{"id":6012,"date":"2020-09-14T14:24:33","date_gmt":"2020-09-14T12:24:33","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=6012#content"},"modified":"2020-10-01T20:52:31","modified_gmt":"2020-10-01T18:52:31","slug":"il-carbone-e-il-suo-parco-minerario","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/il-carbone-e-il-suo-parco-minerario\/#content","title":{"rendered":"Il buon carbone di montagna"},"content":{"rendered":"\n

Archeologia Industriale nelle Alpi valdostane (La Thuile-Arpy)<\/p>\n\n\n\n

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01. Sul percorso n. 7 \u00e8 stata allestita un’esposizione delle principali rocce affioranti nella zona delle miniere.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

A La Thuile \u00e8 stato coltivato il principale giacimento italiano di antracite, quel particolare carbone maturato nei tempi lunghi, con pressioni sufficientemente alte (e cio\u00e8 a livelli sufficientemente profondi nella crosta terrestre) da \u201cprosciugare\u201d bene il legname originario e ridurne la proporzione di ossigeno. Si ottiene cos\u00ec un combustibile ricco in carbonio che brucia sviluppando molto calore: l\u2019antracite ha circa tre volte il potere calorifico del legno.<\/p>\n\n\n\n

\"02.
02. Caduti dai vagoncini, ecco tre campioni delle rocce locali: l’antracite sopra, e due esempi di sterile, delle argilliti carboniose o “scisti neri” con un livello conglomeratico a ciottolini di quarzite.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"03.
03. La Zona Permo-Carbonifera nell’arco alpino occidentale. Da S.A.N.Cogne, 1933.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Non risulta per\u00f2 che tali eccellenti caratteristiche energetiche siano mai state determinanti nella preistoria n\u00e9 nella storia valdostana prima dello sviluppo industriale. L\u2019antracite \u00e8 ricordata localmente ove affiora (una stretta fascia lungo l\u2019arco alpino occidentale, da Brian\u00e7on alla Svizzera) solo per il riscaldamento domestico e l\u2019alimentazione delle fornaci da calce (SGMB, 1992).<\/p>\n\n\n\n

\"04.
04. Una stufa in ghisa fabbricata a Grenoble alla fine del secolo XIX e appositamente studiata per usare la polvere di carbone come combustibile. Da S.G.M.B.\/Lestournelle, 1992.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nel corso del XIX secolo alcune parti del giacimento di La Thuile furono coltivate da imprenditori locali. L\u2019ostacolo maggiore ad uno sviluppo industriale della miniera era ed \u00e8 costituito dalla forte frammentazione del giacimento in lenti e livelli discontinui e dispersi dai movimenti tettonici alpini. Infatti il giacimento ha origine dal deposito, circa 300 milioni di anni fa, di grandi quantit\u00e0 di legname in un bacino lacustre o marino; in seguito, una serie di sprofondamenti ha portato l\u2019intero bacino a deformarsi e sfilacciarsi all\u2019interno della crosta terrestre prima di riemergere, da qualche decina di milioni di anni, con la surrezione della catena alpina. Le tecniche industriali di sfruttamento sono studiate per grandi masse omogenee di minerale, e non prevedono la coltivazione di tante piccole quantit\u00e0 di carbone disperse nella montagna.<\/p>\n\n\n\n

\"05.
05. Sezione della valle che porta al Colle San Carlo, a monte di La Thuile. Le lenti di antracite, molto irregolari, si inseriscono nei terreni carboniferi immergenti a SE. Da Franchi S. e Stella A.,1903, ripreso in Bonetto e Boschis, 2015.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La grande svolta avvenne negli anni \u201920 del Novecento per motivi politici, quando il regime al potere in Italia decise di realizzare nell\u2019industria estrattiva i suoi principi di autosufficienza utilizzando al massimo le risorse interne. Per la Valle d\u2019Aosta questo si traduceva nello sfruttamento prioritario della magnetite di Cogne, per il cui trattamento siderurgico si disponeva appunto dell\u2019antracite di La Thuile. In realt\u00e0 questa non fu mai il combustibile esclusivo della fonderia, ma sempre si fece ricorso a prodotti d\u2019importazione. Bisogna anche dire che buona parte del carbone estratto sarebbe poi stata giudicata scadente dalle analisi dell\u2019ultimo dopoguerra, una volta venute meno le motivazioni politiche: troppa polvere silicea (ceneri fino al 50 %), tenori anomali di zolfo, materiale disomogeneo di non facile combustione (Cavinato, 1964; Squarzina, 1960; Castaldo & Stampanoni, 1975).<\/p>\n\n\n\n

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06. Dal Catasto regionale dei Sentieri, la foto aerea della zona attrezzata per la visita degli imbocchi minerari, con il proseguimento verso Arpy. Gli 8 itinerari comunali di visita si aggiungono alla sentieristica regionale e si concentrano nella zona delle miniere.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Il cantiere minerario per l\u2019antracite prese forma e consistenza a partire dal primo dopoguerra sul versante appena a monte di La Thuile, tra le quote 1470 e 1740 m, sopra le frazioni di Villaret, Buic e Thovex e a valle della fortezza settecentesca di Plan Praz. Numerose gallerie vi vennero aperte su diversi livelli, di cui molte in pendenza per seguire il filone all\u2019interno della montagna. L\u2019attrezzatura era quella adatta per coltivare piccole masse discontinue, con forte impiego di manodopera, molta polvere e rilevanti danni all\u2019apparato respiratorio. Il villaggio minerario venne invece costruito ad Arpy, sul versante di Morgex.<\/p>\n\n\n\n

\"07.
07. Minatore al lavoro sul fondo di una galleria, per predisporre i fori da mina. Da S.A.N.Cogne, 1933.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Inizialmente il carbone veniva convogliato alla frazione La Balme, a valle del capoluogo, tramite una teleferica, per essere poi caricato su autocarri alla volta degli stabilimenti siderurgici di Aosta.<\/p>\n\n\n\n

\"08.
08. Ingresso Col Croce. Al fondo \u00e8 visibile l’ancoraggio della prima teleferica (anni ’20) per il trasporto del minerale alla Balma (Pr\u00e9-Saint-Didier).<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nei tre anni fra il 1927 ed il 1929 si costruirono invece contemporaneamente la ferrovia Aosta-Pr\u00e9-Saint-Didier ed il raccordo minerario La Thuile-Morgex che si innestava sulla nuova ferrovia. Il raccordo minerario consisteva in una ferrovia tra l\u2019interno della miniera e Arpy, seguita da una teleferica tra Arpy ed il fondovalle a Morgex.<\/p>\n\n\n\n

\"L'uscita
09. L’uscita del trenino dalla galleria nel vallone di Arpy.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Il primo tratto della ferrovia correva in galleria per 2,5 km, al fine di evitare gli inconvenienti della neve e del maltempo, poi in piano all’aperto per 1,8 km. La velocit\u00e0 massima era di 12 km\/h.<\/p>\n\n\n\n

\"All'uscita
10. All’uscita della galleria, stazione di smistamento con alimentazione elettrica e officina. Immagine d’epoca tratta da Castiglion C., 1998.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"Quanto
11. Quanto rimane oggi della stazione.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

A Morgex avveniva il trattamento di lavaggio e selezione del minerale prima del trasporto ad Aosta col treno. Grazie allo scartamento ridotto di 60 cm, dal profondo della miniera all’impianto di Morgex si effettuava il solo trasbordo per la teleferica.<\/p>\n\n\n\n

\"Il
12. Il trenino a scartamento ridotto correva in piano all’aperto per 1,8 km fino alla partenza della teleferica per Morgex. Da S.A.N.Cogne, 1933.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nel secondo dopoguerra, malgrado una iniziale ripresa delle attivit\u00e0, le leggi di mercato ben presto si imposero e gli approvvigionamenti energetici dell\u2019industria siderurgica furono cercati sui mercati mondiali. Negli anni \u201960 si procedette alla progressiva dismissione degli impianti di La Thuile e Morgex, che nel 1966 furono chiusi definitivamente. Ora parte degli scavi costituiscono l\u2019impianto di presa e la rete dell\u2019acquedotto comunale.<\/p>\n\n\n\n

\"Della
13. Della stazione superiore della teleferica non resta che il piazzale di carico con le tramogge in cemento.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"La
14. La partenza della teleferica ad Arpy, quand’era ancora funzionante. Da Castiglion C., 1998.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

A quasi sessant\u2019anni dalla disattivazione, che dire di questa esperienza mineraria valdostana? Dal punto di vista economico \u00e8 stata una follia. Solo un regime autoritario prima, e una contabilit\u00e0 statale \u201callegra\u201d dopo potevano sostenere i costi di un approvvigionamento non conforme agli standard. Dal punto di vista delle ricadute locali, a parte il rimescolamento demografico, non sembrano esservi conseguenze economiche significative. Dal punto di vista sanitario, la miniera \u00e8 stata un dramma per molte famiglie colpite dalla silicosi. Sono ferite che stentano ancora a guarire.<\/p>\n\n\n\n

\"Foto
15. Foto d’epoca all’ingresso di una galleria mineraria. Da S.A.N.Cogne,1933.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Dal punto di vista ambientale, le conseguenze sembrano modeste. Nulla rivela il passato industriale di queste contrade al viandante che percorre la S.R. 39 del Colle San Carlo; si apprezza piuttosto il ripristino a fini turistici del villaggio minerario di Arpy, e il tracciamento di un percorso di visita agli imbocchi di miniera di La Thuile.<\/p>\n\n\n\n

\"L'imbocco
16. L’imbocco del sentiero di visita alle miniere che parte da Preyllon<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In questa prospettiva viene naturale pensare a quale successo potrebbe avere un percorso-avventura sui vagoncini con ingresso in galleria al Villaret (1470 m), salita sul grande argano dentro la montagna, aggancio al trenino, traino con le locomotive-coccodrillo, passaggio sui siti di estrazione e termine corsa al piazzale della teleferica di Arpy (1695 m) con superbo panorama del Monte Bianco. Innumerevoli le possibilit\u00e0 complementari al percorso.<\/p>\n\n\n\n

\"Una
17. Una delle locomotive fornite alla Cogne dalle Officine Savigliano (Castiglion, 1998). Venivano dette “coccodrilli” per il loro aspetto che ricorda i personaggi dei cartoni animati.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

In effetti, se si prescinde dalle sofferenze dei lavoratori, tutto l\u2019impianto originale ha gi\u00e0 l\u2019aria di una gigantesca giostra in un parco d\u2019attrazioni. Per rimetterla in funzione, l\u2019unica grossa difficolt\u00e0 sembra essere la sezione insufficiente della galleria, che andrebbe incrementata. Ma ne varrebbe la pena, per far impallidire Disneyland\u2026<\/p>\n\n\n\n

Tanti buchi nascosti dal bosco<\/p>\n\n\n\n

Il Comune di La Thuile ha predisposto una serie di numerosi itinerari escursionistici per la visita a quel che resta delle miniere di antracite.<\/p>\n\n\n\n

\"La
18. La fitta rete di sentieri tracciati dal Comune di La Thuile per la visita del parco minerario.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Hanno tutti una lunghezza compatibile con la mezza giornata ed il dislivello, anche volendo includere la piazzaforte seicentesca di Plan Puiz, non supera i 500 metri. Gli itinerari sono contrassegnati da un numero ed un colore, indispensabili nell’intrico dei reperti.<\/p>\n\n\n\n

\"L'imbocco
19. L’imbocco Granier che d\u00e0 accesso alla stazione superiore del grande argano interno alla montagna.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Consigliamo una partenza da Les Granges (1625 m, piccolo parcheggio a lato strada) ed un arrivo al Baraccon (1870 m), tenendo presente che la maggior densit\u00e0 di reperti si concentra agli imbocchi Granier e Col Croce (1740 m). Cos\u00ec facendo si \u00e8 anche ben guidati dai pannelli esplicativi messi nella sequenza giusta. Per la discesa ci si pu\u00f2 concedere qualche variante per osservare meglio le imponenti muraglie a secco di contenimento, i servizi igienici, le spianate delle discariche e altro, aiutati dalla mappa qui pubblicata e reperibile anche in cartaceo all’Ufficio Turismo.<\/p>\n\n\n\n

\"Il
20. Il grande argano o carrello (“skip”) che sollevava i vagoncini delle gallerie pi\u00f9 basse (Villaret) per portarli al livello della ferrovia per Arpy.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Nel pomeriggio si pu\u00f2 pensare ad una rilassante camminata ad anello nella piana di Arpy (parcheggi all’entrata del villaggio, sulla regionale in discesa verso Morgex) per vedere in sequenza il villaggio minerario, l\u2019uscita dalla galleria, il percorso del trenino e la partenza della teleferica per Morgex.<\/p>\n\n\n\n

\"L'edificio
21. L’edificio centrale del villaggio minerario, recuperato a fini turistico-alberghieri.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Bibliografia consultata<\/p>\n\n\n\n

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