17. La roccia della marmitta di Chadel \u00e8 formata da un impasto omogeneo e leggermente listato di piccoli cristalli in cui si riconosce l’anfibolo blu-nero e il granato rosso.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nQuesto complesso sta alla base di un lungo versante roccioso\nche si infila, con placche inclinate a franapoggio, sotto la strada regionale\nper Emar\u00e8se. Oltre la strada il versante risale in contropendenza formando il\nMont Tsailleun con tutta un\u2019altra roccia, la serpentinite che gi\u00e0 conosciamo.\nIl roccione scuro invece \u00e8 costituito da un assemblaggio di minerali che si\nforma solo a grandi profondit\u00e0 nella crosta terrestre, con anfibolo, granato,\nepidoto e qualche relitto di pirosseno sodico, il minerale della giada. Il\nmateriale, assai duro e resistente, deriva da magmi eruttati o intrusi nella\nantica crosta oceanica.<\/p>\n\n\n\n
La strettoia del Forte (Bard e Donnas)<\/p>\n\n\n\n
Diverse marmitte dei giganti, alquanto discoste le une dalle\naltre, si annidano sulle rocce sporgenti dal fondovalle sulla riva sinistra\ndella Dora presso il suo sbocco nella piana di Donnas. L\u2019orografia particolare\ndella zona, come uno sbarramento al ghiacciaio balteo nella zona in cui la sua\nmassa era maggiore, deve aver influito parecchio sulla produzione delle\nmarmitte. Nessuna di esse, comunque, pu\u00f2 esser messa in relazione con corsi\nd\u2019acqua rintracciabili attualmente, ed anzi prevale la localizzazione in luoghi\nrilevati e dominanti.<\/p>\n\n\n\n18. La valle della Dora con la strettoia di Bard vista dal Bec Renon.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nLa roccia della zona, di origine da una antica placca continentale,\nappartiene a quella importante unit\u00e0 dei Micascisti eclogitici che con i suoi\nminerali ci svela le vertiginose profondit\u00e0 a cui si \u00e8 inabissata la roccia per\npoi formare le Alpi. Da est a ovest i minerali eclogitici (cio\u00e8 quelli creati\nalla massima profondit\u00e0), essenzialmente pirosseno sodico e granato, li\ntroviamo progressivamente retrocessi in minerali di media pressione come albite\ne clorite, registrando cos\u00ec la risalita di tutto il corpo roccioso. Le marmitte\nche andremo ad esaminare si inseriscono in questa successione di rocce la cui\nmineralogia risale all\u2019inizio del ciclo alpino, a partire da una sessantina di\nmilioni di anni fa.<\/p>\n\n\n\n19. Sul bordo delle vigne di Donnas, in un giardino al margine del bosco, ammiriamo questa marmitta per pesci rossi.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nGi\u00e0 percorrendo i sentieri (non sempre oggetto di\nmanutenzione) che salgono dalle vigne verso i risalti rocciosi delle Peredrette\ne del Truc Chaveran, uno sguardo attento noter\u00e0 bordi semisepolti di grandi\nmarmitte interrate. Noi ci limiteremo a menzionare tre marmitte ben evidenti,\ncon diversi gradi di complessit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n
La prima marmitta<\/strong> si apre sulla destra del sentiero della palestra di roccia di Donnas, quello che parte dall\u2019arco romano, a 460 m di quota al primo ripiano sopra l\u2019arrivo delle vie di scalata. Si tratta di una magnifica marmitta a due orifici, uno superiore ed uno laterale orientato a sud-ovest, di forma tra cilindrica ed emisferica. Considerando solo l\u2019entrata superiore, la marmitta pu\u00f2 essere considerata del tipo cilindrico ad asse verticale. L\u2019apertura laterale, ora parzialmente fratturata, sembrerebbe il frutto di un successivo diverso orientamento della forza erosiva.<\/p>\n\n\n\n20. La pi\u00f9 fantasiosa delle nostre marmitte, a doppia entrata su terrazzino panoramico.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nLa roccia \u00e8 composta prevalentemente da quarzo e mica bianca\ndi alta pressione, indicando quindi una origine da materiale altamente siliceo\n(argilla o granito).<\/p>\n\n\n\n
La zona reca interessanti tracce di storica antropizzazione,\nda monumentali murature a secco a ruderi di edifici, a resti di opere militari\nseicentesche.<\/p>\n\n\n\n
La seconda marmitta<\/strong>, sempre a Donnas, si trova in localit\u00e0 Cheverine, poco a valle (sud) del villaggio di Chenail, a circa 540 m di quota. Si presenta sulla superficie rocciosa come un buco cilindrico profondo, normalmente pieno d\u2019acqua, del diametro di circa 40 cm. Altre forme concave di dubbia origine si trovano presso la sommit\u00e0 del rilievo.<\/p>\n\n\n\n21. La marmitta di Cheverine a Donnas si apre inaspettata sul piano inclinato dei micascisti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nLa roccia (sempre di micascisti eclogitici si tratta) rivela\nuna composizione pi\u00f9 differenziata, con una maggiore proporzione di minerali\nferromagnesiaci, essenzialmente clorite.<\/p>\n\n\n\n
Continuando (ovest) a risalire la dorsale, a breve distanza\nsi trovano i ruderi di un antico insediamento, forse preromano.<\/p>\n\n\n\n
La terza marmitta<\/strong>, in Comune di Bard, non ha quasi bisogno di presentazioni, essendo sovente oggetto di visite guidate e non. Larga 4 metri e profonda 7, si apre in cresta alla panoramica dorsale rocciosa che si protende verso lo sbocco vallivo (est) in prolungamento del risalto del Forte. La sua posizione \u00e8 quindi di fondovalle ma elevata a quasi 400 m di quota, contro i 330 m della Dora.<\/p>\n\n\n\n22. A Bard, ai piedi del forte, si apre la regina delle marmitte valdostane.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nLa forma, sostanzialmente cilindrica ad asse verticale, \u00e8\nleggermente meno regolare delle consorelle pi\u00f9 piccole, ed \u00e8 da notare un\nleggero smussamento erosivo dei bordi.<\/p>\n\n\n\n
La roccia in cui la marmitta \u00e8 inserita fa sempre parte dei\nMicascisti eclogitici, ma qui la risalita del corpo roccioso verso la\nsuperficie, iniziata come detto 65 milioni di anni fa, ha lasciato impronte\nevidenti. Corpi silicei e corpi ferromagnesiaci della roccia originaria si sono\n\u201cimpastati\u201d in alternanze di livelli pi\u00f9 chiari e pi\u00f9 scuri, piegati e\nripiegati gli uni sugli altri, alcuni contenenti pi\u00f9 mica, quarzo e\nplagioclasio, altri con pi\u00f9 clorite. Queste deformazioni intense e spettacolari\nsi possono seguire anche in tre dimensioni nella sezione di roccia rappresentata\ndalla marmitta.<\/p>\n\n\n\n23. Livelli pi\u00f9 chiari (silicei) e livelli pi\u00f9 scuri (ferromagnesiaci) ripiegati insieme nei micascisti eclogitici della marmitta di Bard.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nTutto il rilievo su cui sorge la marmitta \u00e8 stato indagato dagli archeologi per la presenza di una enigmatica incisione lineare e di numerose tracce assai consunte di coppelle ed altri segni simbolici. Alcuni manufatti legati alla gestione del forte sono pure presenti.<\/p>\n\n\n\nLocalizzazione in Valle d’Aosta delle principali Marmitte dei Giganti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nQualche timida ipotesi sulla loro formazione<\/p>\n\n\n\n
Abbiamo visto che le conche nei torrenti sono il prodotto di\nuna lenta fresatura della roccia ad opera di un abrasivo, in particolare\nframmenti di altra roccia: sabbia, ghiaia, blocchi di detrito. L\u2019abrasivo \u00e8\nmesso in movimento dall\u2019acqua del torrente.<\/p>\n\n\n\n
Per produrre invece le nostre marmitte profonde, strette,\ncilindriche e lontano dai torrenti bisogna introdurre qualche variante al\nprocesso precedente.<\/p>\n\n\n\n
Innanzitutto la direzione della forza abrasiva deve essere verticale:\nil getto d\u2019acqua con i suoi sassolini deve cadere dall\u2019alto.<\/p>\n\n\n\n
Inoltre, per tutto il tempo dello scavo della marmitta, il\ngetto d\u2019acqua deve rimanere nella medesima posizione.<\/p>\n\n\n\n
A questo punto, considerato lo scarso legame delle marmitte\nin questione con i torrenti, non resta che pensare ai ghiacciai. In effetti, durante\nle fasi di ritiro, nella massa glaciale si possono formare degli inghiottitoi\nche convogliano alla base l\u2019acqua superficiale di fusione. In questi casi il\ngetto d\u2019acqua, ricco di frammenti litici, pu\u00f2 impattare con forza la roccia\nalla base del ghiacciaio. In effetti l\u2019acqua nel camino \u00e8 sotto pressione per\nlo spessore del ghiacciaio.<\/p>\n\n\n\n24. Una immagine di acque percolanti sulla superficie del ghiacciaio catturate da un inghiottitoio. Dal web.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nUna forte pressione del getto d\u2019acqua \u00e8 necessaria perch\u00e9 lo\nscavo della marmitta, nel punto di impatto, avvenga rapidamente. Se lo scavo\nnon avvenisse rapidamente, il movimento di scorrimento della massa glaciale,\nperaltro rallentato nelle fasi di ritiro, sposterebbe il getto d\u2019acqua e la\nmarmitta ne verrebbe deformata o abortita. Naturalmente il sistema ha un certo\ngrado di elasticit\u00e0 giocando fra pressione del getto d’acqua e velocit\u00e0 di\nscorrimento della massa glaciale.<\/p>\n\n\n\n
Forse un riscontro a quanto sopra viene proprio dall\u2019ultima\nmarmitta descritta, quella di Bard, che potrebbe essere leggermente pi\u00f9 vecchia\ndelle sue consorelle e risalire ad un periodo in cui il ghiacciaio balteo,\nprima del ritiro, si muoveva ancora. In effetti osserviamo due particolarit\u00e0:\nda una parte un prolungamento dello scavo nel senso di scorrimento dell\u2019antico\nghiacciaio, con conferimento all\u2019orificio di una forma un po\u2019 a mandorla;\nd\u2019altro lato osserviamo una modesta abrasione dei bordi della marmitta, imputabile\nal proseguimento dello scorrimento del ghiacciaio sul fondo ancora per qualche\ntempo.<\/p>\n\n\n\n
Conclusioni<\/p>\n\n\n\n
Se queste ipotesi sono fondate, le marmitte dei giganti,\nlungi dall\u2019essere simbolo di quotidiana perseveranza (gutta cavat lapidem\u2026)<\/em>, rappresentano una concentrazione di energia\nin un momento eccezionale della storia alpina, la fusione dei suoi giganteschi\napparati glaciali.<\/p>\n\n\n\nSituazioni analoghe ve ne sono attualmente nel mondo.\nSarebbe interessante sapere se sotto alle masse glaciali della Groenlandia o\ndell\u2019Antartide, destabilizzate dal riscaldamento climatico, si stanno creando\nnuove gigantesche marmitte\u2026<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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