto attuale e qualche elemento della sua storia geologicamente recente. Da INGV Ambiente del 7\/5\/2019.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Si stringe l\u2019oceano<\/p>\n\n\n\n

A partire da\n30 milioni di anni fa prende avvio un processo che condiziona tuttora la\ngeodinamica tra Tirreno ed Adriatico, compresa tutta la catena appenninica ed i\nsuoi rovinosi terremoti. Nelle prime fasi del processo \u00e8 la rotazione del\nblocco sardo-corso verso est che comanda l\u2019azione. Dalla penisola iberica, dove\nsi trovava, il blocco si sposta come un pendolo facendo collidere la catena\nalpina (Corsica) con la placca adriatica (Toscana). Ben poco di questo evento\ncompressivo vedremo nei nostri vagabondaggi, se si eccettua forse il\nsovrascorrimento delle unit\u00e0 oceaniche (ofioliti liguri) sulle unit\u00e0 toscane.\nL\u2019oceano liguro-piemontese sparisce senza che la convergenza delle placche\ncontinentali faccia impennare il rilievo o accavallare in modo spettacolare i\ncorpi rocciosi. L\u2019isola d\u2019Elba, come l\u2019arcipelago toscano, esce da questa\ncollisione con un basamento continentale che si estende con continuit\u00e0 dalla\nCorsica alla Toscana.<\/p>\n\n\n\n

\"Situazione
Situazione dell’alto Tirreno al momento della collisione Europa (Corsica)-Africa (Toscana). L’isola d’Elba emerger\u00e0 poi con l’arrivo in superficie dei plutoni granitici (8 milioni di anni fa). Schema modificato da Geo Blog (fonte sconosciuta).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nelle fasi\nsuccessive i fronti pi\u00f9 attivi si spostano verso sud, con la creazione di un\nfondo oceanico nel Tirreno dietro all\u2019arco vulcanico delle Eolie che segna la\nsubduzione, e verso est, con la dinamica appenninica di contrazione e rilascio\nche rende altamente sismica la zona. Per fortuna questi nodi nevralgici della\npenisola italiana interessano solo marginalmente la nostra Isola d\u2019Elba e\npossiamo rimandarne lo studio ad un articolo futuro.<\/p>\n\n\n\n

\"Il
Il plutone La Serra-Porto Azzurro \u00e8 la pi\u00f9 recente intrusione di magma sotto l’Isola d’Elba. Il suo colore chiaro suggerisce che si tratti di roccia continentale fusa a causa della risalita sottostante di roccia del mantello.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Un nuovo oceano si fa strada fra dicchi e plutoni<\/p>\n\n\n\n

Il mar\nTirreno meridionale viene trasformato in oceano, ma come gi\u00e0 accennato pi\u00f9 a\nnord, fra Corsica e Toscana, resta una crosta continentale, sia pure\nassottigliata. Sotto questa crosta il mantello si solleva anche qui come nel\nTirreno Sud, e in qualche punto perviene a fondere per la minor pressione\nmantenendo la sua temperatura oltre gli 800\u00b0C. Cos\u00ec, tra 8 e 4,5 milioni di\nanni fa, assistiamo a spettacolari eruzioni vulcaniche nel mare toscano come\nnella penisola (la placca adriatica \u00e8 la stessa), alternate alla intrusione\nnella crosta di plutoni che poi vengono a volte spinti ancora ben in alto, come\nil Monte Capanne all\u2019isola d\u2019Elba. Fenomeni secondari lasciano tracce che\nritroviamo durante la nostra escursione. Per esempio la tettonica distensiva\nlegata alla risalita del mantello stacca e divide in due il corpo delle antiche\nunit\u00e0 oceaniche: ora le ritroviamo in due serie principali ripetute a qualche\nchilometro di distanza.<\/p>\n\n\n\n

San Piero 42\u00b044’48.17″ N \/\n010\u00b012’31.81″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

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5a. San Piero in Campo: il fronte della cava dismessa.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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5b. Cava di San Piero. La roccia granitica del plutone \u00e8 stata interessata, nelle ultime fasi della sua intrusione, da risalite di fluidi borati che hanno tappezzato le fessure di piccoli cristalli di tormalina nera.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Capo Bianco 42\u00b049\u201916.18\u201d N \/\n010\u00b018\u201956.16\u201d E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

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5c. Le intrusioni granitiche si sovrappongono per un tratto sulla costa nord dell’isola.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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5d. Anche l’aplite di Capo Bianco ospita la tormalina, qui in splendidi noduli neri.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sant\u2019Andrea 42\u00b048’30.63″ N \/ 010\u00b0\n8’25.75″ E e 42\u00b048’27.09″ N \/ 010\u00b0 8’50.91″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

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6a. Il granito di Sant’Andrea accoglie il gruppo di studio sulla geologia dell’Elba.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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6b. Sulla superficie rocciosa si alternano distese di granodiorite chiara e nuclei di basalto nero, entrambi disseminati di grossi cristalli bianchi di feldspato potassico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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6c. Generalmente il basalto nero resta come residuo avendo pi\u00f9 alta temperatura di fusione, ma a volte una venuta tardiva riesce parzialmente a mescolarsi alla granodiorite.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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6d. Il feldspato potassico \u00e8 onnipresente ma in certi luoghi si accumula abbondantemente.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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6e. Sovente il feldspato potassico risulta in rilievo sulla superficie avendo maggior resistenza all’erosione.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ma, come gi\u00e0 accennato, la manifestazione principale di questi tentativi di oceanizzare l\u2019alto Tirreno sono le intrusioni di magma di cui riconosciamo diverse risalite nel plutone del Monte Capanne, e di cui l\u2019ultima \u00e8 rappresentata dal plutone indipendente La Serra-Porto Azzurro. In linea con questa tendenza sar\u00e0 interessante visitare: a) le diverse successive intrusioni di magma, tutte ben riconoscibili e in parte cronologicamente ordinate intorno al plutone del Monte Capanne ed al suo interno; b) dicchi, laccoliti e filoni granitici cos\u00ec come si spremono fuori dalla loro roccia incassante; c) le trasformazioni mineralogiche (metamorfismo di contatto) indotte dall\u2019intrusione calda nelle diverse rocce incassanti. Tutte queste osservazioni vengono riportate qui nelle immagini e nelle didascalie di fine articolo, con l\u2019idea che ogni arrivo di magma in superficie \u00e8 un messaggio-chiave per farci capire che cosa succeder\u00e0 nel profondo della nostra penisola. La posta in gioco \u00e8 alta perch\u00e9 se capiamo bene il funzionamento di questo sistema potremo gestire meglio anche i tremendi rischi sismici che da esso dipendono.<\/p>\n\n\n\n

\"08a.
7a. Spartaia. Un filone granitico circa 7 milioni di anni fa si \u00e8 venuto a sistemare sui sedimenti oceanici (calcari a calpionelle) che erano l\u00ec da un centinaio di milioni di anni.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Spartaia 42\u00b047’19.39″ N \/\n010\u00b014’7.74″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

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7b. Il filone si \u00e8 intruso seguendo in parte le strutture del sedimento incassante.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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7c. L’erosione ha messo a nudo le due rocce che sono invece entrate in contatto sotto la superficie.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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7d. Questo \u00e8 granato sviluppatosi sulla roccia sedimentaria all’arrivo del filone incandescente. Foto Olivier Jalenques.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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7e. Altro minerale sviluppatosi al contatto con il filone incandescente: il diopside, un pirosseno ricco di calcio e magnesio. Foto Olivier Jalenques.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Capo Norsi da 42\u00b045’48.78″ N \/\n10\u00b020’10.21″ E a 42\u00b045’41.30″ N \/ 010\u00b019’57.31″ E.<\/em><\/p>\n\n\n\n

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8a. La spiaggia di Capo Norsi.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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8b. Capo Norsi. Intense deformazioni al contatto delle rocce sedimentarie oceaniche con il plutone granitico sottostante.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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8c. Capo Norsi. Wollastonite (silicato di calcio) in noduli fibroso-raggiati, sviluppatasi in seguito al riscaldamento dei sedimenti oceanici all’avvicinamento (da sotto) del plutone granitico.<\/figcaption><\/figure>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Usciamo dalle Alpi! Via dalle rocce \u201cprofonde e fredde\u201d, andiamo a toccare magmi ancora quasi caldi, appena spremuti da modeste… continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":5331,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,2],"tags":[503,507,510,511,509,508,506],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5342"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=5342"}],"version-history":[{"count":15,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5342\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":5543,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/5342\/revisions\/5543"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/5331"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=5342"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=5342"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=5342"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}