{"id":5411,"date":"2020-04-11T21:39:33","date_gmt":"2020-04-11T19:39:33","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=5411#content"},"modified":"2020-07-04T17:55:09","modified_gmt":"2020-07-04T15:55:09","slug":"fascinose-marmitte-dei-giganti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/fascinose-marmitte-dei-giganti\/#content","title":{"rendered":"Fascinose Marmitte dei Giganti"},"content":{"rendered":"\n

Coppelle, tafoni<\/a>, marmitte: il mistero aleggia su tutti i tipi di buchi nella pietra. Nessuno ha mai visto come vengono prodotti, e se l\u2019ha visto non se ne \u00e8 reso conto o non l\u2019ha raccontato in giro.<\/p>\n\n\n\n

Concentriamoci sulle marmitte. Tutti (forse) abbiamo visto qualche mulinello al bordo di un torrente, in cui pigramente ruotavano foglie o sassolini: ebbene queste NON sono le marmitte dei giganti, almeno non quelle di cui vogliamo parlare.<\/p>\n\n\n\n

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01. Una conchetta in formazione sul bordo del Torrent de Ran in Valsavarenche.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In effetti quando l\u2019acqua di un torrente scorre su di una roccia compatta la erode in modo non omogeneo, creando sporgenze e rientranze pi\u00f9 o meno arrotondate, tendenti a conca svasata. Ma tutto finisce l\u00ec, il solco torrentizio si approfondisce altrove, e comunque il vortice non pu\u00f2 erodere la conca in profondit\u00e0 per l\u2019impossibilit\u00e0 di muovere gli agenti abrasivi (i sassolini) al di sotto di un certo livello dal bordo. Vasche e conche svasate sul bordo dei torrenti, sovente scavate solo da una parte, sono magnifiche per il bagno a ferragosto, ma non sono le marmitte che ci interessano qui.<\/p>\n\n\n\n

Esiste infatti un\u2019altra categoria di marmitte dei giganti, e\nquelle ci fanno sobbalzare per la sorpresa. Cilindriche, poco o nulla svasate,\nper lo pi\u00f9 verticali, pi\u00f9 profonde che larghe, le troviamo a volte in\nprossimit\u00e0 del fondovalle ma sovente ben lontane, in luoghi totalmente\ninaspettati da chi, come noi, pensa che sia l\u2019acqua a scavarle. Le dimensioni\nvariano da quelle strette (30-40 cm) infilate profondamente nella roccia, a\nquelle di diversi metri di larghezza e profondit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

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02. Le vere marmitte dei giganti sono cavit\u00e0 profonde a sezione cilindrica che si aprono su basamenti di roccia in posto.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In ogni caso, tutte le marmitte dei giganti sono incise su\nroccia in posto, mai su massi o blocchi staccati.<\/p>\n\n\n\n

Per quel che ne so, in Valle d\u2019Aosta le \u201cvere\u201d marmitte dei giganti le troviamo solo in sei-sette siti, alcuni decisamente fuori dai sentieri battuti. Eccone una piccola guida.<\/p>\n\n\n\n

Gouffre de Busserailles<\/a> (Valtournenche)<\/p>\n\n\n\n

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03. Al Gouffre de Busserailles si possono osservare belle marmitte sorseggiando un t\u00e8 con crostatina di lamponi.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Si tratta di una zona di fondovalle tra 1650 e 1750 metri di\nquota, percorsa dal torrente Marmore che vi scava una breve forra profonda,\nstretta e quasi chiusa, nota e visitabile fin dall\u2019Ottocento. Le marmitte non\nsono nella forra pi\u00f9 stretta ma nei dintorni dello storico albergo, nonch\u00e9 a\nvalle del Gouffre presso il ponte di Moline e l\u2019incrocio con il sentiero\nproveniente da Cr\u00e9pin, antica strada maestra per il Breuil e la Svizzera. Tutte\nle tipologie di marmitta vi sono rappresentate.<\/p>\n\n\n\n

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04. Girovagando per lo storico albergo sull’antica via per il Breuil ed il Cervino.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sulla riva destra, accanto all\u2019albergo, molte belle marmitte\ndi dimensioni oltre il metro sono abbellite con fiori ed arredi vari. La\nstruttura \u00e8 cilindrica ad asse verticale, ma diverse variazioni possono essere\nintervenute movimentando le forme.<\/p>\n\n\n\n

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05. Presso il ponte di Moline il sentiero del Gouffre passa sotto uno sciame di marmitte probabilmente dislocate in epoca postglaciale.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sulla riva sinistra, qualche centinaio di metri pi\u00f9 in\nbasso, su un roccione fra i larici appaiono le forme pi\u00f9 enigmatiche.\nL\u2019apoteosi \u00e8 rappresentata da un perfetto cilindro cavo di una quarantina di\ncentimetri di diametro infilato nella roccia per oltre un metro con asse\nsuborizzontale. Viene qui il dubbio che la parete in cui le marmitte si aprono\nfaccia parte di un enorme blocco staccatosi alla deglaciazione e quindi ruotato\nrispetto all\u2019orientamento originale. Da verificare con una missione apposita in\ngrado di raggiungere i punti in cui pu\u00f2 essersi verificato il distacco.<\/p>\n\n\n\n

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06. La marmitta pi\u00f9 insolita della serie di Moline si infila orizzontalmente nella roccia per una profondit\u00e0 di oltre un metro.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia in cui sono scavate la forra e le marmitte \u00e8 una bancata massiccia di serpentinite, silicato idrato di magnesio con magnetite. L\u2019unit\u00e0 di cui fa parte, stesa fra il Vallese e Champorcher, rappresenta, come pi\u00f9 volte detto <\/a>in questo sito, una grossa scaglia di mantello terrestre incorporata e trasformata in seno all’antico fondo oceanico che in epoca giurassica (150 milioni di anni fa) occupava questa parte delle Alpi. Questo tipo di serpentinite, chiamato antigorite, risponde bene allo sfregamento fine dando luogo a superfici lisce e piacevolmente ondulate.<\/p>\n\n\n\n

Blanchard (Ayas)<\/p>\n\n\n\n

Quasi un complemento del gruppo precedente, la marmitta di Blanchard<\/a> si apre anch\u2019essa sul fondo di un vallone, ed \u00e8 incisa in serpentinite. Si trova a breve distanza dal torrente Courtod, alla quota di 1800 m, a lato del sentiero n. 8e che da Saint-Jacques risale il vallone delle Cime Bianche sul lato ovest.<\/p>\n\n\n\n

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07. La solitaria marmitta di Blanchard (Saint-Jacques, Ayas) pur essendo a filo terreno miracolosamente non si riempie di terra ma solo di qualche pigna.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Profonda oltre un metro sul lato a monte, ha un diametro di\ncirca 40 centimetri e una perfetta forma a cilindro con asse verticale.<\/p>\n\n\n\n

Revers (Arvier-Valgrisenche)<\/p>\n\n\n\n

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08. Alta sul torrente, la pi\u00f9 accessibile marmitta di Revers dalla forma perfettamente regolare. Foto Faustino Imp\u00e9rial.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ancora un gruppo di marmitte di fondovalle, a quota 1520 m\ncirca, sgranate sulla sponda sinistra assai rialzata del torrente. Vi si accede\ndalla stradina che porta al villaggio, sulla destra prima di attraversare il\nponte.<\/p>\n\n\n\n

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09. Altre due marmitte a Revers, che illustrano i processi di formazione. Foto di Faustino Imp\u00e9rial.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Si tratta di grosse marmitte cilindriche ad asse verticale,\nla cui profondit\u00e0 non \u00e8 facile da misurare perch\u00e9 sempre piene d\u2019acqua e,\npresumibilmente, di detriti sul fondo. Si arriva comunque tranquillamente al\nmetro, per alcune ben di pi\u00f9.<\/p>\n\n\n\n

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10. Il micascisto a granato e cloritoide del basamento cristallino che ospita le marmitte di Revers.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Sono scavate in una roccia cristallina dalle belle\nscreziature, un micascisto a relitti di granato e cloritoide che tradisce la\nsua origine dal basamento continentale, probabilmente europeo, e la sua\nsuccessiva evoluzione alpina ad alta pressione (cio\u00e8 a grande profondit\u00e0).<\/p>\n\n\n\n

Bionaz<\/p>\n\n\n\n

Splendida marmitta solitaria sul bordo della strada regionale n. 28 che porta alla diga di Place-Moulin, sulla sinistra poco a monte del bivio per Chez-Chenoux. Si apre a quota 1705 m sul ripidissimo versante destro della Valpelline, detto anche qui del Salto della Sposa in base alla solita leggenda dei precipizi. Il Buthier scorre ben 150 m pi\u00f9 in basso, per cui non pu\u00f2 essere considerata una marmitta di fondovalle.<\/p>\n\n\n\n

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11. La Marmitta di Bionaz \u00e8 scavata nelle rocce rugginose dell’Unit\u00e0 di Valpelline di et\u00e0 paleozoica, sul bordo di una rottura di pendenza sul ripido versante destro della valle.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La marmitta ha forma rigorosamente cilindrica ad asse verticale; interessanti alcuni abbozzi di marmitte sul fondo in posizione eccentrica, che fanno pensare ad un assestamento del getto erosivo in fasi successive. La larghezza (diametro basale) \u00e8 di 1,40 m e l\u2019altezza quattro metri sul lato a monte, mentre sul lato a valle la parete si interrompe a due metri per crolli in parte legati alla costruzione della strada. In tale occasione (inizio anni \u201960 del Novecento) il sito fu oggetto di consolidamenti mediante calcestruzzo, e fu dotato di una piccola scalinata di accesso e di un cartello ormai arrugginito ed illeggibile. Ai primi di luglio 2020 ben 1,20 m di acqua si era raccolto sul fondo della marmitta.<\/p>\n\n\n\n

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12. La marmitta di Bionaz sorge a bordo strada poco a monte del bivio per Chez-Chenoux.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia \u00e8 metamorfica di origine sedimentaria, da materiali originari di una placca continentale surriscaldata e molto arricchita in minerali ferromagnesiaci (paragneiss kinzigitici per chi vuole approfondire). La roccia appartiene all\u2019Unit\u00e0 di Valpelline, un corpo roccioso nato e trasformato nell\u2019era primaria, senza subire radicali modifiche nel corso dell\u2019orogenesi alpina.<\/p>\n\n\n\n

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13. La forma cilindrica \u00e8 regolare nonostante alcuni accenni di marmitte sovrapposte sul fondo.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Monpey (Champorcher)<\/p>\n\n\n\n

La tipologia di queste due marmitte \u00e8 analoga alle\nprecedenti: cilindrica ad asse verticale, con diametro superiore al metro.\nAnaloga anche l\u2019incertezza sulla profondit\u00e0 essendo piene d\u2019acqua e con\naccumulo di detriti sul fondo, ma comunque oltre i 70 centimetri. Sul lato a\nmonte l\u2019abrasione risale sulla parete rocciosa, in forma semicilindrica, ancora\nper un altro metro; questa caratteristica \u00e8 comune anche ad altre marmitte dei\ngruppi gi\u00e0 visti. <\/p>\n\n\n\n

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14. La marmitta principale sulla cresta del Monpey (Champorcher).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia affiorante in loco \u00e8 la serpentinite come per il\nGouffre e Blanchard. Le forme sono regolari e ben levigate.<\/p>\n\n\n\n

Quello che cambia radicalmente rispetto ai gruppi precedenti\n\u00e8 la localizzazione. Le due marmitte, distanti qualche metro l\u2019una dall\u2019altra,\nsi trovano a 1830 m di quota sul crinale che separa la valle di Champorcher dal\nvallone della Legna, alla base del risalto chiamato appunto Monpey. Si aprono\nconsecutivamente su di uno stretto terrazzino roccioso appena sotto il largo\ncrinale. Sono dunque totalmente svincolate dalla rete idrografica di\nsuperficie, lontane da torrenti, su di un rilievo dove l\u2019acqua non pu\u00f2 scorrere\nora e non ha lasciato tracce di scorrimento in passato. Quanto all\u2019azione\nglaciale, risulta difficile (a noi inesperti) valutare presenza e spessore\ndella copertura in un contesto sconvolto dalla successiva evoluzione\npostglaciale.<\/p>\n\n\n\n

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15. Seconda marmitta a Monpey con riserva d’acqua.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nonostante queste marmitte (teunne<\/em> nel parlar locale) costituiscano l\u2019unica riserva d\u2019acqua\ndella zona, nessuna traccia di intervento umano (scalpello, percussione,\nsfregamento) risulta visibile.<\/p>\n\n\n\n

Chadel \u2013 Geosito del Ponte Romano<\/a> (Saint-Vincent)<\/p>\n\n\n\n

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16. Marmitta sospesa sulla parete terminale del gran corpo di anfiboliti tra Saint-Vincent e Montjovet.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nella valle centrale, ma relativamente lontano dalla Dora,\ntroviamo questo complesso a 640 m di quota sopra le gole di Montjovet. Il\nroccione scuro che svetta fra le case di Chadel \u00e8 dotato di una grande marmitta\ngrossolanamente emisferica poco sotto alla sommit\u00e0, orientata verso sud-est, e\ndi un grande abbozzo di marmitta alla base, di cui non vediamo che una parte\ndel bordo. La marmitta principale si apre dunque lateralmente, e in direzione\nopposta al flusso glaciale che qui ruotava prendendo la direzione sud.<\/p>\n\n\n\n

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17. La roccia della marmitta di Chadel \u00e8 formata da un impasto omogeneo e leggermente listato di piccoli cristalli in cui si riconosce l’anfibolo blu-nero e il granato rosso.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Questo complesso sta alla base di un lungo versante roccioso\nche si infila, con placche inclinate a franapoggio, sotto la strada regionale\nper Emar\u00e8se. Oltre la strada il versante risale in contropendenza formando il\nMont Tsailleun con tutta un\u2019altra roccia, la serpentinite che gi\u00e0 conosciamo.\nIl roccione scuro invece \u00e8 costituito da un assemblaggio di minerali che si\nforma solo a grandi profondit\u00e0 nella crosta terrestre, con anfibolo, granato,\nepidoto e qualche relitto di pirosseno sodico, il minerale della giada. Il\nmateriale, assai duro e resistente, deriva da magmi eruttati o intrusi nella\nantica crosta oceanica.<\/p>\n\n\n\n

La strettoia del Forte (Bard e Donnas)<\/p>\n\n\n\n

Diverse marmitte dei giganti, alquanto discoste le une dalle\naltre, si annidano sulle rocce sporgenti dal fondovalle sulla riva sinistra\ndella Dora presso il suo sbocco nella piana di Donnas. L\u2019orografia particolare\ndella zona, come uno sbarramento al ghiacciaio balteo nella zona in cui la sua\nmassa era maggiore, deve aver influito parecchio sulla produzione delle\nmarmitte. Nessuna di esse, comunque, pu\u00f2 esser messa in relazione con corsi\nd\u2019acqua rintracciabili attualmente, ed anzi prevale la localizzazione in luoghi\nrilevati e dominanti.<\/p>\n\n\n\n

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18. La valle della Dora con la strettoia di Bard vista dal Bec Renon.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia della zona, di origine da una antica placca continentale,\nappartiene a quella importante unit\u00e0 dei Micascisti eclogitici che con i suoi\nminerali ci svela le vertiginose profondit\u00e0 a cui si \u00e8 inabissata la roccia per\npoi formare le Alpi. Da est a ovest i minerali eclogitici (cio\u00e8 quelli creati\nalla massima profondit\u00e0), essenzialmente pirosseno sodico e granato, li\ntroviamo progressivamente retrocessi in minerali di media pressione come albite\ne clorite, registrando cos\u00ec la risalita di tutto il corpo roccioso. Le marmitte\nche andremo ad esaminare si inseriscono in questa successione di rocce la cui\nmineralogia risale all\u2019inizio del ciclo alpino, a partire da una sessantina di\nmilioni di anni fa.<\/p>\n\n\n\n

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19. Sul bordo delle vigne di Donnas, in un giardino al margine del bosco, ammiriamo questa marmitta per pesci rossi.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Gi\u00e0 percorrendo i sentieri (non sempre oggetto di\nmanutenzione) che salgono dalle vigne verso i risalti rocciosi delle Peredrette\ne del Truc Chaveran, uno sguardo attento noter\u00e0 bordi semisepolti di grandi\nmarmitte interrate. Noi ci limiteremo a menzionare tre marmitte ben evidenti,\ncon diversi gradi di complessit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

La prima marmitta<\/strong> si apre sulla destra del sentiero della palestra di roccia di Donnas, quello che parte dall\u2019arco romano, a 460 m di quota al primo ripiano sopra l\u2019arrivo delle vie di scalata. Si tratta di una magnifica marmitta a due orifici, uno superiore ed uno laterale orientato a sud-ovest, di forma tra cilindrica ed emisferica. Considerando solo l\u2019entrata superiore, la marmitta pu\u00f2 essere considerata del tipo cilindrico ad asse verticale. L\u2019apertura laterale, ora parzialmente fratturata, sembrerebbe il frutto di un successivo diverso orientamento della forza erosiva.<\/p>\n\n\n\n

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20. La pi\u00f9 fantasiosa delle nostre marmitte, a doppia entrata su terrazzino panoramico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia \u00e8 composta prevalentemente da quarzo e mica bianca\ndi alta pressione, indicando quindi una origine da materiale altamente siliceo\n(argilla o granito).<\/p>\n\n\n\n

La zona reca interessanti tracce di storica antropizzazione,\nda monumentali murature a secco a ruderi di edifici, a resti di opere militari\nseicentesche.<\/p>\n\n\n\n

La seconda marmitta<\/strong>, sempre a Donnas, si trova in localit\u00e0 Cheverine, poco a valle (sud) del villaggio di Chenail, a circa 540 m di quota. Si presenta sulla superficie rocciosa come un buco cilindrico profondo, normalmente pieno d\u2019acqua, del diametro di circa 40 cm. Altre forme concave di dubbia origine si trovano presso la sommit\u00e0 del rilievo.<\/p>\n\n\n\n

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21. La marmitta di Cheverine a Donnas si apre inaspettata sul piano inclinato dei micascisti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La roccia (sempre di micascisti eclogitici si tratta) rivela\nuna composizione pi\u00f9 differenziata, con una maggiore proporzione di minerali\nferromagnesiaci, essenzialmente clorite.<\/p>\n\n\n\n

Continuando (ovest) a risalire la dorsale, a breve distanza\nsi trovano i ruderi di un antico insediamento, forse preromano.<\/p>\n\n\n\n

La terza marmitta<\/strong>, in Comune di Bard, non ha quasi bisogno di presentazioni, essendo sovente oggetto di visite guidate e non. Larga 4 metri e profonda 7, si apre in cresta alla panoramica dorsale rocciosa che si protende verso lo sbocco vallivo (est) in prolungamento del risalto del Forte. La sua posizione \u00e8 quindi di fondovalle ma elevata a quasi 400 m di quota, contro i 330 m della Dora.<\/p>\n\n\n\n

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22. A Bard, ai piedi del forte, si apre la regina delle marmitte valdostane.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La forma, sostanzialmente cilindrica ad asse verticale, \u00e8\nleggermente meno regolare delle consorelle pi\u00f9 piccole, ed \u00e8 da notare un\nleggero smussamento erosivo dei bordi.<\/p>\n\n\n\n

La roccia in cui la marmitta \u00e8 inserita fa sempre parte dei\nMicascisti eclogitici, ma qui la risalita del corpo roccioso verso la\nsuperficie, iniziata come detto 65 milioni di anni fa, ha lasciato impronte\nevidenti. Corpi silicei e corpi ferromagnesiaci della roccia originaria si sono\n\u201cimpastati\u201d in alternanze di livelli pi\u00f9 chiari e pi\u00f9 scuri, piegati e\nripiegati gli uni sugli altri, alcuni contenenti pi\u00f9 mica, quarzo e\nplagioclasio, altri con pi\u00f9 clorite. Queste deformazioni intense e spettacolari\nsi possono seguire anche in tre dimensioni nella sezione di roccia rappresentata\ndalla marmitta.<\/p>\n\n\n\n

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23. Livelli pi\u00f9 chiari (silicei) e livelli pi\u00f9 scuri (ferromagnesiaci) ripiegati insieme nei micascisti eclogitici della marmitta di Bard.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Tutto il rilievo su cui sorge la marmitta \u00e8 stato indagato dagli archeologi per la presenza di una enigmatica incisione lineare e di numerose tracce assai consunte di coppelle ed altri segni simbolici. Alcuni manufatti legati alla gestione del forte sono pure presenti.<\/p>\n\n\n\n

\"Localizzazione
Localizzazione in Valle d’Aosta delle principali Marmitte dei Giganti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Qualche timida ipotesi sulla loro formazione<\/p>\n\n\n\n

Abbiamo visto che le conche nei torrenti sono il prodotto di\nuna lenta fresatura della roccia ad opera di un abrasivo, in particolare\nframmenti di altra roccia: sabbia, ghiaia, blocchi di detrito. L\u2019abrasivo \u00e8\nmesso in movimento dall\u2019acqua del torrente.<\/p>\n\n\n\n

Per produrre invece le nostre marmitte profonde, strette,\ncilindriche e lontano dai torrenti bisogna introdurre qualche variante al\nprocesso precedente.<\/p>\n\n\n\n

Innanzitutto la direzione della forza abrasiva deve essere verticale:\nil getto d\u2019acqua con i suoi sassolini deve cadere dall\u2019alto.<\/p>\n\n\n\n

Inoltre, per tutto il tempo dello scavo della marmitta, il\ngetto d\u2019acqua deve rimanere nella medesima posizione.<\/p>\n\n\n\n

A questo punto, considerato lo scarso legame delle marmitte\nin questione con i torrenti, non resta che pensare ai ghiacciai. In effetti, durante\nle fasi di ritiro, nella massa glaciale si possono formare degli inghiottitoi\nche convogliano alla base l\u2019acqua superficiale di fusione. In questi casi il\ngetto d\u2019acqua, ricco di frammenti litici, pu\u00f2 impattare con forza la roccia\nalla base del ghiacciaio. In effetti l\u2019acqua nel camino \u00e8 sotto pressione per\nlo spessore del ghiacciaio.<\/p>\n\n\n\n

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24. Una immagine di acque percolanti sulla superficie del ghiacciaio catturate da un inghiottitoio. Dal web.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Una forte pressione del getto d\u2019acqua \u00e8 necessaria perch\u00e9 lo\nscavo della marmitta, nel punto di impatto, avvenga rapidamente. Se lo scavo\nnon avvenisse rapidamente, il movimento di scorrimento della massa glaciale,\nperaltro rallentato nelle fasi di ritiro, sposterebbe il getto d\u2019acqua e la\nmarmitta ne verrebbe deformata o abortita. Naturalmente il sistema ha un certo\ngrado di elasticit\u00e0 giocando fra pressione del getto d’acqua e velocit\u00e0 di\nscorrimento della massa glaciale.<\/p>\n\n\n\n

Forse un riscontro a quanto sopra viene proprio dall\u2019ultima\nmarmitta descritta, quella di Bard, che potrebbe essere leggermente pi\u00f9 vecchia\ndelle sue consorelle e risalire ad un periodo in cui il ghiacciaio balteo,\nprima del ritiro, si muoveva ancora. In effetti osserviamo due particolarit\u00e0:\nda una parte un prolungamento dello scavo nel senso di scorrimento dell\u2019antico\nghiacciaio, con conferimento all\u2019orificio di una forma un po\u2019 a mandorla;\nd\u2019altro lato osserviamo una modesta abrasione dei bordi della marmitta, imputabile\nal proseguimento dello scorrimento del ghiacciaio sul fondo ancora per qualche\ntempo.<\/p>\n\n\n\n

Conclusioni<\/p>\n\n\n\n

Se queste ipotesi sono fondate, le marmitte dei giganti,\nlungi dall\u2019essere simbolo di quotidiana perseveranza (gutta cavat lapidem\u2026)<\/em>, rappresentano una concentrazione di energia\nin un momento eccezionale della storia alpina, la fusione dei suoi giganteschi\napparati glaciali.<\/p>\n\n\n\n

Situazioni analoghe ve ne sono attualmente nel mondo.\nSarebbe interessante sapere se sotto alle masse glaciali della Groenlandia o\ndell\u2019Antartide, destabilizzate dal riscaldamento climatico, si stanno creando\nnuove gigantesche marmitte\u2026<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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