{"id":6252,"date":"2021-01-17T09:07:49","date_gmt":"2021-01-17T08:07:49","guid":{"rendered":"https:\/\/andarpersassi.it\/?p=6252#content"},"modified":"2021-01-24T09:13:36","modified_gmt":"2021-01-24T08:13:36","slug":"la-torre-di-pramotton","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/andarpersassi.it\/la-torre-di-pramotton\/#content","title":{"rendered":"La Torre di Pramotton"},"content":{"rendered":"\n

Duecento anni: questo \u00e8 l\u2019arco di tempo in cui la Torre di Pramotton (Donnas) ebbe un ruolo attivo sul territorio.<\/p>\n\n\n\n

\"Lo<\/a>
Lo sperone roccioso che dalla Dora alla cima del Bec Renon fa da confine fra Valle d’Aosta (a destra) e Canavese (a sinistra). La Torre di Pramotton poggia sul ripiano al centro della foto. E’ chiamata anche Tour d’Avi\u00e8s o Tour de Bellegarde. In basso i nuovi insediamenti nel Comune di Pont Saint Martin.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ma in quel periodo di duecento anni, dalla fine del XII al XV secolo, solo per qualche mese, diciamo un paio d\u2019anni sommando tutto, c\u2019\u00e8 stato qualcuno dentro ad occuparla. Inoltre, ben di rado c\u2019erano pi\u00f9 di due persone di guarnigione, impegnate a fare perlustrazioni nei dintorni e non certo a fare segnali di fumo o altri strani giochini con le altre torri e castelli a portata di vista.<\/p>\n\n\n\n

\"Il<\/a>
Il sentiero che sale alla torre \u00e8 ben tracciato ed \u00e8 oggetto di regolare manutenzione.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Insomma, la torre di Pramotton come probabilmente altre torri duecentesche in Valle d\u2019Aosta (ad esempio la Tornalla di Oyace) aveva un ruolo militare assai modesto, una attestazione di presenza riferita quasi solo alla struttura vuota, e una funzione di appoggio territoriale limitata alla visibilit\u00e0 del manufatto.<\/p>\n\n\n\n

\"Squarcio<\/a>
Squarcio panoramico sul sentiero che sale alla torre. Il villaggio di Pramotton, base per la salita, \u00e8 nel prato all’estrema sinistra. Pi\u00f9 lontano c’\u00e8 Vert con la centrale elettrica che d\u00e0 origine al canale. Dietro ancora, invisibile, c’\u00e8 il Forte di Bard, all’epoca Castello, centro della signoria da cui dipendeva la torre.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Tuttavia inutile non era: nel nostro caso una funzione di sorveglianza a vista del territorio sembra poter essere ipotizzata nell\u2019ambito dei poteri assegnati al signore di Bard (e in seguito al castellano in nome del conte di Savoia). La torre di Pramotton infatti apparteneva con continuit\u00e0 territoriale al castello di Bard, che non aveva vista diretta sul Canavese. Essa svolgeva dunque occasionalmente le funzioni di \u201cocchio\u201d verso lo sbocco della valle sulla pianura canavesana.<\/p>\n\n\n\n

\"Dalla<\/a>
Dalla Croix Courma, panorama dello sbocco vallivo della Dora Baltea nel Canavese.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

A titolo di esempio, la torre fu attrezzata come base di pattugliamento dello sbocco vallivo in occasione della rivolta canavesana dei Tuchini nel 1386. In tutto il corso della sua esistenza, il presidio alla torre fu attivato altre quattro o cinque volte.<\/p>\n\n\n\n

\"Alcuni<\/a>
Alcuni muretti irradiantisi dalla zona della torre, che il sentiero attraversa per portarsi alle spalle del manufatto.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Alla torre si giunge tramite un bel sentiero che parte dalla base rocciosa (310 m s.l.m.) del promontorio provenendo dal villaggio di Pramotton attraverso i prati modellati dalle esondazioni della Dora. Alla quota 400 m circa si attraversa una costiera rocciosa panoramica, ma in nessun punto del percorso si potr\u00e0 godere della vista della pianura canavesana, che resta sempre nascosta da vegetazione e dirupi. Cos\u00ec non era probabilmente nei secoli di attivit\u00e0 della torre, essendo ipotizzabile una manutenzione regolare, o almeno occasionale, dei punti di osservazione verso il Canavese.<\/p>\n\n\n\n

\"A<\/a>
A met\u00e0 salita appare sulla destra il piccolo edificio addossato alla parete rocciosa. Ai suoi piedi notare le due vasche monolitiche.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Poco pi\u00f9 in alto si incontra una casa addossata ad un roccione, fino a qualche anno fa riccamente dotata di fontana a vasca monolitica, pollaio, e crottin<\/em> con una bella porta in legno. Qui si diparte a destra un sentiero che lascia la torre a sinistra e sale poi sul versante verso il Bric Vert e gli altri villaggi al confine con Scalaro ed il Piemonte. Noi invece proseguiamo a sinistra attraversando una rete di bassi e massicci muretti a secco visibilmente legati alla torre sia in senso radiale che circolare.<\/p>\n\n\n\n

\"Splendida<\/a>
Splendida barma a lato del sentiero. Il gran masso di copertura \u00e8 costituito da marmo, la cui ricristallizzazione da antichi calcari \u00e8 avvenuta circa 70 milioni di anni fa in condizioni di altissima pressione, cio\u00e8 a grande profondit\u00e0.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Lungo una selletta (500 m) si oltrepassa la torre poco visibile sulla nostra destra e si ammira una maestosa barma<\/em> con porta e \u201cviale\u201d d\u2019ingresso. Quindi si abborda la salita al cocuzzolo da un quadrante sud. Scavalcato un muretto, si entra in una fascia di rocce scure, bluastre, sia in posto che in grandi massi accatastati. Qui c\u2019\u00e8 la spiegazione del rilievo in contropendenza su cui sorge la torre, con queste eclogiti (cos\u00ec si chiamano le nostre rocce a pirosseno giadeitico, anfibolo blu e granato) che tengono su il promontorio roccioso essendo estremamente dure e resistenti all\u2019erosione.<\/p>\n\n\n\n

\"Porta<\/a>
Porta d’entrata nel recinto della torre. Ai piedi del muro di cinta gli ultimi massi contenenti i minerali eclogitici (giada verde, granato e anfibolo blu).<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"Eclogite<\/a>
Eclogite della Torre di Pramotton. Sullo sfondo verde della giadeite (pirosseno sodico) si distinguono i cristalli scuri allungati dell’anfibolo blu (glaucofane) e quelli rossi tondi del granato.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
\"Ancora<\/a>
Ancora un’eclogite alla Torre di Pramotton. Qui un sottile livello chiaro, risultato di una modesta deformazione durante il processo metamorfico, vivacizza cromaticamente e geometricamente la massa rocciosa composta da granato e pirosseno sodico (giadeite-onfacite).<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Le belle eclogiti salendo sfumano rapidamente in rocciacce rugginose, dove \u00e8 difficile riconoscere i minerali originari. Il basamento roccioso appare gi\u00e0 in questo stato all\u2019attraversamento del muro perimetrale sud della torre, dove ci infiliamo in una regolare apertura cui manca la parte superiore (arco e\/o architrave). Il muro prosegue ancora con continuit\u00e0 sui tre lati accessibili intorno alla torre, solo parzialmente sventrato in un varco sul lato ovest. Il rilievo culmina a 553 m s.l.m.<\/p>\n\n\n\n

\"Ecco<\/a>
Ecco la torre che fa capolino da dietro il muro di cinta, attraverso la porta ben squadrata.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

La torre \u00e8 subito l\u00ec, ancorata ad un basamento roccioso irregolare, che la rende alta 10,38 m nel punto di maggiore sviluppo dell\u2019elevato, mentre si limita a 8,50 m nel punto in cui il basamento \u00e8 pi\u00f9 alto.<\/p>\n\n\n\n

\"Piede<\/a>
Piede e basamento a sud-ovest. Tutto il paramento, anche il materiale di riempimento, \u00e8 qui scelto e disposto con cura e regolarit\u00e0 nei corsi orizzontali. In secondo piano lo squarcio nel muro di cinta.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Ma la caratteristica pi\u00f9 evidente \u00e8 l\u2019eleganza della sua pianta esagonale sottolineata dai magnifici blocchi angolari in marmo bianco, un marmo stretto parente di quello di Candoglia con cui \u00e8 costruito il duomo di Milano. In questo contesto cromatico perfino le pietre rugginose dello riempimento, analoghe a quelle del basamento, fanno un\u2019ottima figura.<\/p>\n\n\n\n

\"Ecco<\/a>
Lato sud della torre. Notare gli angolari in marmo bianco sagomati mediante spigoli di 120\u00b0 per adattarsi alla pianta esagonale. La merlatura alla sommit\u00e0 corrisponde ai sei spigoli della torre.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Questo marmo \u201cantico\u201d \u00e8 visibile in bande ritorte su diversi massi nel ripiano dietro la torre, in quanto \u00e8 un componente normale dell\u2019Unit\u00e0 dei Micascisti eclogitici qui affiorante; ma non ho notato cave o prelievi in misura compatibile con i 300 blocchi necessari alla costruzione.<\/p>\n\n\n\n

\"L'apertura<\/a>
L’apertura della porta, accuratamente lavorata per accogliere cardini e sbarrature, \u00e8 sormontata da un architrave e da un arco cieco a tutto sesto. Foto di Faustino Imp\u00e9rial.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Per il resto la torre presenta analogie con altri edifici dell\u2019epoca, come la porta che si apre a quasi 5 metri dal suolo, e l\u2019utilizzo del legno per tutte le strutture interne ed accessorie. L\u2019uniformit\u00e0 del legante (una malta assai tenace) e le tracce delle impalcature confermano che l\u2019edificazione avvenne in un solo episodio, collocabile non molto dopo l\u2019inizio del secolo XIII in quanto la torre \u00e8 menzionata in un atto di spartizione dei beni familiari del 1214. L\u2019interno \u00e8 visitabile tramite una breccia alla base del muro est, gi\u00e0 presente e documentata all\u2019epoca della costruzione del Forte di Bard nel 1830.<\/p>\n\n\n\n

\"Sul<\/a>
Sul basamento a nord della torre figura anche quella che potrebbe essere definita una coppella. Si tratta di una cavit\u00e0 emisferica e svasata di una ventina di centimetri di diametro e qualche centimetro di profondit\u00e0.<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Altre notizie si possono trovare nell\u2019esauriente studio dell\u2019archeologo Mauro Cortelazzo:<\/p>\n\n\n\n

Cortelazzo M. (2018) \u2013 Il Castrum de Avi\u00e8s<\/em> e la sua torre esagonale. Una fortificazione di confine nei territori sabaudi del XIII secolo. In:<\/em> Le archeologie di Marilli. Miscellanea di studi in ricordo di Maria Maddalena Negro Ponzi Mancini.<\/em> Edizioni dell\u2019Orso, Alessandria, 259-277.<\/p>\n\n\n\n

La pubblicazione con molti altri scritti di grande interesse \u00e8 liberamente accessibile sul sito internet dell\u2019autore www.cortelazzomauro.it<\/a> oppure https:\/\/independent.academia.edu\/MauroCortelazzo<\/a>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Duecento anni: questo \u00e8 l\u2019arco di tempo in cui la Torre di Pramotton (Donnas) ebbe un ruolo attivo sul territorio…. continua…<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":6247,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[3,147,2],"tags":[17,533,254,549,232,552,551,546,550,547,548,553],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6252"}],"collection":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=6252"}],"version-history":[{"count":6,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6252\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":6272,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6252\/revisions\/6272"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/6247"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=6252"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=6252"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/andarpersassi.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=6252"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}